Milano
Silvio torna all’Isola per gli 80anni: “in questa casa da bimbo dormivo in sala”
La storia di Silvio Berlusconi, morto il 12 giugno a 86 anni per una leucemia, parte da Milano, in via Volturno 34, quartiere Isola, dove la famiglia si stabilisce dopo la guerra. La casa è quella dell’amata nonna. In questo stesso quartiere c’è la storica sede del Partito Comunista e qui tra gli altri, incontrerà l’amico di tutta la vita, Fedele Confalonieri, insieme al quale frequenta le scuole salesiane di via Copernico. Alla vigilia del suo ottantesimo compleanno e di un intervento al cuore, il 28 settembre del 2016, poco prima dell’orario di cena, Berlusconi sceglie di fare visita alla sua “casa natale”. Questo articolo è stato pubblicato, per la prima volta, quella stessa sera.
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Sette e trenta di un mercoledì sera qualunque. Giuseppe suona il citofono. Domenico, il coinquilino con il quale condivido l’appartamento di via Volturno all’Isola, a Milano, da ormai quattro anni, corre in camera esclamando: «C’è Berlusconi qua sotto».
Incredula mi affaccio dal balcone a verificare la notizia, che aveva tutta la parvenza di essere uno scherzo del buon Giuseppe. Due auto ingombranti e particolarmente lucide sono parcheggiate di fronte al portone del condominio, non è uno scherzo. Prendo le chiavi, l’iphone e non mi preoccupo del pigiama rosa a pois che indosso, e corro giù con Domenico per raggiungere l’amico, ma soprattutto il “vecchio” Silvio.
L’autista ci osserva nella nostra concitazione e sorride divertito. Mi giro a destra e vedo arrivare Agostino (anche lui condivide l’appartamento con me), che conclude una conversazione al telefono dicendo all’interlocutore: «Luca ti chiamo dopo, ho Berlusconi sotto casa». Mi giro a destra, e da via Sebenico spunta Silvio Berlusconi, proprio lui, oggetto di tante discussioni politiche, di molti malumori e insofferenze, uomo che, a suo modo, mi ha aiutata a capire da che parte stare.
Gli stringiamo la mano, lui sorride, è emozionato nel vedere quattro trentenni (sembriamo più giovani) ad aspettarlo di fronte al portone che da ragazzino varcava quotidianamente. Facciamo una foto, un paio a dire il vero. Agostino, da fedele milanista, lo chiama Presidente e vorrebbe molto dirgli quanto gli manca quel Milan lì, ma si limita a ringraziarlo per gli anni d’oro. Silvio ci guarda, cerone sul viso e capelli finti come siamo abituati a vedergli addosso, vestito elegante, quasi come se il tempo non volesse e dovesse passare mai per lui, e invece è proprio passato.
Ho le chiavi al collo, indosso un pigiama rosa a pois e un paio di infradito arancioni, abito nel condominio in cui viveva sua nonna. «Sapete, una volta abitavo qua io» – afferma il Cavaliere – guardando commosso le finestre e indicandoci quelle che una volta erano le sue. «Noi viviamo al secondo piano» – dico timidamente, mentre lui racconta che da bambino dormiva in sala. Gli chiediamo se vuole salire, o suonare agli inquilini di quella che un tempo era casa sua, ma non se la sente. Vorrebbe sapere com’è oggi quell’appartamento, ma non ha voglia di suonare o arrecare disturbo. Domani compie 80 anni. Vorrei chiedergli molte cose ma mentre lo guardo andare via con un passo piuttosto stanco e affaticato, mi limito a dire: «Auguri per il suo compleanno».
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