Eventi
Festival e fiere, il digitale le salverà. Parla Samuele Franzini, CEO WYTH
La fisicità è una commodity, non un asset. Può sembrare una frase provocatoria, una boutade quasi, ma in realtà la grande accelerazione – sociale, tecnologica, economica, culturale – che il Covid-19 ha impresso al mondo ha palesato la necessità di smarcarsi da paradigmi risalenti a due secoli fa. L’ufficio, racconta la rivista dell’Economist 1843, è nato nei primi decenni del XIX secolo, e per quasi due secoli ha prosperato, divenendo parte essenziale delle vite di miliardi di esseri umani. La pandemia ha però dolorosamente dimostrato che esiste un’alternativa più che valida all’ufficio, e si chiama smart working (nelle sue molteplici accezioni, ovvio).
La pandemia ha messo in crisi anche festival, fiere, manifestazioni, eventi di ogni tipo. Ma come per l’ufficio, anche qui il digitale può venire in soccorso. Lo spiega Samuele Franzini, CEO di WYTH, e teorico della “rivoluzione della convergenza”. La premessa alla base di questa startup con sede nel Canton Ticino – a Lugano, per la precisione – è semplice: gli eventi in digitale saranno sempre più centrali, ma allo stesso tempo si tenderà ai cosiddetti eventi ibridi, che il profano potrebbe leggere come “eventi aumentati”. Dice Franzini:
Un evento ibrido è un evento al quale si è liberi di partecipare sia on-site che online. Per noi un evento ibrido è anche un’ottima occasione per portare un po’ di digitale nella dimensione fisica e il contatto umano, tipico della dimensione fisica, all’interno dell’esperienza digitale. Al momento la situazione sanitaria rende obbligatoria la riduzione degli spostamenti ma cosa succederà in futuro? Il mondo della event industry ancora non sa bene cosa aspettarsi. È facile pensare che le persone, anche a pandemia arginata, saranno caute nell’intraprendere un viaggio per recarsi ad una fiera di settore, ci penseranno bene prima di andare ad un festival e condividere un evento a distanza ravvicinata con molte altre persone. Perciò io credo che la modalità di gestione ibrida si imporrà sempre di più in quanto risulta essere una valida alternativa alla presenza fisica.
L’imprenditore, un tecno-creativo di Varese appassionato di hockey e fotografia, ha sviluppato con i due soci appunto WYTH, software “che permette la creazione di community private in cui i contenuti live e on-demand incontrano il pubblico sia online che on-site”. Una piattaforma molto customizzabile che in questi mesi sta spopolando nel mondo dei festival, delle fiere, delle università. Franzini spiega:
Attraverso WYTH la dimensione di networking, il contatto con gli altri attraverso chat e video chat, sono tutte funzionalità che rendono l’interazione presente ed efficace anche se attraverso il digitale. Del resto ciò che noi diciamo a potenziali investitori è che WYTH vuole rendere più fisici gli eventi digitali e più digitali gli eventi fisici.
In realtà la pandemia ha rappresentato, per la startup, una sorta di battesimo del fuoco. Lo dice chiaro e tondo Franzini nel corso della conversazione:
WYTH è stata fondata a inizio giugno 2020. Stavamo lavorando a questo prodotto da più di due anni ma a febbraio abbiamo subito capito che poteva essere uno strumento molto utile a supportare una industry, come quella degli eventi, che di lì a poco sarebbe entrata in una profondissima crisi. Durante questo periodo abbiamo visto succedere di tutto, c’è stata molta sperimentazione da parte degli organizzatori, delle agenzie e delle aziende. Noi abbiamo connesso più di 60.000 persone durante gli eventi organizzati nei primi sei mesi su WYTH e possiamo dirci molto soddisfatti dei feedback ricevuti dai clienti e dai partecipanti. Al momento del lancio del prodotto, in occasione del concerto Heroes che si è tenuto a settembre all’Arena di Verona, avevamo tutti gli occhi puntati addosso. Si è trattato del primo concerto italiano in streaming a pagamento. Circa 40.000 persone si erano registrate. Non male come primo test per il sistema!
La startup ha un orizzonte autenticamente globale, e non solo perché il team è composto da uomini e donne da ogni angolo d’Europa, e i tre soci si dividono tra l’Italia, Lugano, Oslo e Stoccolma. I loro clienti sono in tutto il mondo, e anche se si concentrano sugli eventi in generale e sugli istituti di formazione, nel 2020 hanno trovato le energie per sviluppare la loro prima verticalizzazione, per il mercato dei film festival e dei mercati cinematografici. Spiega l’imprenditore:
Lo scorso anno, anche mercati audiovisivi di riferimento come il Marché du Film di Cannes, il festival di Locarno e la Mostra di Venezia si sono dovuti ridimensionare drasticamente a causa della pandemia. Noi offriamo loro una soluzione per gestire gli eventi ma anche per rimanere in contatto con la propria community durante tutto l’anno, generando un business che non si limita ai giorni dell’evento ma che è molto più proficuo e duraturo. In generale, pensiamo che le community private diventeranno a breve un elemento strategico per i brand e avere una suite di prodotti come la nostra per coprire ogni esigenza può rivelarsi una chiave importante per il successo di questo tipo di progetti.
Una startup del genere sarebbe perfetta per l’ecosistema dell’innovazione di Milano, uno dei poli europei della creatività, dell’eventistica e delle fiere. Perché allora ha sede in Svizzera, è la domanda che sorge spontanea? La risposta di Franzini è esaustiva:
Io sono originario di Varese e conosco Lugano da quando ero bambino. Ho giocato per tanti anni a hockey su ghiaccio a Varese e il Lugano era la squadra svizzera che preferivo, e nella città avevo diversi amici. Con il passare degli anni Milano, città che mi ha accolto da quando avevo vent’anni, era diventata per me troppo “esasperata”, e sentivo la necessità di avere una base in una città più tranquilla. Lugano è stata un’ottima scelta: è molto bella, piccola e tranquilla ma è anche una città che ha un forte bisogno di reinventarsi, offre una rete di supporto alle startup davvero interessante, e ci sono ottime università. In generale la Svizzera offre un sistema semplice, stabile e performante alle aziende e agli abitanti, e la posizione geografica di Lugano è comoda sia per andare a Zurigo che per andare a Milano. E non va trascurato il fatto che è davvero bella e a misura d’uomo.
Insomma, Lugano periferia hi-tech di Milano? Questa domanda meriterebbe una riflessione a parte. Ma il digitale, così come cambia il mondo degli eventi, cambierà anche Milano.
La foto di copertina per il post è tratta da Pixabay.
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