Fotografia

20 anni con Pino Daniele: al PAN di Napoli la mostra fotografica

12 Novembre 2015

Tra non molto sarà un anno. Un anno senza Pino, un anno da quando, in quella fredda vigilia d’ Epifania, in tutte le strade, i pub, i bar di Napoli e provincia suonavano le canzoni del lazzaro felice, dell’artista che ha cristallizzato per sempre l’anima di una città e della sua gente, facendosene testimone nel mondo. A meno di due mesi da quel triste 4 gennaio 2015, il PAN (Palazzo Arti Napoli) ospita, fino a gennaio 2016, una mostra fotografica (180 scatti) che ripercorre la carriera e la vita di Pino Daniele, a partire dagli anni Novanta. Gli scatti sono di Alessandro D’Urso, bravo a ritrarlo, a fissarlo nelle sue mille espressioni. La curatrice della mostra è Roberta de Fabritiis, a volerla fortemente sono stati il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris e la moglie di Pino Daniele, Fabiola Sciabbarrasi.

Alessandro D’Urso oggi è un fotografo di fama internazionale. Da ragazzo sogna di fotografare Pino Daniele. Una concomitanza di situazioni e la sua risolutezza fanno il resto. Alessandro diventa il fotografo di Pino, l’autore di otto copertine discografiche e di numerosi video.

Più che una mostra fotografica su Pino Daniele (troppo immenso per racchiuderlo in una mostra) è un omaggio ad un amico” fa sapere D’Urso.

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Il tempo è una componente forte della mostra. Il periodo di Nero a metà, del mitico concerto a Piazza Plebiscito, di una Napoli che si scopre blues è passato da un po’, sebbene memorabile. Pino Daniele sta per vivere la sua fase internazionale, con concerti in ogni dove. Sono i tempi di Non calpestare i fiori nel deserto e Dimmi cosa succede sulla terra, di un successo determinante, che condurrà il cantautore anche Oltreoceano. Non calpestare i fiori nel deserto vende nel 1995 800.000 copie e si colloca tra i migliori lavori del periodo, senza contare la Targa Tenco a Sanremo e il premio al Festivalbar. Ancora più strabiliante il successo di Dimmi cosa succede sulla terra che nel 1997 vende oltre 900.000. Pino Daniele diventa una star, il suo destino si slega dall’amata Napoli.

Le fotografie, a colori o in bianco e nero, i video (backstage, spezzoni fino ad oggi privati) accompagnano i visitatori alla scoperta di un musicista poliedrico, che aveva con la chitarra un rapporto viscerale. E di un uomo ridanciano e solitario insieme, innamorato della sua donna, delle sue figlie. Poi ci sono i colleghi: James Senese, Raiz, Giorgia, Irene Grandi, Pat Metheny, Al Di Meola, Peter Erskine, Rachel Z, Jimmy Earl e tanti altri. Immagini sfuggenti, che trasudano passione, vita. Un colpo da maestro per D’Urso, esistenzialista e comunicativo insieme. Accanto alle istantanee, qua e là, frasi, citazioni, aneddoti di quotidianità.

“Si può dire che non c’è una notte in cui nel sogno io non veda il mare. Così da quarant’anni. C’è un rapporto decisivo con il mare (…)”.

20 anni con pino

Come sottofondo, i pezzi immortali, quelle canzoni che chi è cresciuto a pane e Pino non dimenticherà.

Questa mostra suggella il legame tra Napoli e Pino e l’affetto che i napoletani nutrono per l’artista” spiega De Magistris. La stessa Napoli che la sera del 6 gennaio 2015 si radunò in Piazza del Plebiscito per cantarlo a squarcia gola. A volte, infatti, accadono fatti strani. Ad esempio: addolorarsi per la morte di qualcuno che non è tuo padre, non è tuo nonno, non è tuo amico, ma fa parte della tua esistenza. Con Pino è successo. Era popolare: ha iniziato cantando la gente e alla gente è tornato, per non andarsene mai più.

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