Calcio
Dries Mertens non si tocca: non può strapparsi questa sontuosa bandiera
Quando segna – ed è il marcatore più prolifico nella storia del calcio Napoli– porta la mano sul cuore, manda baci a tutti ed indica il terreno dello stadio Maradona, come se volesse dire la mia casa è qui. Sorride, fa le piroette, è gioioso, allegro, euforico, incita il pubblico a sostenere la squadra.
Quando perdiamo si avvilisce, è il giocatore più scontento, come se si rimproverasse la sconfitta, di non aver fatto tutto il possibile per evitarla.
Ha fatto dei goals da cineteca, cammei preziosi, secondo solo a Diego Maradona.
È il centravanti delle serpentine, capace di segnare in spazi strettissimi e di dialogare con passaggi filtranti nell’area di rigore con il compagno più vicino. Si smarca con agilità e sa dribblare con fantasia: lui non passa mai la palla indietro.
Pare che gli anni non abbiano consunto il suo fisico, la corsa è limpida, il fiato tiene ed è in grado di reggere almeno 70 minuti. Quest’anno ha giocato poco e quando è stato impiegato a tempo pieno ha dimostrato il suo fulgido ed inclito valore. Spalletti con lui non deve fare il presuntuoso.
Può fare sia il centravanti che stare dietro le punte, come se fosse l’ultimo suggeritore.
I compagni lo cercano in campo, come se fosse il vero capitano: si affidano a lui se la squadra sta perdendo, affinché possa tirare dal cilindro una soluzione impossibile per rimontare svantaggi non più recuperabili.
Quando parte dalla panchina, partecipa alla partita come se fosse un altro mister e dà sostegno ai compagni, come se fosse in campo.
Ama questa città, come se ci fosse nato, sa stare tra la gente, scende nelle strade, si fa toccare, abbracciare; sorride, scambia anche parole in dialetto napoletano, salta e balla come uno scugnizzo.
E suo figlio si chiama Ciro ed è nato a Napoli: e lui gli ha voluto dare questo nome che a Napoli significa, popolo, mare, allegria, pianto di gioia, sofferenza condivisa, solidarietà, stare insieme.
Dries Mertens non può lasciare Napoli: sarebbe un delitto imperdonabile.
Il presidente De Laurentis non deve proprio con lui che è la nostra bandiera, badare alle ferree leggi di bilancio, alla politica della lesina.
Per Mertens devono esserci tutte le possibili ed impossibili deroghe.
È un campione in campo e fuori, un altro Diego che non può andare via, rompere ed infrangere una storia d’amore con una città che lo ha adottato, lo sente come figlio suo.
E non vale neppure dire che stia a fine carriera e non ha energie fresche come una volta: stupida e stantia asserzione che cozza contro la realtà dei fatti, perché quando ha giocato Dries ha dato sempre l’anima. Non impiegandolo Spalletti ha fatto solo male alla squadra e si è mostrato saccente e sussiegoso, ingiustificatamente altezzoso.
Dries Mertens non si tocca, non può strapparsi questa sontuosa bandiera.
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