Milano
Se l’università trasloca
Ho frequentato Milano, molti anni fa, da studentessa ‘pendolare’ di una delle facoltà scientifiche della Statale a Città Studi e la notizia del loro futuro trasloco nell’area di Expo mi ha rattristato.
Non ho una grande nostalgia di quegli anni e di quei luoghi e mi rendo ben conto dell’esigenza, che già allora era urgente, di spazi più ampi e di servizi adeguati per gli studenti; ma trovo molto negativa la tendenza, in atto già da tempo (con il trasferimento di una parte del Politecnico alla Bovisa e con la nascita del polo di Milano-Bicocca), a spostare in periferia le facoltà tecnico-scientifiche.
Il rischio è quello di “ghettizzare” la formazione scientifica superiore, allontanandola dalla vita quotidiana dei milanesi e facendola diventare definitivamente qualcosa per “addetti ai lavori”, del cui destino ci si può facilmente disinteressare; se poi si aggiunge la prevista contiguità, nell’ex area Expo, con i centri di ricerca di alcune importanti multinazionali, diventa concretissima la prospettiva che le facoltà scientifiche si trasformino, nell’immaginario collettivo, in “fabbriche” destinate alla produzione di personale qualificato per le grandi aziende, anziché restare luoghi dedicati alla ricerca libera “pura” e applicata.
Attualmente, la formazione universitaria a carattere scientifico non gode di ottima salute: a livello italiano, i suoi iscritti eguagliano quelli delle facoltà di ingegneria, ma sono circa un terzo di quelli delle facoltà umanistiche e sociali. Isolarli insieme ai loro docenti in un ambiente lontano dalla quotidianità metropolitana, benché nuovo ed efficiente, è un pessimo segnale: alimenta una sensazione di estraneità reciproca che non fa bene a nessuno.
Cari milanesi, tenetevi stretti i vostri aspiranti scienziati: sono anche quelli come loro che hanno fatto grande la vostra città…
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