Beni comuni
Sala Reloaded
La ricandidatura di Sala fa senz’altro tirare un sospiro di sollievo in un periodo dove l’ultimo problema che ci si vuole porre, specialmente in casa PD, è quello di andare a cercare un nuovo candidato che riesca a unificare le tante anime di tutto quello che non è centrodestra.
Ho sempre avuto una grande stima, specialmente umana, per il Sindaco, travolto da una marea che ha gestito con grande dignità, prendendosi anche la responsabilità degli errori commessi di fronte a questa inizialmente imperscrutabile calamità. Considero Sala una persona per bene, posata e capace di riflettere su sé stessa, che ha presente le sfide che ci aspettano nel futuro e ne comprende la portata.
Sala si candida a sindaco di una nuova città, con un animo diverso e obbiettivi di un’altra era. Milano dovrà re-inventarsi apprendendo le durissime lezioni del Covid, che le hanno mostrato quanto sciocca, fragile e socialmente povera fosse la retorica markettara della città vetrina, in perenne imbellettamento, che vendeva ad acquirenti esterni pezzi di sé sempre più infiocchettati.
Quella retorica buona a portare grandi investitori che magari avrebbero anche contribuito a creare valore diffuso per la città, non si presta a gestire la Milano post-Covid, bisognosa di ricostruire le basi sociali, culturali e ambientali del suo futuro.
Milano non potrà e non dovrà pensare di ripartire da dove ha lasciato, per ricreare il valore perso dagli “investitori” che non la hanno tenuta per mano durante questa guerra, preferendo correre ai ripari in attesa di tempi più glamour.
Ci sarà invece da ricostruire una Milano di lungo respiro, una città che possa essere il futuro di chi ci vive. Dovrà re-inventare quegli spazi che aveva destinato a creare profitto per gli investitori del mondo che fu, per farne luoghi di valore collettivo, che rendano questa città più a misura di chi ci abita e più sostenibile.
Bisognerà concentrarsi sull’inclusione di chi è già qui e che vive realtà sempre più diverse da coloro che vivono questa città dai quartieri più alti. Milano non dovrà valorizzarsi diventando sempre più costosa e preziosa, ma sempre più distribuita, aperta e viva. Il marketing serve a vendere alla gente ciò di cui non ha bisogno, non si presta ad essere il linguaggio e lo spirito guida di una città che dovrà rispondere di bisogni essenziali.
Per ricostruirsi con un occhio ai prossimi decenni, Milano dovrà cambiare paradigma, come già si è iniziato a capire, e porsi nell’ottica della Economia Rigenerativa. Dovrà mirare a rafforzare quelle basi sociali che permettono a più persone di accedere non solo ai servizi essenziali, ma anche alle opportunità dello sviluppo. Dovrà curare e rigenerare il proprio capitale naturale per le generazioni presenti e future, senza consumarsi nella bulimia.
Milano, insomma dovrà passare attraverso la sua crisi spirituale per ritrovarsi e riappropriarsi della propria forza creatrice. Si riscoprirà più umana e sostenibile così facendo, e se dei fondi immobiliari non potranno avere le proprie speranze di speculazione soddisfatte in una Milano che non pensa solo a loro, beh, avremo finalmente più parchi.
Forza Sindaco, il bello viene adesso.
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