Napoli
La metropolitana che ha distrutto una città
Può un sistema di trasporto pubblico, che dovrebbe alleggerire il traffico veicolare e velocizzare il trasporto dei cittadini, snaturare e, in alcuni casi, distruggere una città? Purtroppo si ed è quanto sta succedendo a Napoli.
La storia di questo disastro è lunga e articolata e non riguarda per lo più la Linea 2 (che poi essendo stata la prima ad essere costruita non si capisce perché abbia perso la top position) quanto le Linee 1 e 6. E già qui cominciano le anomalie perché in realtà le linee 3 – 4 semplicemente non esistono e la linea 5 altro non è se non la Cumana rinominata!
E tanto ci sarebbe da parlare sui tempi e sui costi di queste metropolitane ma, per rimanere nei limiti del discorso vi rimandiamo all’ottimo articolo “Le mani sotto la città” e al libro “Metrocricca. Metropolitana di Napoli: l’impatto ambientale della linea 6” curato da A. Polichetti. Tornando a noi, l’aspetto stravolgente della morfologia urbana è rappresentato dalle cosiddette “sistemazioni esterne” delle stazioni delle Linee 1 e 6.
Purtroppo alcune sono ultimate e sarà veramente difficile intervenire per ripristinare lo stato dei luoghi ma su altre questo è ancora possibile. Ad esempio Piazza Garibaldi sede della Stazione di Napoli.
Prima dei lavori era un crocevia importante per la distribuzione del traffico verso direttrici come le autostrade, l’aeroporto e tutta la zona circostante (costituita da una miriade di strade e stradine). La centralizzazione di un unico percorso, l’inibizione alla fruizione con una struttura metallica che non ha nessuna funzione hanno comportato l’aumento esponenziale del traffico e l’immediato degrado della struttura metallica. Considerazioni analoghe per stazione della metro di Piazza Bovio (fermata metro Università) che porterà alla cementificazione della stessa.
Quella che però maggiormente colpisce è la stazione Municipio. Qui non hanno progettato una sistemazione esterna: hanno snaturato una piazza e distrutto in larga parte ciò che era protetto nel suo sottosuolo: l’antico molo di epoca romana con tre navi completamente conservate, i bastioni e parte del muro della cinta aragonese di Castel Nuovo (più conosciuto come Maschio Angioino) e si apprestano a “violentare” anche l’antico ingresso alla cittadella fortificata costituito dall’arco angioino , sotto il quale è previsto un ascensore per i disabili.
Senza voler risalire ai tempi di Adamo ed Eva è importante però accennare alla genesi della Piazza. La piazza vera e propria ha origine dallo spazio antistante il Maschio Angioino ,denominato Largo di Castello, posto a nord dell’attuale piazza ( che in origine era una strada denominata via del Molo). La costruzione del Largo di Castello risale al periodo 1509-1537. Ma fu solo verso la fine del XVI secolo che Domenico Fontana realizzò lo spianamento del largo rendendolo fruibile anche alla popolazione. Dobbiamo poi arrivare alla dominazione borbonica per assistere alla realizzazione di Palazzo San Giacomo sede dell’attuale Municipio.
Fu dopo l’unità di Italia e a seguito di una lunga trattativa tra il Municipio e il ministero della guerra che, grazie alla cessione di quest’ultimo di alcuni suoli in precedenza designati come area militare, si comincia a delineare la forma di piazza Municipio. Le grandi trasformazioni della piazza risalgono al secolo scorso; negli anni venti furono creati i giardini a ridosso del Castello e furono abbattuti tutti i manufatti che nei decenni si erano “appoggiati” al Maschio Angioino arrivando a celarne la forma. Fu risparmiata solo la porta della Cittadella: l’arco aragonese che rimase un po’ isolato e decontestualizzato a testimoniare le origini del Maschio. Anche il molo angioino, negli anni trenta viene demolito per creare la nuova Stazione Marittima che chiude la piazza dal lato verso il mare.
Negli anni 50 l’allora sindaco di Napoli intervenì radicalmente sul disegno della piazza: cancellando il viale centrale, facendo abbattere i lecci secolari che la ornavano , creando quattro nuove fontane lungo giardini laterali e una grande vasca rettangolare con giochi d’acqua e luci all’altezza del Teatro Mercadante. Nei giardini a ridosso di Castel Nuovo era inserito anche un calendario perpetuo composto di fiori (meta d’obbligo per le coppie di neo sposi).
Quell’oasi di verde, delizia dei croceristi che appena sbarcati si riversavano nei giardini prima di affrontare la visita della città, è completamente scomparsa con il nuovo progetto di Siza – Souto de Mura che l’ha trasformata in un mare di pietra lavica: incandescente d’estate e senza un’aiuola o una fontana a cui abbeverarsi.
I render che corredano la presentazione ai media sono assolutamente farlocchi. Gli alberi piantati nella parte prospiciente il Municipio sono seccati dopo pochi giorni che erano stati piantati. La fontana del Nettuno, spostata dalla vicina via Medina, appare nella realtà contornata da un eptagono resosi necessario per sopperire a i salti di quota di cui evidentemente non si era tenuto conto durante la progettazione. Così appare la piazza dopo lo stravolgimento subito. I giardini che costeggiavano il Castello sono scomparsi così come sono scomparsi i viali di quello che è il nodo del sistema di traffico della city di Napoli.
Per la realizzazione della stazione della metropolitana è stato smontato il muro aragonese e a tutt’oggi non si sa se verrà rimontato. Delle navi romane scoperte, alcune sono state trasferite per restaurarle ma almeno un’altra è stata semplicemente coperta. Nel progetto approvato è previsto, come già detto, che sotto l’arco aragonese sia inserito un ascensore e il piano traffico che intendono imporre prevederà una corsia a salire e una a scendere.
Ma la cosa che più di tutto lascia basiti i Napoletani è che, dopo tanti disagi dovuti a questi cantieri, dopo il crollo di un’ala dello storico palazzo Guevara alla Riviera di Chiaia dovuto a un cedimento in fondazione su cui indaga la Procura, non ci sono i treni. Sulle linee attualmente in funzione, la 1 , la 2 e la 5 i tempi di attesa sono lunghissimi e ben lontani non solo dagli standard europei ma anche da quelli di molte città Italiane e non sono previsti acquisti di treni a breve.
Le associazioni civiche cercano disperatamente di far conoscere la realtà ai cittadini ma anche all’Italia e all’Europa perché Napoli è un patrimonio comune dell’Umanità ed è nostro preciso dovere preservarne le bellezze per le generazioni future accendendo i riflettori sullo scempio che si sta perpetrando per realizzare un’opera inutile.
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