Eventi
Laurearsi all’incontre’r sullo Sponz Fest di Calitri all’Università di Napoli
“Non sono le singole comunità che devono insegnarci qualcosa, ma dobbiamo essere noi, turisti consapevoli, a saperci confrontare con loro, maturando individualmente da questo confronto gli insegnamenti che più si adeguano alla nostra persona”.
Comincia da qui questa intervista al contrario a Marco di Avellino, recentemente laureatosi in Storia presso l’Università Federico II di Napoli con una tesi in antropologia culturale sullo Sponz Fest di Calitri. E la particolarità di questa intervista è che non ci sono domande. Nel voler affrontare il tema dello Sponz Fest, infatti, inizialmente ho pensato all’intervista con Marco in maniera didascalica. Devo premettere che la sua tesi non ho avuto l’onore di poterla leggere. Marco mi ha detto che una copia di essa sarà lasciata in consultazione presso il Centro Studi Calitrani di cui vi fornirò anche le coordinate. Sicuramente durante lo Sponz andrò a vederne meglio i contenuti. Tornando alle domande che avevo preparato esse, insomma, non erano buone, oppure lo erano solo in parte, mi ha fatto notare Marco. Per cui ho deciso di toglierle e di procedere all’incontre’r (al contrario, come dicono i calitrani, che è anche il titolo di questa edizione dello Sponz Fest), prendendo, tra le dichiarazioni che lui mi ha fatto, tutto ciò che di buono veniva fuori. Mettendomi, come lui stesso mi ha suggerito, nell’ottica di uno spettatore esterno, che arriva a Calitri durante i giorni dello Sponz Fest e che osserva.
“Lo Sponz Fest per me è perfetto così come è, proprio perché espressione del modo di essere delle persone che lo organizzano”.
Ecco qui non sono nemmeno andato a controllare da quale mia domanda sia scaturita questa frase, che però è perfetta così. Io ci leggo un assoluto rispetto verso l’idea e l’intenzione di chi in questi anni ha ideato, pensato e organizzato questo evento, che è un evento che ha una storia dai mille volti. Perché nei paesi le facce delle persone emergono meglio, le singole individualità vengono sicuramente fuori meglio che in città. E nei paesi come Calitri delle singole individualità c’è un assoluto rispetto. A guardarla dall’esterno sembra di analizzare una forma di contro-cultura che riesce a sostanziarsi, almeno per qualche giorno, cercando di recuperare alcune tradizioni tra le più significative per la comunità, ritrovando il contatto con la natura e con la terra come condizione base su cui installare qualsiasi altra forma di società e di socialità.
“Ovunque si legge che Capossela è direttore artistico dell’evento ed è di pubblico dominio il fatto che ne sia stato anche l’ideatore. Non è da sottovalutare però il lavoro dei membri dell’associazione che dall’evento prende il nome, che sono coloro che trasportano nella realtà le idee proposte da Capossela”.
In questa frase sta tutto il senso della dinamica dello Sponz Fest, dall’idealità trasportare nella realtà cose, idee, progetti. Ed è Vinicio Capossela il demiurgo, colui che avanza le proposte, come i magistrati greci che poi portavano quanto da loro elaborato all’assemblea popolare. E qui i passaggi fondamentali per sostanziare questa forma di partecipazione che sottolinea Marco sono in primis verso tutti coloro che popolano l’associazione, che danno una mano nell’organizzazione, che fanno da staff nel corso dell’evento, ma poi verso tutti gli altri che concretamente intendono prendere parte all’evento. Anche ad essi spetta interloquire, magari alle 2 di pomeriggio davanti ad un caffè con qualche altro ‘sponzato’ che affianca Vinicio stesso, in un confronto che si basa sempre su alcuni principi di rispetto reciproco e di trasparenza che fanno di questo evento di paese una grande festa della cultura popolare. Un modello unico e interessantissimo anche da esportare.
“Lo Sponz Fest fa certamente un discorso di recupero della storia e delle tradizioni di un paese, ma allo stesso tempo ha una visione proiettata al futuro, non propone uno sterile ritorno al passato, ma una sua attualizzazione. Io penso che l’Irpinia, ed in genere tutta l’Italia, possano vivere di cultura se solo si riuscisse a concepire come cultura non solo quella espressa dalla grandi città d’arte, ma anche quella che si ritrova nelle peculiarità regionali e locali. L’innovazione a cui faccio riferimento nel titolo della tesi è proprio quella di aver saputo trovare quella che è la giusta modalità di sviluppo di questo territorio specifico”.
Finalmente, insomma, si torna a procedere all’incontre’r, al contrario, rimettendo al centro del dibattito culturale non solo le città italiane più blasonate, ma anche tutti quei piccoli borghi e centri storici che rendono unica l’Italia da nord a sud, anzi da sud a nord. Anche nel campo turistico, negli ultimi anni, si sono cominciate a destinare sempre più risorse per la promozione dei piccoli gioielli di cui è pieno il nostro territorio, tutti quei posti ricchi di una tradizione di fronte alla quale l’atteggiamento giusto da tenere non è interrogare ma lasciarsi interrogare, non è domandare ma farsi domandare, non è cercare lo stupore ma lasciarsi stupire. Posti dove le cose avvengono quando meno te lo aspetti, luoghi che parlano una lingua inedita e mai sentita, piccoli e piccolissimi borghi dove anche le pietra hanno da raccontare qualcosa, e anche i sassi, gli alberi, le nuvole e le rondini, posti che impararono dalla notte dei tempi il linguaggio della poesia. Posti dove procedere al contrario, posti che fanno bene. Posti dove procedere all’incontre’r, alé!
PS La tesi di Marco è consultabile presso il Centro Studi Calitrani, in via Pietro Nenni 1 a Calitri. Il Centro è proprio accanto all’Istituto Comprensivo. Il Centro Studi merita di essere visitato perché è un luogo della cultura e della memoria come pochi se ne possono trovare in Italia. E’ aperto dal lunedì al venerdì tutte le mattine. Garantisco che girare tra i suoi scaffali è un puro piacere. Lì ha anche sede la redazione del Calitrano, altro posto meraviglioso riunito sotto forma di un giornale che vi invito a scoprire, anche perché tutto il suo archivio è consultabile online a questo indirizzo http://www.ilcalitrano.it/arretrati.asp.
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