Milano
The day after in Regione Lombardia, tra ansie e nuove prospettive
Il giorno dopo l’annuncio della rinuncia di Maroni, molte le facce stralunate, molti i mal di pancia, molte le incognite sul futuro che si leggono sui visi di tutti: consiglieri, assessori, giornalisti.
Come insegna tuttavia la letteratura politica, spesso per semplificare le cose bisogna complicarle. Maroni che se ne va ma resta a disposizione colpisce; a mezza bocca sono in parecchi a dirmi: “Non me lo aspettavo”.
Tuttavia interpellati PD, Forza Italia, Lega e Cinque stelle si evince con chiarezza quello che sta per accadere: la Lega si prepara a una campagna elettorale indebolita da questa scelta ma anche rafforzata dall’ipotesi di poter ottenere la Lombardia (con Maria Stella Gelmini o Attilio Fontana lo sapremo tra poco) e anche Palazzo Chigi.
La Sinistra che – preparandosi a perdere – ritrova invece la forza e la convinzione di potercela fare, nella regione in cui perde da 23 anni di fila. E – nel caso in cui Maroni andasse al Governo del paese – potrebbe anche avere un ruolo da protagonista in una maggioranza a guida Forza Italia e Lega, avendo il 33% della maggioranza (ricordate Benigni e Troisi quando reincontrano Leonardo che ha nel frattempo inventato il treno, in “Non ci resta che piangere?” “Trentatré, trentatré e trentatre” dice il Maestro rivolto a entrambi).
In questo caso Renzi con il minimo dei voti avrebbe comunque un ruolo in un rinnovato patto del Nazareno, allargato alla Lega di Maroni che avrebbe scalzato nel frattempo Salvini, costretto a rinculare ma ad accettare il verdetto potendosi comunque accollare il merito di essere il vincitore morale capace di portare – prima volta nella storia – un leghista a palazzo Chigi. Berlusconi, a sua volta indicato come un vecchietto pronto a chiudere in un hospice la carriera di magnate, si vedrebbe (e in parte già lo è) rilanciato quale stratega di prim’ordine in chiave politica. Infine i Cinque Stelle verrebbero relegati al ruolo in cui sono più bravi: all’opposizione pronti a saltare addosso agli avversari (“il Palazzo contro di noi”, quante volte lo abbiamo sentito?).
Insomma tutti felici dentro una società liquida che già dopo il 4 marzo costringerà tutte le forze a doversi reinventare. Forza Italia per andare oltre Berlusconi, il PD per risolvere la diaspora tra Renzi e la sinistra e la Lega a dover rinascere dopo il lento falò provocato da un’eutanasia indotta da un fallimento finanziario (“mi sono rimasti 15 mila euro sul conto” ci ha detto Salvini il 3 Gennaio scorso).
Anno Nuovo, vita nuova. Così è, se vi pare.
Massimiliano Romeo capogruppo Lega in Regione Lombardia
Claudio Pedrazzini capogruppo Forza Italia in Regione Lombardia
Dario Violi candidato Cinque Stelle alla Presidenza della regione Lombardia
Infine il capogruppo del PD in Regione Lombardia Enrico Brambilla
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