Milano
Una passeggiata nel verde a #Milano2030
Forse il modo più semplice per raccontare gli obiettivi del Piano del Governo del Territorio, magari un po’ da sognatori (ma senza i sogni è meglio non fare politica) è immaginare di passeggiare nella Milano del 2030, con la premessa che le cose che racconto si basano su progetti avviati o proposte cardine del nuovo PGT.
Milano 2030. Una giornata estiva d’ottobre. La nostra passeggiata comincia idealmente dalla sede di Regione Lombardia (ovviamente nel 2030 la guida sarà a centro-sinistra, questo concedetemelo!).
Da Melchiorre Gioia si entra nel parco della Biblioteca degli Alberi. E’ stato inaugurato nel 2018, dopo un’attesa di anni. Il progetto è firmato da Petra Blaisse e copre un’area di 10 ettari con giochi d’acqua, attrezzature per i più piccoli e 450 alberi di 19 specie diverse.
Attraversato il parco arriviamo alla Stazione Garibaldi. Se guardiamo indietro di qualche anno troviamo l’orripilante parcheggio di Piazza Freud. Nel 2030 però la Stazione è stata ripensata. Insieme ai nuovi edifici di via Ferrari si è sviluppata sopra i binari una promenade verde pedonale che collega Gae Aulenti con il nord della città. Quando arrivarono i primi progetti i milanesi si divisero molto tra chi gradiva e chi pensava che si stesse strizzando troppo l’occhio alla High Line newyorkese. Ma a Milano ci si divide, si dibatte, poi però le cose si fanno, e anche in questo caldo ottobre troviamo tanti milanesi e non che percorrono la promenade in una direzione o nell’altra. Li vediamo nelle loro t-shirt biodegradabile sfidare questa calda estate d’ottobre, 30 gradi per 10 giorni di fila, ma nulla a che vedere con quella del 2028 dove per un giorno si son toccati i 38 gradi. Sono, dicono, i vantaggi dei cambiamenti climatici ma è uno dei motivi per cui a Milano nel 2019 si è approvato un Piano che riduce il consumo di suolo e aumenta i parchi e le superfici drenanti.
Incrociamo il cavalcavia Bussa che consente di tornare al quartiere Isola. Nel 2020 son stati avviati i lavori per renderlo stabile dal punto di vista sismico, Ora ci si gioca a basket e a ping pong ed è una delle passeggiate più scenografiche della città. Alcuni dicevano in quegli anni che erano spese inutili, perché Milano spende per il rischio di terremoti e per i certificati di idoneità statica, oggi però vediamo i benefici di quegli investimenti.
Dietro al Cimitero Monumentale, sulla sinistra, spuntano gli edifici del Comune. Son sorti recentemente dopo un concorso internazionale di progettazione e hanno accorpato numerosi uffici sparsi per la città. Vi lavorano circa 7mila persone, le altre restano nei presìdi dei 9 municipi.
Dalla High Line sopra i binari è ormai tempo di scendere nello Scalo Farini. “E’ il terzo parco più grande di Milano – dicono le brochure del Comune – un parco pensato per le famiglie, per lo sport e anche per l’arte, grazie alla presenza della nuova sede dell’Accademia di Brera”.
La forza di questo parco è proprio vedere ragazzi dipingere a fianco di bambini che giocano e di tanti altri che corrono e fanno sport. Il vecchio Gino ci sorride e ricorda quando qui veniva per le poste e l’unico grattacielo che si vedeva era il Giò Ponti della Pirelli, ora tramite i cannocchiali che puntano in quelle direzioni i turisti pagano 3 bitcoin per osservare con la realtà virtuale come era la Milano degli anni ‘90.
Ma siamo ormai verso Piazzale Lugano e questo, ancora oggi, resta uno dei punti su cui si dibatte molto. Qui il parco Farini si incontra con quello della Bovisa, distanziati dal Cavalcavia Bacula. In tanti dicono che ora che ci sono le prime auto senza conducente possiamo anche abbattere il Cavalcavia e che far passare i pedoni nel nuovo sottopasso, anche se ampio, è un un cedimento storico al Partito degli automobilisti, ma oggi si transita sotto le arcate dipinte recentemente da un giovane artista italofilippino di grande talento.
Dall’altro lato della strada c’è il solito viavai dei supermercati, quello di Via Colico è aperto ormai da diversi anni. Noi proseguiamo sul nostro percorso verde verso la stazione di Bovisa, d’altronde abbiamo ordinato gli ingredienti della cena guardando i manifesti pubblicitari e ci saranno consegnati alle 19.30.
Quante ne ha viste la stazione Bovisa da quando chiusero le fabbriche lasciando i terreni da bonificare… Poi è arrivato il Politecnico e passo passo il quartiere ha visto tornare i ragazzi, i centri di ricerca, un’università cinese. Nell’ambito del PGT del 2018 si sviluppò un’inedita alleanza tra Comune e Ferrovie Nord per la ricerca, tramite bando pubblico, di un partner che sviluppasse le aree davanti e sopra la stazione. L’esito fu sorprendente. Non solo vi trovano spazio nuovi uffici di alcune aziende del settore alimentare, ma una struttura usata per alcuni anni come parcheggio è stata riconvertita in coltivazioni idroponiche e spazi per la comunità.
Siamo tentati di prendere il nuovo tram che ci porta dall’altro lato della Ferrovia (vedi a cosa servono i famosi oneri di urbanizzazione?) e arriviamo all’università e al Parco della Goccia. Il PGT nel 2018 ha definito che nel parco si sarebbe sviluppato il Politecnico, con i suoi studenti, i centri di ricerca, le aziende che vi collaborano. Ma soprattutto ha stabilito la presenza di un grande parco dotato impianti sportivi nella parte più prossima alla stazione, e caratterizzato da una forte connotazione naturalistica nella parte in fondo della Goccia verso la Ferrovia. E’ da li che usciamo per andare nel buon vecchio Parco Verga e dirigerci verso Stephenson.
Qui sta cambiando tutto. I vecchi magazzini, i rottamai, le aziende che trattano rifiuti stanno contrattando progetti nuovi. In questa zona gli oneri per la riconversione degli edifici industriali si sono dimezzati nel 2019 e questo ha avviato un processo, timido all’inizio e poi sempre più dirompente quando lo Scalo Farini ha iniziato a diventare realtà allargando i benefici e gli investimenti verso nord.
Mentre il percorso verde si stringe verso la ferrovia vediamo passare i treni della Circle Line. Dalla Stazione Certosa a quella di Stephenson il percorso è abbastanza breve, per anni anzi le Ferrovie Nord dicevano che Stephenson non andasse realizzata per questo motivo e che il Comune la confondeva con una metropolitana. Oggi invece la Circle Line viene usata da tanti proprio come una metropolitana. A Stephenson vediamo scendere un gruppo di studenti della Bocconi, erano saliti a Tibaldi e devono andare ad un convegno che si tiene in Statale. Appena scesi tirano fuori dagli zaini i loro monopattini elettrici pieghevoli.
La progettazione di Stephenson è stata complessa proprio perché doveva collegare ben tre quartieri. Quello di Stephenson, che è ancora in trasformazione, l’area di Cascina Merlata, col suo bel parco e la sua scuola, e Mind dove anno dopo anno si è ricreata l’atmosfera di Expo e dove ricerca universitaria e di impresa si incontrano nei settori delle scienze della vita. Per me, appassionato da sempre di mobilità, è una gioia vedere sperimentare in quest’area nuovi modelli di spostamento grazie al progettista del Masterplan, Carlo Ratti, uno dei più grandi esperti di questo tema.
Questa camminata ha provato in modo semplice a raccontare le idee che animano il nostro Piano del Governo del Territorio e gli sviluppi in corso. Sono certo che non andrà esattamente così, perché sarebbe non tenere conto non solo dei problemi ma delle opportunità e delle tecnologie e idee che ancora non conosciamo.
Ma senza sogni, senza un’idea, non ha senso nemmeno iniziare a camminare.
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