Benessere
La strategia di De Luca per coprire le mancanze della Campania
Da 7 giorni a questa parte Vincenzo De Luca, Presidente della Regione Campania, tiene banco sui social network e su tutti i media con una strategia molto aggressiva.
Lo “sceriffo”, soprannome che si è guadagnato durante il lungo mandato come Sindaco di Salerno, ha deciso di prendersi la scena durante l’emergenza Coronavirus e lo ha fatto a modo suo, seguendo tre linee di azione:
a) diffondendo lunghi e minacciosi messaggi alla cittadinanza;
b) adottando ordinanze più stringenti rispetto alle misure prese dal Governo;
c) chiedendo al Governo stesso di usare il pugno duro, fino ad invocare la presenza dell’esercito nelle strade.
Finora, va detto, la sua strategia sta pagando. La popolazione plaude al sergente di ferro che vieta l’attività motoria e rimpiange di non poter procedere alle fucilazioni come in Cina, il suo piglio da grande attore viene idolatrato, i costituzionalisti che hanno osato mettere in dubbio la legittimità delle sue ordinanze vengono irrisi dalla stampa locale che li ha etichettati come “costituzionalisti per lo jogging”, mentre sui social la si è presa a ridere ed impazzano i meme che lo vedono in versione giustiziere, robocop e vendicatore.
I social sembrano essere parte determinante della strategia del Presidente, che negli ultimi giorni ha investito come nessun politico ha fatto in sponsorizzazioni su Facebook
In generale, nell’opinione pubblica si è diffusa l’idea che De Luca stia affrontando bene l’emergenza, ma è davvero così?
In realtà l’unica questione che conta, ovvero la gestione dell’emergenza sanitaria, rivela più di qualche falla. La Campania ha delle evidenti difficoltà ad effettuare i tamponi per rilevare il Coronavirus. Lo dimostrano i dati (è l’ultima regione d’Italia per numero di tamponi effettuati in relazione alla popolazione residente e dire che lo slogan di De Luca alle ultime elezioni fu “mai più ultimi”).
E lo dimostrano i racconti dal fronte degli ospedali, dove i medici lamentano mancanza di dispositivi di protezione, dove la fila per effettuare i tamponi dura anche delle ore e in condizioni tutt’altro che sicure, dove si moltiplicano le testimonianze di chi, pur avendo avuto la raccomandazione di effettuare il controllo essendo fortemente a rischio, non è riuscito a farlo.
Lo dimostra anche la lentezza nella comunicazione dei numeri. La Campania non riesce a comunicare alla Protezione Civile i dati in tempo reale, ragione per cui quando Borrelli legge il bollettino quotidiano e diffonde i numeri del contagio, sta raccontando la situazione in Campania relativa a due o tre giorni prima.
Dopo aver incassato un rinvio (spacciato per una vittoria) dal Tar all’udienza di merito per le sue ordinanze e il sì all’esercito nelle strade da parte del Governo, De Luca annuncia di aver acquistato circa un milione di tamponi veloci per colmare la lacuna più importante di tutte, quella dei controlli. Una misura che probabilmente andava presa prima.
Chi scrive vive a Napoli, in pieno centro, e si reca ogni giorno al lavoro, compiendo un percorso breve che, tuttavia, passa per alcune delle zone più popolari e popolose. Per quanto riguarda la mia esperienza, per strada non c’è quasi nessuno. Sicuramente ci sono più forze dell’ordine che cittadini. La situazione fuori controllo, la mancata disciplina di cui parla De Luca mi pare esagerata e sta ottenendo l’unico risultato di convincere chi (la quasi totalità dei cittadini) sta in casa che i propri sforzi possano risultare inutili. In questo modo si spiegano l’aggressività, le urla dai balconi, le delazioni che stanno avendo luogo in questi giorni.
La popolazione è impaurita dalla pandemia in corso, ha accettato di buon grado (a dispetto di quello che si dice in giro su Napoli) la chiusura delle città e le misure di distanziamento sociale. Siamo sicuri che continuare ad agitare lo spauracchio di denunce, arresti e quarantene sia la cosa migliore da fare? Soprattutto tenendo in considerazione il fatto che andiamo incontro ad un periodo lungo?
Io penso di no. Credo che De Luca, nella duplice veste di Presidente della Regione e di Assessore alla Sanità (delega che si ostina a mantenere, nonostante da più parti ne si chieda la nomina), farebbe bene ad abbassare i toni, a puntare meno sul terrore e a cercare di più l’efficienza del sistema sanitario. Anche perché, guardando i numeri, la situazione in Campania si fa preoccupante e sarebbe meglio poter contare su di una opinione pubblica informata e collaborativa che su una popolazione terrorizzata e mortificata.
Edit: Come ha spiegato a Fanpage.it Pierino Di Silverio, L’Anaoo Assomed ha presentato un esposto alla procura della Repubblica per la mancanza dei dispositivi di protezione negli ospedali campani. “Non siamo protetti – ha detto – si calcola che il 12% degli attuali contagiati appartenga al personale sanitario, se facciamo in modo che la gente stia a casa e contestualmente non forniamo agli operatori sanitari le protezioni, rischiamo che diventino degli untori”. Mentre siamo occupati ad inveire dai nostri balconi contro il vecchietto che va a fare la spesa, il virus si diffonde tramite chi ci deve curare. Chi, se non la Regione, doveva assicurare le dotazioni dei dispositivi di sicurezza?
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