Napoli
L’umore di Napoli
La straordinaria foto a corredo dell’articolo dice molto sulla festa-scudetto di Napoli e della sua squadra del cuore. Si tratta di uno scatto di Elena Galimberti, fotografa milanese, abile e pronta nel cogliere il ritmo, l’estensione, l’esorcismo collettivo dell’anarchia festosa e creativa di un’intera città, che libera un grido di trionfo fortemente identitario, intriso di effervescenza e speranza: il contrario della rassegnazione. La Napoli violenta, logora e disonesta delle serie televisive e dell’immaginario collettivo per una volta ha lasciato la scena all’anima pop dei suoi abitanti, dei tifosi, di chiunque, napoletano, o meno, abbia avuto voglia di partecipare a un gioioso rito di massa, dove la festa ha tratto il suo significato più genuino da una millenaria tradizione filosofica, a partire da Filodemo e Sirone. Da qui le nuove generazioni sembrano attingere a piene mani, spesso senza averne consapevolezza, come se l’eredità culturale di un luogo fosse determinata unicamente da un fattore cromosomico e non anche dallo studio e la ricerca. D’altronde, la tendenza naturale a filosofeggiare del cittadino napoletano rappresenta un cult della tradizione popolare partenopea, molto conosciuto nel mondo intero. Basti pensare ai proverbi e ai detti di costume, inerenti al folclore più antico.
Pertanto, sono gli intrecci ritmico-musicali della festa, i movimenti armonici dei partecipanti della gioia collettiva a determinare, oltre lo status di tifoso del Napoli, la stessa cittadinanza napoletana, anche se si vive altrove e, magari, in altre regioni. Resta, dunque, evidente che a Napoli la comunità viene a corrispondere con la tifoseria. Per meglio dire, chi tiene per il Napoli stabilisce una relazione non solo con una squadra di calcio, ma anche con una città. L’eccezionalità del tifo per il Napoli è data da questo aspetto. Un tifoso siciliano o calabrese della Juventus, oppure un interista campano o lucano riscontrerebbero mai una legame con le città di Torino e Milano? Allora, la domanda successiva è: quanta realtà storica e sociale vi è nella passione per il Napoli? Credo, tanta. Qui, il sentimento va ben oltre lo sport e si traduce in una attestazione d’amore e fedeltà che stabilisce una piena adesione e appartenenza a un prospetto geografico di significato culturale. Si tratta di un fenomeno unico, se lo consideriamo in relazione alle grandi città, ma non particolarmente complesso: il Napoli, giammai la città di Napoli, ha trattenuto, nel tempo, le prerogative tipiche della compagine territoriale pur dimostrando di essere una società di calcio e una squadra all’avanguardia, globalmente apprezzabile, pronta e adeguata per essere supportata a livello nazionale e internazionale. Di simpatizzanti non necessariamente meridionali il Napoli ne ha tanti in giro per il mondo. E, chissà, può darsi che presto vedremo valdostani, scozzesi e olandesi partecipare da tifosi alla sua prossima festa-scudetto, che spero non ritardi di altri trent’anni.
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