Lavoro
Come è bella la città di Pulcinella
De Luca ha fatto il gradasso, lo sceriffo, il saltimbanco, fino a quando per puro caso e per fortuna, i numeri gli hanno dato ragione. Oggi che siamo in pieno allarme sanitario pensa di chiudere tutto, di fermare tutto, provocando una crisi che va oltre quella sanitaria.
Non è civile, sicuramente, assistere allo spettacolo penoso che ha coinvolto ieri sera il centro di Napoli, non è civile attaccare i palazzi del potere, né creare disordine con tafferugli e aggredire le forze dell’ordine, giornalisti e chiunque, in quel momento, rappresentasse lo Stato, la società civile.
È pur vero che per gli esercenti, i professionisti, e per chi si è visto sottrarre entrate, dopo ave fatto sforzi immani per fare quadrare i conti, che avevano stretto i denti e riaperto le proprie attività confidando in tempi migliori, negli incentivi promessi dallo Stato, per costoro la salute è divenuta, ormai, un fatto secondario.
Salute significa anche poter mangiare e sostenere una famiglia. Per fare un paragone, è un po’ come per i lavoratori dell’Ex Ilva che pur sapendo che in quegli stabilimenti si contraeva il tumore, pensavano che fosse necessario lavorare e procacciarsi cibo, evitando di mandare in miseria famiglie intere.
Se nella manifestazione di ieri ci sono state frange di estremisti e l’infiltrazione di criminalità organizzata che specula sulla miseria, bisogna considerare che qui al sud, il problema dell’arretratezza e della miseria ha atavicamente consentito ai cosiddetti poteri paralleli, al secondo stato, quello fatto di attività illecite, di presentarsi col volto del benefattore.
Nell’epoca della globalizzazione, dove il divario tra il ricco e il povero si acuisce sempre di più, dove la forbice delle differenze sociali si amplifica, l’impotenza genera violenza.
Come sostiene Antonio Vigilante nel suo studio su Dolci. “l’impotenza è quella di chi non riesce a mangiare, su scala più ampia, l’impotenza è quella di una popolazione parassitata dalla mafia e dalla politica, i cui diritti trovano un limite preciso nel sistema clientelare; su scala ancora più vasta, c’è l’impotenza come condizione dell’uomo postmoderno condizionato dai mass- media, dai grandi gruppi economici ed industriali, dai persuasori occulti e pesino da istituzioni, come la scuola, il cui scopo dovrebbe essere la piena manifestazione delle potenzialità individuali
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