Costume

Le tradizioni del Natale a Napoli: tombole e tumbulell

10 Dicembre 2019

Per un napoletano doc non è Natale senza un ‘giro’ di tombola.

Le origini del gioco della tombola vanno ricercate nella Napoli del 1734.

Si narra che in principio, fu una diatriba tra  Carlo di Borbone e Padre Gregorio Maria,  il frate domenicano che nella città di Napoli, si prodigò in opere di assistenza e di apostolato, per alleviare la sofferenza di poveri ed emarginati e combattere il vizio in tutte le sue forme e per questo, anche nel gioco del lotto.

Il re riteneva che il gioco dovesse essere gestito dal potere regale per evitare che divenisse clandestino, mentre Padre Gregorio Maria lo considerava immorale per motivi religiosi.

Il compromesso si trovò vietando il gioco durante le festività natalizie affinché non ci si distraesse dalla preghiera.

I napoletani non avevano nessuna intenzione di perdere l’abitudine del gioco e pur di salvaguardarlo, preferirono attribuirgli un carattere familiare. Si creò così il cartellone con i 90 numeri, che venivano estratti a turno grazie ad un cestino.

Un cestino di vimini (per i napoletani ‘o’ panariello’) con all’interno 90 numeri e le cartelle con i numeri disegnati per tenere il conto delle estrazioni.

Ad ognuno dei novanta numeri, la tradizione popolare ha poi assegnato un significato, spesso allusivo, che unisce tradizioni, aneddoti e scaramanzie locali, alle quali fa riferimento la celebre ‘smorfia napoletana‘.

La “smorfia” è una sorta di “dizionario” in cui una persona, un oggetto, un’azione e qualsivoglia situazione, corrisponde un numero da giocare al Lotto.

Si vuole legare tale tradizione, al nome di Morfeo, il dio del sonno nell’antica Grecia, in quanto a Napoli, è d’uso tradurre in “giocata” la descrizione di un sogno

Quindi, con l’arrivo delle festività natalizie diventa sempre più comune riunirsi in casa per trascorrere piacevoli serate giocando in compagnia.

Un gioco adatto a grandi e piccini, particolarmente apprezzato, senza però dimenticarsi che resta comunque ‘un gioco d’azzardo’ perché, in effetti, in palio ci sono somme di denaro che possono essere anche molto generose.

I numeri più spregiudicati, accompagnati anche da vignette molto dirette, aiutano a suscitare l’ilarità dei partecipanti che possono organizzare anche delle vere e proprie Tombole Scostumate.

In questo caso a partecipare al gioco è un ironico ‘femminiello’ capace di restituire con un linguaggio vivace e spiritoso il vissuto dei vicoli napoletani più veraci.

La tombola scostumata o vajassa è la spettacolarizzazione del gioco della tombola, così come viene giocato nei quartieri più popolari o nei “bassi” del centro di Napoli.

In questo caso, la dichiarazione del numero estratto, con il relativo significato associato, viene fatta esclusivamente da femminielli e donne ( anche se alla Tombola Vajassa possono partecipare anche gli uomini).

Il femminiello estrae i numeri dal panaro proclamando ad alta voce il loro significato secondo la smorfia napoletana.

Il gioco quindi si trasforma in una rappresentazione teatrale e man mano che i numeri escono, il femminiello li associa creando una storia che si forma dalla casualità del sorteggio e dalla sua fantasia.

Il linguaggio utilizzato non è solo fantasioso e colorito, senza alcun pelo sulla lingua e ovviamente senza limiti alla fantasia, con qualche volgarità, detta al momento giusto ed in quel contesto che queste persone sono capaci di creare, grazie alla loro sfacciataggine e prorompente allegria.

La tombola diventa quindi ricca di doppi sensi e continue allusioni sessuali, il Femminiello riesce a farlo esprimendosi in un dialetto napoletano che risulta comprensibile a tutti, perfino agli stranieri.

Tra bucce di mandarini o fagioli per segnare i numeri estratti, finte vincite e battute si trascorrono i lunghi pomeriggi delle festività, mentre si digeriscono gli infiniti pranzi natalizi.

Durante le festività il gioco rappresenta un momento di aggregazione; famiglie e gruppi di amici si riuniscono intorno a un tavolo per trascorrere qualche ora all’insegna del divertimento più autentico e genuino.

Ma qual è l’occorrente per giocare:

–          In primis abbiamo “Il tabellone”. Viene utilizzato da colui che “chiama” i numeri. Su di esso sono riportati tutti i numeri da 1 a 90.

–          I numeri che sono 90, di solito incisi su piccoli cilindretti in legno. Ad ogni numero corrisponde un’immagine ben precisa della smorfia napoletana e va annunciata subito, appena estratto il numero, precedendo o posticipando la sua enunciazione.

–          Il “panariello”: cestino di vimini necessario per mescolare i numeri. Una volta aveva la forma del tombolo e si dice il nome del gioco provenga proprio da questo termine.

–          Le cartelle: ogni giocatore può acquistare una o più cartelle. Sono spesso di cartoncino e su di esse sono disegnati i numeri.

–          I gusci di frutta secca, in alternativa fagioli, ceci, lenticchie o pasta. Servono per “coprire” i numeri che vengono chiamati e che si hanno sulla cartella.

Ciascun numero della Tombola fa riferimento a credenze ancestrali, alla cultura locale oltre che alla vita in generale. Sono frequenti le immagini allegoriche ed i riferimenti al sesso. L’origine del significato dei numeri non è sempre nota; è evidente che la donna è molto più presente dell’uomo, in quanto in origine la società campana era matriarcale.

Un elenco di come i numeri possono essere interpretati.

1.    L’Italia

2.    A criatura (il bimbo)

3.    ‘A jatta (il gatto)

4.    ‘O puorco (il maiale)

5.    ‘A mano (la mano)

6.    Chella che guarda ‘nterra (organo sessuale femminile)

7.    ‘A scuppetta (il fucile)

8.    ‘A maronna (la madonna)

9.    ‘A figliata (la prole)

10. ‘E fasule (i fagioli) o Maradona

11. ‘E surice (i topi)

12. ‘E surdate (i soldati)

13. Sant’Antonio

14. ‘O mbriaco (l’ubriaco)

15. ‘ O guaglione (il ragazzo)

16. ‘O culo (il deretano)

17. ‘A disgrazia (la disgrazia)

18. ‘O sanghe (il sangue)

19. ‘ A resata (la risata)

20. ‘A festa (la festa)

21. ‘A femmena annura (la donna nuda)

22. ‘O pazzo (il pazzo)

23. ‘O scemo (lo scemo)

24. ‘E gguardie (le guardie)

25. Natale

26. Nanninella (diminuitivo del nome Anna)

27. ‘ O cantero (il vaso da notte)

28. ‘E zzizze (il seno)

29. ‘O pate d”e criature (organo sessuale maschile)

30. ‘E palle d”o tenente (le palle del tenente, riferito all’organo sessuale maschile)

31. ‘O padrone ‘ e casa (il proprietario di casa)

32. ‘O capitone (il capitone)

33. L’anne ‘ e Cristo (gli anni di Cristo)

34. ‘A capa (la testa)

35. L’aucielluzzo (l’uccellino)

36. ‘ E castagnelle (sorta di petardi)

37. ‘O monaco (il frate)

38. ‘E mmazzate (le botte)

39. ‘A funa ‘nganna (la corda al collo)

40. ‘A paposcia (ernia inguinale)

41. ‘O curtiello (il coltello)

42. ‘O ccafè (il caffè)

43. ‘Onna pereta affacciata ‘o balcone (una donna volgare affacciata al balcone)

44. ‘E ccancelle (il carcere)

45. ‘O vino (il vino)

46. ‘E denare (i denari)

47. ‘O muorto (il morto)

48. ‘O muorto che parla (il morto che parla)

49. ‘O piezzo ‘ e carne (il pezzo di carne)

50. ‘O ppane (il pane)

51. ‘O ciardino (il giardino)

52. ‘A mamma (la mamma)

53. ‘O viecchio (il vecchio)

54. ‘O cappiello (il cappello)

55. ‘A museca (la musica)

56. ‘A caruta (la caduta)

57. ‘O scartellato (il gobbo)

58. ‘O paccotto (l’imbroglio)

59. ‘E pile (i peli)

60. ‘O lament (il lamento)

61.  ‘O cacciatore (il cacciatore)

62. ‘O muorto accis (il morto ammazzato)

63. ‘A sposa (la sposa)

64. ‘A sciammeria (la marsina)

65. ‘O chianto (il pianto)

66. ‘E ddoie zetelle (le due zitelle)

67. ‘O totano int”a chitarra (il totano nella chitarra)

68. ‘A zuppa cotta (la zuppa cotta)

69. Sott’e’ncoppo (sottosopra)

70. ‘O palazzo (il palazzo)

71. L’ommo ‘e merda (l’uomo senza princìpi)

72.  ‘A meraviglia (la meraviglia)

73.  ‘O spitale (l’ospedale)

74. ‘A rotta (la grotta)

75. Pullecenella (Pulcinella)

76. ‘A funtana (la fontana)

77. ‘E diavule (i diavoli)

78. ‘A bella figliola (la bella ragazza)

79. ‘O mariuolo (il ladro)

80. ‘A vocca (la bocca)

81. ‘E sciure (i fiori)

82. ‘A tavula ‘mbandita (la tavola imbandita)

83. ‘O maletiempo (il maltempo)

84. ‘A cchiesa (la chiesa)

85. L’aneme ‘o priatorio (le anime del purgatorio)

86. ‘A puteca (il negozio)

87. ‘E perucchie (i pidocchi)

88. ‘E casecavalle (i caciocavalli)

89. ‘A vecchia (la vecchia)

90.  ‘A paura (la paura)

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