Lavoro
Vogliamo fare i medici ma l’imbuto formativo ce lo impedisce
La processione comincia verso le 10.30 del mattino. E il piazzale davanti alla Stazione Centrale e al Palazzo della Regione si tinge di bianco. Sono i giovani medici della Regione Lombardia. Ragazzi che hanno appena ottenuto l’abilitazione dopo enormi sacrifici,
dopo essere stati costretti a subire l’arbitrio di quanti, sopra di loro, hanno suggerito di andarsene all’estero.
Dopo essere stati costretti a leccare le scarpe al Direttore Sanitario di turno, di classica nomina politica, paracadutato per il tempestivo quanto consueto andazzo di far governare la sanità alla politica. Cosi funziona in Italia. Si avanza in funzione di simpatie ed antipatie, per rancori personali, piccole o grandi vendette, per incontri amorosi o lussuriosi amplessi proibiti, che generalmente penalizzano il merito. Cosi può capitare di sentirti raccontare dai medici più giovani che “la sanità pubblica è stata abbandonata a favore di quella privata” , che “ad un certo punto in piena emergenza Covid venivano chiamati i medici in pensione mentre noi restiamo al palo”.
“Vogliamo fare i medici,perché noi amiamo il nostro Paese, ognuno di noi lo ama, ma non si capisce perché ci venga continuamente suggerito di andarcene all’estero dove si guadagna di più e si lavora meglio”
Sono medici, quelli che si sono raccolti in 20 piazze italiane “perché non potevamo starcene zitti, e non potevamo stare zitti davanti al Governo Conte e alla Regione Governata da Attilio Fontana”.
“Se non ci specializziamo non possiamo entrare nei reparti ed essere medici a tutti gli effetti”. Eccola la sanità lombarda, quella pubblica, che alza la voce dopo che 15 mila morti ci hanno lasciato “e voi non potete capire cosa ti rimane negli occhi dopo aver visto le bare essere portate via dai militari”
Se non entriamo nei corsi di medicina generale non possiamo essere sul territorio, negli ambulatori”
“Per troppi anni abbiamo lamentato carenza di personale che l’emergenza Covid ha scoperchiato”.
Questi medici chiedono di poter fare quello che è stato loro impedito a più livelli: nazionale e regionale. Cosa intende fare, ministro Speranza? Cosa intende fare Governatore Fontana? Togliamo l’imbuto?
O non si può dire? O è meglio starsene zitti, perché non dobbiamo fare salire la tensione?
Nell’intervista l’unico consigliere regionale che dialogherà con loro è Michele Usuelli di + Europa. L’unico.
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