Costume
Le tradizioni del Natale a Napoli: la pizza fritta della vigilia
Oggi la pizza fritta a Napoli è un’istituzione, non c’è turista o visitatore che non l’abbia assaggiata almeno una volta nella sua vita.
Tradizione vuole che la sera della Vigilia di Natale si mangi di magro, tutto a base di pesce e verdure per prepararsi al pranzo del giorno di Natale.
Quindi in previsione del cenone, i napoletani inventarono una portata “light” per il pranzo, ovvero ‘a pizza fritta.
Ripiena e bianca con cicoli e ricotta, con il pomodoro o con le scarole si può trovarla in numerose friggitorie del centro storico. Così che tra gli ultimi acquisti per il cenone o per i regali, si può passeggiare tra i vicoli e gustare una deliziosa pizza fritta oggi servita in molti locali storici.
Ormai è d’obbligo fare tappa in una delle migliori friggitorie della città per gustare la pizza fritta, con tutte le sue varianti.
La pizza fritta nasce come cibo per i poveri della Napoli antica, i quali non potendosi permettere la pizza “altolocata”, quella cotta in forno, ripiegavano sulla versione fritta, decisamente più economica. Anticamente veniva venduta dalle mogli e figlie dei pizzaioli che, per contribuire all’economia domestica, friggevano gli impasti preparati dai mariti e, con un “bancariello” fuori ai vasci (bassi), li vendevano vuoti o ripieni ai nullatenenti del quartiere. Le chiamavano “pizze a ogge a otto” perchè la pizzaiola appuntava su un quadernetto il nome del cliente, che aveva otto giorni di tempo per racimolare i soldi e saldare il conto.
Alla fine della seconda guerra mondiale, Napoli versava in condizioni di povertà assoluta.
Anche la comune pizza al forno era ormai diventata un cibo riservato a pochi, per farla occorreva un forno a legna, in più erano necessari pomodoro e mozzarella che, oltre a costare, erano diventati di difficile reperibilità.
Ma al popolo di Napoli non è mai mancato l’ingegno, l’inventiva che li rende unici al mondo.
Facendo di necessità virtù, i napoletani ebbero così l’idea di creare una “sorella minore” della pizza classica, farcendone l’impasto con ingredienti molto più comuni quali la ricotta, i cicoli di maiale e il pepe e friggendola invece di cuocerla al forno.
Nacque così la pizza fritta, che divenne velocemente uno dei cibi preferiti del popolino, sia per la facilità e la velocità con cui si poteva prepararla, sia per i pochi soldi che costava.
Era inoltre possibile comprarla con la formula “a ogge a otto”, cioè mangiarla il giorno stesso pagandola solo otto giorni dopo, come ci ricorda l’intramontabile Sophia Loren nel film di Vittorio De Sica del 1954 “L’oro di Napoli”.
L’episodio “Pizze a credito” offre uno spaccato assolutamente veritiero di cosa accadeva allora, quando le pizze fritte venivano spesso preparate in dei bassi e vendute dalle donne per arrotondare il reddito familiare. A volte erano proprio le mogli dei pizzaioli a occuparsene, sfruttando l’impasto già preparato dal marito alla mattina.
L’episodio della pizza a credito con Sofia Loren è ormai nel mito del cinema italiano.
Sofia e suo marito Rosario gestiscono una pizzeria da asporto nel rione Materdei. Lei è bella e formosa, e i clienti frequentano il suo negozio anche per questo. Rosario, ovviamente, è geloso e possessivo.
Un giorno il costoso anello di fidanzamento che Sofia ha sempre portato scompare. Potrebbe essere caduto nella pasta della pizza mangiata dalla guardia notturna del quartiere, o in quella di un frate o in quella consumata di un fresco vedovo.
La verità è un’altra invece.
Sofia l’aveva lasciato dal giovane amante che, non senza imbarazzo, lo riporta alla donna fingendo di averlo trovato in una pizza.
A Rosario non rimarrà che la conferma del tradimento, mentre Sofia si fa avanti tra la gente del quartiere a testa alta.
Oggi questo tipo di pizzerie non esiste più, ma la pizza fritta di una volta si può ancora mangiare in una delle tante friggitorie sparse per la città.
Oggi la pizza fritta è legata strettamente alla tradizione napoletana della vigilia di Natale. È infatti un’usanza celebre mangiarla a pranzo per bilanciare la cena, solitamente “leggera” (per modo di dire) e composta da portate a base di pesce e verdure, che serviranno a prepararsi al pranzo del giorno seguente, invece tutto a base di carne.
A farla da padrone nel panorama della pizza fritta napoletana è indubbiamente il centro storico con alcune delle pizzerie più rinomate. Una di queste, nei pressi di piazza Garibaldi, che già dalle prime ore del mattino rifornisce gli affamati clienti con il suo celebre “battilocchio”, ovvero la versione “da strada” della pizza fritta.
Ma c’è comunque una variante alla pizza fritta, ed è la pizza con le scarole.
Capperi, pinoli, olive nere, uva passa e scarola: si tratta di una pizza rustica preparata con la pasta per pizza, se si preferisce e cotta nel forno, ed essendo farcita quasi interamente di verdura, era considerato una pietanza magra e quindi perfetto per la Vigilia.
Prima, al posto delle scarole, l’ingrediente principale era un altro: le bietole.
Infatti, sulle tavole dei napoletani il 24 dicembre arrivava la “pizza con la jeta”, ossia la bietola. Spesso la pizza avanzata a pranzo veniva e viene tutt’oggi “riciclata” e servita tra gli antipasti del cenone.
Negli ultimi anni, si ripete ormai come un evento atteso, la pizza fritta a Banchi Nuovi.
E’ diventata tradizione della vigilia di Natale al centro storico di Napoli.
Un’occasione sempre piacevole per incontrare o ri-incontrare gli amici, spesso tornati in città per fare le feste in famiglia e a Napoli.
Si sta tutti insieme e si trascorrono ore allegre in compagnia della buona musica, stazionati sullo sfondo di una piazza stupenda del nostro centro storico: Largo Banchi Nuovi.
Ai fornelli un gruppo di chef fenomenale: La Banda della Magnata.
Saranno garantite delle ottime pizze fritte impastate artigianalmente con i migliori prodotti per sfamare gli appetiti più esigenti, un bellissimo momento ormai tradizione natalizia a Napoli.
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