Napoli

Valente vince, ma senza Bassolino il Pd non va da nessuna parte

7 Marzo 2016

Antonio Bassolino ha perso. Anzi forse anche peggio: con il risultato delle primarie ha chiuso il suo percorso politico. Ma, a 70 anni, il sindaco del “Rinascimento napoletano” resta la figura decisiva per il Partito democratico nella sfida elettorale, che vede Gianni Lettieri del centrodestra e Luigi de Magistris in piena corsa come aspiranti alla vittoria. Dopo essersi rimesso in gioco, quasi in un gesto di rivalsa dopo le burrasche giudiziarie archiviate, Bassolino ha ottenuto 13mila voti, solo 500 in meno rispetto alla vincitrice Valeria Valente. Con lui in campo il dato sull’affluenza (più di 30mila votanti) è stato positivo: ha riportato alle urne molti elettori che nelle primarie degli anni scorsi erano rimasti a casa. Nessuno lo ammetterà in pubblico, ma è un patrimonio personale fondamentale per il Pd alle Comunali. «Spetta a chi ha vinto il compito di andare avanti», ha detto il grande sconfitto. Parole che, lette a caldo, non lasciano intendere proprio una grande collaborazione.

Valeria Valente (foto Facebook)
Valeria Valente (foto Facebook)

La (ex) bassoliniana doc Valente, definita per anni come la “delfina” di Bassolino, ha strappato un successo che ridà fiato anche alla corrente Rifare l’Italia, i Giovani Turchi, capitanata da Matteo Orfini, il presidente dell’assemblea nazionale del Partito democratico. La testa di ariete elettorale per Valente è stata Andrea Cozzolino, a lungo braccio destro dell’ex sindaco di Napoli, e ora uomo forte dei Giovani Turchi in Campania. Ma si tratta solo di un primo passo in vista del voto generale: una eventuale sconfitta dem sarebbe messa nel conto della corrente di appartenenza. Anche se da Palazzo Chigi sono grati per il fatto che abbia sbarrato la strada all’ex sindaco: un Matteo Renzi in campagna elettorale per il rottamato Bassolino sarebbe stato un problema di immagine gigantesco. «Napoli ha scelto di guardare avanti», ha dichiarato trionfante Valente a risultato acquisito. Ma senza i voti del suo avversario la sua corsa è complicata.

I renziani sono stati i grandi assenti delle primarie. La mancata organizzazione della Fonderia delle Idee, la Leopolda partenopea, ha indebolito gli uomini riconducibili al presidente del Consiglio. Non a caso Gennaro Migliore, reduce dal ritiro in fretta e furia alle primarie per le Regionali dello scorso anno, ha evitato di prendersi ulteriori rischi e ha preferito accomodarsi sulla poltrona di sottosegretario alla Giustizia. Nessuno ha poi realmente lavorato intorno alla candidatura di Pina Picierno, che avrebbe incarnato lo spirito pienamente renziano. La candidatura fuori tempo massimo di Umberto Ranieri è servita solo a mettere benzina nel serbatoio del caos pre-elettorale. Poi ha dovuto fare retromarcia. L’unica vittoria riportata è stata quella di stoppare l’operazione riconducibile ai pesi massimi del consiglio regionale in Campania, i post democristiani Lello Topo e Mario Casillo, che puntavano a un candidato tecnico. Insomma, nella sostanziale assenza dei renziani, gli orfiniani hanno segnato un punto fondamentale, puntando su Valente. A sinistra c’è stata anche la concorrenza di Marco Sarracino, 27 anni,  civatiano della prima ora (che non ha seguito il suo mentore nella scissione) e leader dei Giovani democratici, benedetto dall’ala di Roberto Speranza. Con 3mila voti ha pesato il suo valore.

Cosa resta della Rivoluzione arancione

De Magistris manifesto elettorale
Un volantino con le promesse elettorali di Luigi de Magistris

Ora si apre la partita elettorale. Valente dovrà sconfiggere il sindaco Luigi de Magistris, l’uomo che aveva promesso di “scassare tutto”, usando un’espressione dialettale per annunciare una rottura radicale. Arrivando a parlare di una battaglia contro il liberismo, in nome della Rivoluzione arancione. Il bilancio, dopo cinque anni di amministrazione, è meno garibaldino rispetto alle promesse. Le periferie continuano ad avere i soliti problemi tanto da essere già un tema di campagna elettorale con una riqualificazione tante volte promessa, ma che non è mai arrivata. Il primo cittadino aveva parlato di un polo della green economy per Napoli Est con la parole fine delle strutture come le “vele”, i noti palazzi di Scampia. Anche il grande tema di Bagnoli è il film di uno sfacelo: il governo ha stanziato 50 milioni di euro, affidandoli a un commissario, sfidando il sindaco de Magistris. Ma l’ex magistrato promette la “derenzizzazione” della città. Sullo sfondo c’è un gioiello non sfruttato. Non va meglio l’economia. Napoli continua ad avere un tasso di disoccupazione quasi due volte superiore alla media nazionale: nel 2014 era al 24,6% (in attesa delle nuove statistiche Istat). Per fare un parallelo, a fine 2011 era al 17,6%. Certo, la crisi economica è stata generalizzata, ma i problemi sono uguali a prima: tutto è fermo anche in questo campo.

Un disastro totale quindi? Non proprio. Il primo cittadino vanta la riqualificazione di piazza Garibaldi e l’aumento della raccolta differenziata dal 14% a quasi il doppio. Un tema non proprio secondario, visto che haereditato la Napoli devastata dai rifiuti. Poi ha portato anche avanti la realizzazione delle piste ciclabili, cercando di migliorare la viabilità in una città che sul tema ha più di qualche problema. Il turismo è in crescita, settore cruciale per l’economia locale, a testimonianza di un’immagine in fase di miglioramento anche agli occhi degli stranieri. Inoltre per de Magistris il valore aggiunto può essere quello delle relazioni intessute negli anni: con il suo operato si è garantito il supporto di pezzi di potentati bassoliniani, legate a cooperative rosse. E la sconfitta di Bassolino gli fa molto comodo. Quei pezzi di potere possono restargli fedeli, perché difficilmente “Don Antonio” si impegnerà a riportarli nell’orbita del Pd. “Eppure ci sarebbe bisogno di lui”, ammette un deputato del Pd a microfoni spenti: “In questa campagna elettorale è stato comunque un fuoriclasse. Basta vedere come ha usato i social network…”.

Marco Sarracino
Marco Sarracino

L’ex magistrato può comunque contare su un alleato inatteso: il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca. I due sono legati dall’insolito destino, chiamata Legge Severino, che ha condizionato i rispettivi mandati. Il governatore campano, essendo del Pd, non può esporsi nel sostegno al sindaco uscente. Ma di certo non sposerà la causa dei Giovani Turchi – di cui l’ex rivale Cozzolino è capofila – che lo hanno combattuto alle primarie per la candidatura a governatore. L’unico problema per de Magistris è che De Luca non ha a disposizione molte batterie di munizioni su Napoli. “Ma non cambia molto – spiegano i suoi avversari – il sindaco uscente venderà cara la pelle. E ha i mezzi per arrivare di nuovo al ballottaggio”. Con una certezza: in un secondo turno contro Pd o centrodestra, de Magistris potrebbe rifare il colpaccio.

Un Quarto di Stelle

Manifesto per Gianni Lettieri (foto da Twitter)
Manifesto per Gianni Lettieri (foto da Twitter)

Il Movimento 5 Stelle sta pagando il conto al caso-Quarto. Il morale delle truppe è ai minimi storici e i big cercano di tenersi lontani dal pantano napoletano. La questione è stata affidata a Roberto Fico con Luigi Di Maio che si è defilato. Troppi i potenziali problemi, pochi i ritorni di immagine. Eppure in un quadro di scarso rinnovamento i pentastellati possono comunque puntare al ballottaggio: un ipotetico secondo turno potrebbe favorire la conquista di Palazzo San Giacomo. Ma dovranno trovare un nome valido al termine del ‘casting’ avviato da Beppe Grillo. Intanto, sul versante del centrodestra, c’è chi ha già rotto gli indugi da tempo: Gianni Lettieri vuole prendersi la rivincita dopo la sconfitta del 2011 sulla base è un progetto civico appoggiato dal centrodestra napoletano. In quel che resta di Forza Italia avrebbero preferito puntare sul nome di Mara Carfagna, che però ambisce a un ruolo nazionale nel centrodestra del futuro. Nel Pd seguono con interesse la vicenda: inizialmente si temeva maggiormente l’eventuale candidatura dell’ex ministra del governo Berlusconi. Ma si sono resi conto che pure Lettieri fa paura. Dai sondaggi emerge che non è solo competitivo, ma è dato addirittura in leggero vantaggio.

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