Governo
Suor Virginia e Padre Marco
Marco Travaglio è il giornalista più talentuoso di questi nostri anni confusi. Però però… anche il Talentismo dovrebbe avere un limitismo, no? No. Ogni limite, anche fisico, è superato di slancio, nell’ editoriale titolato “A lavorare”, su Il Fatto dell’8 settembre (vista la data anche “Tutti a casa” poteva essere un’idea…) Marco passa alla trans-avanguardia: si finge Virginia Raggi e in quella veste (non so se in jeans o in tubino nero) scrive in prima persona singolare le parole e le virgole che la sindaca dovrebbe pronunciare pubblicamente, per chiedere scusa al Movimento Cinque stelle e ai suoi Romani, e ottenere così – dopo una confessione piena e sincera – il salvifico perdono dei peccati. …Ecco, leggere mi ha riportato all’infanzia dei timori e tremori di Sagrestia… l’odore di incenso, il silenzio della Chiesa, e il Confessionale buio dove un Parroco severo ti ascoltava ripetere la preghierina di espiazione dei peccati… e se sbagliavi erano guai! “Oh Gesù d’amore acceso, non ti avessi mai offeso! Oh mio caro buon Gesù non ti voglio offender più”. Poi ho cambiato ricordi: Travaglio “en travesti” l’ho rigirato in burlesque, e ho canticchiato una di quelle vecchie ballatacce popolari dove l’amante si traveste da frate per “confessare” la suora, nel convento del peccato. La qual suora, tuttavia, dopo la compiacente e appassionata confessione, non ritorna vergine. Resta Virginia.
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