Milano
Una notte a Milano con i City Angels: tra città e umanità
Milano, una città in continuo movimento e sviluppo che a volte si dimentica di fermarsi e aiutare chi ne ha bisogno. Giovedì scorso mi sono unito a Mario Furlan e ai volontari di City Angels, un’associazione di volontariato che si occupa di sostenere le persone in difficoltà di 20 città italiane. Nonostante l’imbrunire della sera, arrivato al punto di ritrovo, li riconosco in lontananza dal basco blu, colore dell’ONU, e dalla giubba rossa.
Ore 20:30 sottopasso Mortirolo di via Tonale.
Incontro Mario Furlan, fondatore di City Angels, alla loro base operativa, un tunnel con i treni che ci sfrecciano sopra. Ci sono 6 o 7 senzatetto che dormono. Una decina di volontari sono operativi già dalle 19:30 per preparare cibo, vestiario e sacchi a pelo che poi verranno distribuiti. «Alla sera partono due squadre di volontari» mi dice Mario per spiegarmi cosa faremo questa sera. «Una sull’unità mobile» un furgoncino che il lunedì va nella zona sud, il giovedì va in centro, venerdì va in Cadorna, domenica a Lambrate… «L’altra squadra va a piedi o sui mezzi pubblici. Abbiamo una collaborazione con ATM che ci dà delle tessere di libera circolazione e in cambio ci chiede di presidiare alla sera le linee che le persone potrebbero avere più timore a prendere. Ogni sera aiutiamo circa 50-100 senza tetto. Spesso li troviamo che aspettano, perché sanno che quella sera a quell’ora arriveranno i City Angels. Alcuni fanno anche degli ordini, ad esempio ci chiedono di portare delle scarpe numero 43. Noi non facciamo mai promesse, ma se riusciamo li accontentiamo».
Finiti i preparativi seguiamo con una macchina l’unità mobile verso il centro di Milano: la tappa del giovedì è Corso Europa, vicino San Babila. Quando arriviamo ci sono già 100 persone che ci aspettano nel punto di ritrovo. Iniziamo con la distribuzione e i volontari si dividono in due gruppi, alcuni fanno servizio d’ordine e alcuni distribuiscono.
«Diamo da mangiare, da bere, tè caldo, frutta, yogurt. Il cibo viene un po’ da donazioni e un po’ dal banco alimentare. C’è anche una parte dedicata ai vestiti che ci vengono donati e regalati. Un capo di vestiario a cui non si pensa e che dobbiamo comprare è la biancheria intima. È la cosa a cui si pensa meno, ma è anche la più richiesta. Un Rotary Club ci ha regalato dei sacchi a pelo.»
Ore 22:00 Piazza San Babila
La distribuzione dura circa un’ora. L’unità mobile e una squadra rimangono nel punto di distribuzione, un’altra squadra, a cui ci uniamo noi, prende degli zainetti e si dirige verso le persone alle quali portare da mangiare e vestiti. «Sappiamo dove sono» mi dice Mario mentre ci spostiamo. «C’è chi dice grazie, chi dice che è a posto» Mi spiega che una cosa molto richiesta, e che quasi tutti hanno, sono i telefoni. «Oggi se non hai il telefonino sei un uomo morto. È un bene di prima necessità». I City Angels di Sondrio hanno contattato un’azienda che ricicla telefonini e anche a Milano quando arrivano telefonini si ripuliscono e si danno alle persone in difficoltà economica. Alcuni sono diventati amici dei volontari. Valentino, un uomo di 60 anni di origine rumena, che è sempre in Piazza Fontana, quando ci vede arrivare si mette a cantare improvvisando delle melodie. «Grazie! I City Angels sono angeli che aiutano».
«Nessuno ha fame, tutti hanno da mangiare. Quello di cui molti sentono la mancanza è qualcuno con cui parlare, qualcuno che gli chieda come sta». Mario mi racconta che oltre a cibo e vestiti, vengono forniti anche altri tipi di assistenza. «Capita di trovare persone che hanno un taglio o una ferita che disinfettiamo e bendiamo. Oppure ci sono persone che da settimane non si lavano, perciò abbiamo attrezzato un’unità-doccia. Alcuni si lavano da soli e altri devono essere assistiti. I volontari lavano, tagliano i capelli, mettono la crema idratante sul corpo piagato».
Ore 23:00 Tribunale San Babila
Incontriamo una signora peruviana che faceva l’imprenditrice. Ci racconta che prima del Covid aveva un negozietto, ora fallito. Con molto coraggio vuole ripartire. Incontriamo poi una ragazza italiana, che soffre di diabete e ha problemi di deambulazione. I City Angels la stanno aiutando a trovare una casa popolare. Durante il nostro percorso, non lontano da San Babila, verso il Tribunale, sentiamo gridare e ci dirigiamo velocemente verso una coppia che litiga. Sono dell’est europeo. Lei ci dice che il suo compagno è uno che beve e diventa manesco. Dopo averle parlato l’abbiamo accompagnata all’hub di Via Sammartini, dove vengono chiesti i documenti, viene fatto il test di Mantoux per accertarsi che non abbiano la tubercolosi e vengono smistati nei centri d’accoglienza.
«Direttamente non si può portare nessuno nel nostro centro o da altre associazioni, devono passare dall’hub, anche quando ci sono delle emergenze. Non è detto che arrivino da noi, dipende dall’hub. Anche quando ci dicono che vogliono venire da noi rispondiamo che non lo possiamo garantire.» spiega Mario. «A Bergamo hanno messo i camper e gli è permesso portare direttamente nei centri. Purtroppo noi non possiamo.»
Approfitto dello spostamento per fare a Mario delle domande sulla vita dei senza tetto.
Secondo te perché alcuni non accettano di andare nei centri nell’accoglienza?
I motivi sono due: ci sono quelli che non vogliono rispettare le regole, gli anarchici. Devono arrivare ad una certa ora, mangiare in certi orari, no alcolici, non si fuma dentro, devono comportarsi bene, non si può essere aggressivi. Poi ci sono altre regole che possono essere più o meno condivisibili. In alcuni centri non si possono portare animali domestici o bisogna separarsi da partner dell’altro sesso. Poi ci sono persone che non vogliono andare perché non si sono trovati bene, sono stati picchiati, derubati. Ci sono gruppi di bulli che chiedono il pizzo, anche se dovrebbero essere controllati. Più frequentemente succede che si venga derubati, di notte dormi e ti risvegli il mattino senza le scarpe. Poi c’è quello che dice che nella stanza con 10 che russano, come segherie o gente che puzza, non riesce a dormire.»
Nelle regole c’è un certo rispetto per gli altri ospiti, non si possono soddisfare certi vizi che sulla strada diventano possibili. È vero che mendicando riescono a racimolare cifre che gli permettono di soddisfare questi vizietti?
Credo che arrivino a raccogliere circa una decina di euro al giorno, venti… difficilmente raggiungono i 50 euro.
Tanti hanno animali con loro, perchè?
Il cane è un amico, a volte l’unico. Poi ci può essere qualcuno che vuole impietosire, ma spesso è proprio il loro unico amico. Noi portiamo anche cibo per animali, antiparassitari e vestiti per i cani in inverno. C’era un senzatetto che stava in Largo Corsia dei servi, la polizia locale gli ha portato il cane in canile, lui era disperato poi è riuscito a riprenderselo
Ore 23:30 Piazza Duomo
Scoppia una piccola rissa in piazza Duomo davanti al McDonald, dal lato di Piazza Mercanti. I volontari sentono le grida e ci dirigiamo a sedare la rissa. Un ragazzo nord africano, arrabbiato, viene calmato da un volontario che gli parla in arabo e gli spiega che non è successo niente, che loro intervengono per smorzare queste situazioni. «Non aiutiamo solo i senza tetto. A volte veniamo chiamati proprio qui per ripulire da scritte e sporcizie il monumento della Resistenza e della Shoa. Aiutiamo i turisti che ci chiedono informazioni e se riusciamo li accompagniamo. Anche le persone che escono dai locali, cinema e teatro ci fanno i complimenti per strada, chiedono foto».
Ore 00:00 Base operativa
Dopo mezzanotte l’unità mobile riparte e in 20 minuti torniamo stanchi, ma soddisfatti alla base in zona Centrale, il tunnel da dove siamo partiti. Scarichiamo le cose rimaste e mettiamo a posto in modo che sia pronto per il prossimo servizio. Partecipo al RAP di fine turno e mi metto in cerchio insieme ai volontari, dal grado più alto al più basso, a turno si presentano con il nickname e a cuore aperto esprimono un parere sul servizio svolto. Chi ha il grado più alto ringrazia i volontari e risponde alle domande e alle osservazioni poi viene dato l’appuntamento per i prossimi servizi.
Prima di lasciare il tunnel si crea un assembramento davanti alla sede operativa. «Da tanti anni ripetiamo che qui non si può fare distribuzione perché passano le macchine, ed è pericoloso soprattutto se arrivano ubriachi o fatti. A volte succede anche che si debba alzare la voce. A inizio servizio gli diciamo di andare in San Babila o di tornare a mezzanotte e mezza, ma in un punto lontano dalla strada. Alcuni si adeguano facilmente, altri fanno più storie. La regola deve essere uguale per tutti. Se ne fai entrare uno. poi vogliono entrare tutti…»
Cosa devono fare per venire nel vostro centro d’accoglienza?
Devono andare all’hub. I senza tetto a Milano saranno più o meno 2000. In inverno, da quello che mi ha detto l’Assessore Bertolè, i posti letto si aggirano intorno ai 1600 quindi almeno 4/500 restano fuori, ma sono gli irriducibili, quelli che non vogliono andare nei centri d’accoglienza. Durante i mesi dell’emergenza freddo chi vuole andare nei centri d’accoglienza più o meno riesce a trovare il letto. Il problema arriva con la bella stagione, quando arriva il mese d’aprile. I posti letto vengono tagliati e per una questione di budget molti devono tornare in strada. Noi riusciamo ad andare avanti tutto l’anno, alcuni centri chiudono. Fisicamente ci sono i posti letto, ma non ci sono più i fondi per mantenerli. Se vuoi andare avanti senza il Comune devi avere i soldi ed essere finanziato.
Torno a casa stanchissimo, ma arricchito da un’esperienza che credo tutti dovrebbero fare, perchè aiuta a conoscere e vedere alcune situazioni da un punto di vista diverso.
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