Milano

Voucher, quando l’uomo non conta più nulla

13 Marzo 2017

È  un’operaia, romagnola, bionda e dai fluenti capelli biondi. Sul palco, tra i compagni della Fiom, in una sala dell’Università  Bicocca a Milano, sale emozionata. Quando parla pensa a suo figlio  che teme “dovrà lasciare il Paese rimasto senza speranze”. Perché  “gli hanno rubato il futuro”, dice commossa. Mentre “dovrebbe essere il Ministro Poletti a lasciare l’Italia”.

Durante il convegno organizzato dalla Fiom per sostenere i 2 si al prossimo referendum, su voucher e appalti, “per liberare il lavoro e per i diritti”, presenti Maurizio Landini segretario Generale Fiom, Elena Lattuada segretaria Generale Cgil Lombardia e  Alessandro Pagano segretario Generale Lombardia della Fiom, sul palco si susseguono loro: gli operai e la operaie, i lavoratori e le lavoratrici, i compagni e le compagne che difendono il lavoro. Lo dice Diego Tortorici della General Electric che da mesi occupa con i compagni l’azienda. Lo dice Danilo D’Agostino delegato Carrefour, che fa i nomi di quelle imprese che abusano dei voucher. Ma lo dice soprattutto lei, Paola Righello. Che parla della sua azienda come di un centro di reclutamento di schiavi. La condizione del lavoro oggi nelle (poche) fabbriche rimaste è intollerabile. E questo è  il racconto di chi in quelle fabbriche ancora ci lavora.

Paola Righello

Danilo D’Agostino delegato Carrefour

Diego Tortori

Maurizio Landini

 

 

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