Calcio
Il Napoli boicotta Sky, De Laurentiis sul piede di guerra
La favella dell’emittente televisiva, si sa, in Italia potrebbe essere considerata alla stessa stregua di capolavori come la Divina Commedia, I Promessi Sposi, Pinocchio. Ovviamente non stiamo parlando di opere letterarie anche perché in questo caso la tradizione è prettamente orale, anzi che dico, tramite parabole, che non sono solo quelle bibliche.
La televisione o meglio “il diritto alla trasmissione” di proprie immagini ha da sempre rappresentato uno snodo focale per manovre economiche, scalate, guerre legali e cambiamenti che hanno più o meno investito ogni ambito, dalla politica istituzionale agli ambienti mondani, dal mondo imprenditoriale fino alla grande macchina del calcio.
Parliamo di guerre e scontri aspri tra gruppi di uomini e antenne televisive. Ieri sera, dopo la gara tra Napoli e Inter, in molti saranno stati sorpresi dal silenzio stampa imposto dal presidente della Società Sportiva Calcio Napoli Aurelio De Laurentiis ai suoi tesserati nei confronti delle telecamere di Sky. Un silenzio stampa ad aziendam, come impavidamente definito dalla conduttrice Ilaria D’Amico, e ovviamente ripreso da tutti i giornali.
Per ora ciò che più sorprende è l’assenza di motivazioni pubbliche date dalla società SSC Napoli alla decisione, e si attendono certamente sviluppi nelle prossime ore. Quel che si può dire è che i rapporti tra l’emittente e il club non sono mai stati idilliaci, nonostante Sky Sport segua la Napoli pallonara dagli inizi della risalita post-fallimento: si parla di Lega Pro, ossia quel che un tempo era la serie C. Recentemente la tensione è aumentata in seguito ai pesanti commenti dell’ospite (ex politico? ex calciatore? non-giornalista?) indefinibile e dell’esperto indefinito della provocazione da calcio show, al secolo Massimo Mauro. Mauro, perfetto squalo da polemica al netto della competenza, forse per fraintendimento o forse per eccessiva enfasi aveva duramente attaccato l’allenatore del Napoli Benitez dopo la recente sconfitta in casa del Torino, provocando la reazione ironica di Benitez nei giorni seguenti.
A corollario delle scintille al centro del ring, particolarmente aspri anche gli atteggiamenti degli ospiti in studio, sia durante la polemica con Benitez del post Torino-Napoli, sia di fronte alla notizia di ieri sera del boicottaggio partenopeo ai loro danni, con un Boban a sostenere quanto “a Napoli se la siano raccontata bene” e una superconduttrice D’Amico a dubitare sull’effettiva legalità della decisione: “non sono sicura che si possa fare”. Addirittura.
Tutto questo per un commento a sproposito, tra i tanti che costellano bar, bische, e salotti improbabili lungo un’intera stagione calcistica? Forse no. Perché un boicottaggio in questi termini, a pensarci bene, non può essere certo imposto da una baruffa con un Massimo Mauro qualsiasi. D’altronde Sky per tutta la settimana ha mandato in onda servizi sull’incontro Napoli-Inter ma solo da sponda meneghina, e questo -ovviamente accolto a Napoli come un affronto- fa parte della battaglia. Una battaglia forse più importante degli umori e del tifo personale di Mauro. Si apprende infatti come a De Laurentiis non sia affatto piaciuta la pesante ingerenza avuta da Sky nella questione del fallimento del Parma. L’emittente infatti durante i giorni scorsi -quelli precedenti alla “risoluzione” comune imposta da Tavecchio– era entrata in campo dicendo in una lettera inviata alla Lega Calcio di aver già pagato i diritti del Parma “versando la quinta rata per la stagione in corso” aggiungendo che sta alla Lega “garantire che si disputino tutte le gare previste dal calendario”. Da lì, il Parma è potuto tornare a giocare. Da lì, il silenzio stampa del Napoli.
Scrive Andrea Iovene su Il Napolista:
Si è appreso che nell’Assemblea di venerdì scorso De Laurentiis, insieme ad altre società, è stato tra i più attivi nel chiedere chiarimenti sulla vicenda del club parmigiano e poi nel farsi portavoce di un malumore che ha colpito anche Juventus, Roma, Sassuolo e Cesena. L’astensione in prima votazione e poi addirittura il voto contrario alla seconda delibera delineano un chiaro quadro di scontro per come si è deciso di affrontare le difficoltà di un club.
Che ci siano chiarimenti richiesti e dovuti, è fuor di dubbio. Che ci sia da chiarire la posizione dell’ex presidente del Parma Calcio Ghirardi, altrettanto. Che non si possa razionalmente spiegare come una società che fino a otto mesi fa si lamentava per non aver avuto accesso alle coppe europee in seguito ad una rata pagata in ritardo, ora debba far fronte alla mancanza di acqua calda negli spogliatoi. Continua Iovene:
Per come è configurata giuridicamente e operativamente la Lega Serie A (non è né la Premier League, né tanto meno l’NBA), qualsiasi intervento di salvataggio è stato ipotizzato al di fuori delle regole che infatti non lo prevedono. Il fallimento di un club, come è stato per il Bari durante la scorsa stagione di Serie B, è questione che interessa la giustizia ordinaria e il tribunale fallimentare che stabiliscono autonomamente se sia possibile far terminare regolarmente la stagiono o meno. Di fronte alla paura di possibili risarcimenti a Sky si sarebbe dovuto tenere presente che il fallimento costituisce un’eccezione contrattuale. Se il Parma non fosse più sceso in campo, sarebbe stato per causa di forza maggiore e, considerato che il club è stato correttamente iscritto alla Serie A (per la normativa vigente), ci sarebbe stato ben poco da obiettare da parte delle tv.
Evidentemente però il Bari non è il Parma, o la Serie A non è la Serie B. Resta il fatto che pare spetti a Sky decidere quante squadre possono partecipare e come, per quanto, e perché: è un po’ il destino di questo mondo, quello più grande e non questo del calcio che ne è proiezione. Le decisioni politiche sempre più rare, l’uniformità di trattamento un’utopia, il dominio del denaro che trabocca e crea preoccupanti anomalie che trascinano tutti. Pensiamo a Lotito: in fondo, qui sul piatto ci sono contratti firmati e diritti concessi, mercato d’immagine e carrozzoni da spingere fino al traguardo, e l’interesse delle grandi holding -anche alcune società lo sono- diventa interesse del singolo, un interesse sempre più allineato sulla concezione di istinto di sopravvivenza. Se è vero che il Carpi non può salire in A, siamo quantomeno sicuri che in caso contrario a perderci sia soltanto Lotito? Poi per carità, può essere che il Napoli non gradisca Sky per commenti tecnici, come qualcuno vuol far intendere, come è possibile che l’ego di Mauro, D’Amico e company possa gonfiarsi sempre più fino a pensare di poter inibire dichiarazioni dei tesserati grazie quattro chiacchiere fuori posto nel dopo gara. La realtà è che la favella della torre televisiva in Italia è fatta di mondi magici, privilegi, e briglie di comando. Un po’ la Divina Commedia, un po’ Pinocchio, un po’ I Promessi Sposi: un grande classico. Certo, con le dovute proporzioni, sempre necessarie, da queste parti.
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