Costume

Le tradizioni del Natale a Napoli: la festa del Patrocinio di San Gennaro

16 Dicembre 2019

Il 16 dicembre a Napoli avviene il terzo e ultimo miracolo nell’anno della liquefazione del sangue di San Gennaro.

La ricorrenza è quella meno conosciuta ma tramanda il miracolo del 16 dicembre 1631, giorno di una tremenda eruzione del Vesuvio in cui, secondo i fedeli, l’esposizione in processione del sangue e del busto del Santo protettore al Ponte dei Granili fermò il magma che minacciava di distruggere la città.

San Gennaro mio putente, tu scioscia chesta cennera e sarva tanta gente d’a morte e lava ardente…”

All’alba del 16 dicembre 1631 la città di Napoli fu rovesciata sottosopra da un boato terrificante, un rigurgito dalle viscere della terra.

Il Vesuvio, ‘a Muntagna,  eruttava, scagliando nel cielo gelido di dicembre una colonna di ceneri e pomici che coprirono in breve tempo l’intero golfo.

La città e l’intero golfo vennero invasi dalla cenere e l’esplosione squarció il cielo. Il boato fu talmente forte al punto da essere percepito in Puglia, in Abruzzo, in Calabria e finanche in Umbria e nelle Marche, mentre la nube di ceneri fu trasportata dai venti, raggiungendo anche la città di Costantinopoli, che si narra sia stata oscurata nel dicembre del 1631.

Come se non bastasse, il  giorno seguente piogge torrenziali, generarono colate di fango e alluvioni che contribuirono ad alimentare il panico.

Il delirio ci fù quando la lava iniziò a dirigersi verso la città. Il popolo si riversò dunque al Duomo e a Palazzo, supplicando che si facesse finalmente intervenire san Gennaro. A Napoli si erano convinti che solo l’intercessione di “faccia gialla” avrebbe arrestato l’avanzata della lava e salvato la città dalla distruzione.

San Gennaro fu scortato dalla città intera. Una colonna supplichevole e febbricitante di chierici, alabardieri, monaci, lazzari e nobili accompagnarono la processione lungo le vie della città ardente. Fonti storiche narrano che il santo apparve in testa alla processione benedicendo una folla in festa che con rinnovato vigore si diresse incontro alla Montagna, raccogliendo tutte le persone che uscivano dai vicoli,   giungendo al Ponte dei Granili, appena fuori le mura della città,  sostenuto dalla litania incessante del popolo, dei chierici e dei nobili, il cardinale rivolse le ampolle con il sangue raggrumato del santo verso la fumante colata, che si arrestò.

Da quel giorno, da quel 16 dicembre del 1631, il popolo diviene eterno debitore del santo e attende con trepidazione l’avvento del miracolo.

L’evento viene definito come la Festa del Patrocinio, ed è carica di un potentissimo valore simbolico poiché celebra una ricorrenza molto importante nella storia della città, in cui, secondo la tradizione, San Gennaro salvò la sua cara Napoli dalla lava eruttata dal vulcano.

In quel periodo, la città di Napoli viveva già il dramma esasperante dalla guerra tra Francesi e Spagnoli, le continue eruzioni del Vesuvio e la peste che continuava a fare vittime.

Il popolo allora decise di appellarsi a San Gennaro affinché facesse cessare tutte le calamità; in cambio sarebbe stata costruita, in suo onore, una magnifica cappella che avrebbe custodito le sue reliquie.

Il 13 gennaio 1527, alla presenza di un notaio e dei rappresentanti dei cinque sedili Nobili della città e di quelli del sedile del Popolo, venne definito il patto tra il Santo e la sua città. L’atto fondativo prevede che la Cappella è di proprietà della città di Napoli e che la sua amministrazione è affidata a un governo laico, senza interferenze della Chiesa.

I fondi raccolti furono affidati a un organismo di governo, chiamato Deputazione, composto da due rappresentanti per ciascun Sedile. Da quasi cinquecento anni nella Deputazione siedono ancora i discendenti di quelle stesse famiglie nobili con il compito di custodire le ampolle contenenti il sangue del martire e i tanti gioielli e le opere d’arte contenute nella Cappella e nel Museo del Tesoro di San Gennaro.

La Deputazione è un organismo laico che da più di 500 anni ha il compito e la responsabilità di promuovere il culto di San Gennaro e di custodirne le reliquie – ovvero il Busto che contiene la testa del Santo e la teca che accoglie l’ampolla con il suo sangue – e il Tesoro, l’ inestimabile patrimonio di oggetti in oro, argento, bronzo e pietre preziose dedicato al Santo e al culto eucaristico che si tiene nella Cappella.

La Deputazione ha le sue radici negli antichi sedili del Patriziato e del Popolo Napolitano, cui un tempo era affidato il governo della nostra Città. Difatti i sedili erano cinque: Capuana, Portanova, Montagna, Nido e Porto, oltre a quello del Popolo. E ciascuno di essi forniva due rappresentanti.

La Deputazione è da intendersi come una sorta di assessorato e così costituita esprimeva tutta la Città nelle sue parti fondamentali: nobiltà e popolo. Dieci deputati erano eletti tra i membri dalle famiglie più insigni dell’aristocrazia mentre i rappresentanti del popolo erano espressione della borghesia colta e imprenditoriale. Come si legge nell’atto fondativo, la Cappella sarebbe stata proprietà di tutti i cittadini di Napoli, e lo è ancora oggi.

Da allora la Deputazione la amministra, la tutela e ne mantiene il carattere e la proprietà laicale. Dai primi dell’Ottocento, dagli anni del dominio francese, la presidenza della Deputazione è affidata al Sindaco di Napoli pro tempore, nonostante abbia solo un ruolo onorario e l’amministrazione sia affidata a un vicepresidente eletto tra i Deputati. Far parte della Deputazione non è un fatto semplice: gli aspiranti e i possibili candidati devono superare il vaglio del Ministero dell’Interno dello Stato italiano e ottenere il gradimento dell’Arcivescovo, tutto ciò a riprova e a conferma del fatto che la Deputazione è un organismo di alta rappresentanza civile, morale e religiosa.

Il ministro dell’Interno Alfano aveva firmato un decreto che modificava i criteri di nomina dei membri della Deputazione. Secondo le nuove norme la Deputazione veniva equiparata a una Fabbriceria, un ente che provvede alla conservazione e al mantenimento dei beni di luoghi sacri di particolare valore artistico con un consiglio di dodici membri: otto riservati ai laici e altri quattro nominati dalla Curia, cioè dal cardinale Crescienzo Sepe, alla guida dell’arcidiocesi di Napoli dal 2006.

Riccardo Imperiali di Francavilla, delegato per gli affari legali della Deputazione di san Gennaro, ha spiegato che c’era la necessità di rinnovare il vecchio statuto della Deputazione, risalente al 1894, e che erano stati fatti tentativi di mediazione con Sepe:

  • “La deputazione ha tentato invano, pur se non strettamente tenuta a tanto, di raggiungere una bozza di Statuto condivisa con gli altri rappresentanti nominati dal cardinale Sepe. Quando però si è arrivati alla stesura definitiva, il cardinale ha semplicemente preferito ignorare il documento perché non conteneva l’unica parte che davvero lo interessava, cioè la nomina dei suoi rappresentanti sui quali la deputazione non intende transigere per non tradire la consegna ricevuta”.
  • Francavilla ha detto che la Deputazione «è un’istituzione laica unica al mondo, un incrocio eccezionale tra fede e laicità e dobbiamo fare in modo di non sporcarlo» e annunciò contro il decreto del ministero dell’Interno.

Oltre alle proteste furono presentate due interrogazioni in Parlamento. Una di Annamaria Carloni, moglie di Antonio Bassolino, e l’altra di Vega Colonnese, del Movimento 5 Stelle.

Alla fine vi fu intesa tra il cardinale Sepe anche in qualità di delegato della Deputazione e i nobili Riccardo Carafa d’Andria e Riccardo Imperiali di Francavilla delegato agli affari legali.

Il Ministero dell’Interno tenuto conto delle peculiarità su elencate, ritirò il decreto, e la Deputazione ha stipulato un nuovo statuto che concede definitivamente il tesoro all’organismo laico della Deputazione, lasciando alla Curia il culto del Santo Patrono di Napoli.

Il tesoro di San Gennaro resta di gestione della Deputazione quindi, ente laico formato da nobili che sin dal 1601 ha cura delle reliquie, del tesoro e della cappella del Santo. Un tesoro che appartiene da sempre al popolo napoletano, che molto ha fatto per il santo cercando di ricambiare quanto egli ha fatto per la città.

 

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