Milano

Sala mostra i muscoli. Ma ha davvero voglia di fare il sindaco di Milano?

9 Novembre 2015

Un paio di cose, sicuramente, le abbiamo capite, dopo aver visto Che Tempo che Fa di questa domenica sera di Novembre. La prima, più evidente, che salvo cataclismi Giuseppe Sala si candiderà a sindaco di Milano. Accettando le primarie, sulle quali ha bofonchiato e gesticolato lasciando intendere che non si sottrarrà al rito delle primarie. Del resto, hanno firmato tutti per farle, salvo che il pressing renziano per non farle – pensate: il pressing renziano per non fare le primarie – non arrivi in qualche modo a segno.  Ma quella della candidatura di Sala, dalle nostre parti, non è proprio una notizia, visto che lo scriviamo da quei sei/sette mesi comodi. La seconda, più interessante e nuova, è che Sala mostra i muscoli fin da prima di ufficializzare la discesa in campo. Dopo essere stato ospite martedì scorso nel talk show de La7 condotto da Giovanni Floris, ed avendo lasciato – a qualcuno, pochini, in verità – il dubbio che si trattasse di una frenata, è tornato oggi in scena. Da Fabio Fazio, prima serata della domenica sera, appuntamento ormai tradizionalissimo. Lo spettacolo televisivo più seguito d’Italia. C’è andato evidentemente per fugare i dubbi. No, quella dell’altra sera non era una frenata, per chi non avesse capito lui c’è, ci sarà. Per essere chiarissimo, poi, non c’è andato da solo, ma con uno degli attori più popolari d’Italia: Antonio Albanese, suo amico personale, spesso visto in sua compagnia ad eventi in società, e in occasioni più riservate.

Albanese gli ha fatto da speaker, da scudo, da finto pungolo. Da Fabio Fazio, domande poche e lievi, come da stile della casa, e non è il caso di discuterlo qui, perché chiedere a Che Tempo Che Fa di diventare il Letterman Show proprio stasera sarebbe utopia, o forse semplicemente stupidità. Però il dato acquisito è che, neanche il tempo di dubitare per pochi di una sua effettiva disponibilità, ed ecco che lui – sicuramente consigliato alla mossa – va a Che Tempo che Fa e spiega che la sua disponibilità a fare il sindaco c’è. Ora nessuno può più dire che sono elucubrazioni, fantasie, speculazioni. L’ha detto lui, e quindi bisogna confrontarsi definitivamente con il fatto. Sala c’è, e chi ha con sè? Sicuramente, un pezzo della struttura di Expo2015, e probabilmente il consiglio di scendere in campo, e di tenere il punto mediaticamente nella televisione della domenica sera è venuto proprio da quelle parti. Ha con sé, abbastanza esplicitamente, un pezzo di partito democratico: non tutti i renziani milanesi, ma sicuramente alcuni di loro, anche rappresentati nella giunta che fu di Pisapia. A dire che l’uscita è stata positiva, peraltro, è stato l’ex direttore generale del Comune (primo periodo dell’attuale giunta) Davide Corritore, che sul suo profilo di Facebook ha prontamente scritto: “Da Fazio, Sala pre-candidato. Tecnicamente parlando, buona la prima”. Corritore, che oggi è presidente della Metropolitana Milanese del Comune, è stato tra i primi a puntare su Pisapia quando non ci credeva nessuno, al tempo delle scorse primarie, e da allora il suo parere è sempre ascoltato con attenzione, a Milano. Poi, con Sala, ci sono sicuramente i salotti del centro, quella “zona 1” nella quale il manager brianzolo è ormai da tutti osannato e coccolato, esibito come “amico” anche da chi l’avrà visto due volte e portato come un anello al dito tanto più adesso, che è promesso sindaco di Milano. Da quelle parti, naturalmente, vivono anche i poteri di Milano, le banche, la finanza, i grandi avvocati, i consulenti, i costruttori, e chi sulla Milano di domani, adesso che è tornata centrale per la politica la finanza e per il mondo, vuole poter dire la sua. E poi, neanche il tempo di dire che la sua disponibilità c’è, Sala si trova al fianco anche gli autoproclamati milanesi che lo sostengono, costituiti in un gruppo di Facebook. Insomma, interessi precisi e forti, pezzi di ceto politico, professionisti, imprenditori, competenze e annusatori di scia in cerca di un bis, un apparato mediatico impressionante già prima ancora di cominciare, consulenti alla comunicazione in coda come ai tornelli nei giorni migliori di Expo: il giro di Sala è ampio e solido. Con lui ci sono davvero pezzi importanti di città e c’è sicuramente Matteo Renzi. C’è la società civile, gli attor comici e quelli drammatici, e di lui abbiamo già scritto, perché lo pensiamo, che ha le carte in regola per essere un buon sindaco. E però, una domanda ci resta, ed è una domanda che riguarda lui, proprio lui.

Ma dopo gli anni duri di Expo, l’amarezza delle inchieste, la stanchezza massacrante di un serio professionista che si è dedicato – lo sappiamo per certo – anima, corpo, attenzione e sacrosanta ambizione alla causa del grande evento, Beppe Sala ha davvero voglia di tirare dritto per altri anni per fare il sindaco di Milano? Per candidarsi, fare una campagna elettorale per le primarie, eventualmente vincerla, farne un’altra per la città, e poi governarla tra i mille stress, l’esposizione pubblica, il dovere di rinnovare i propri strumenti di conoscenza della città, che è più grande, complessa e stratificata di un grande evento come Expo? Ha voglia di mettere in crisi le proprie certezze e le proprie fiducie, lasciarsi criticare aspramente da chi è in buonafede (non tutti i critici sono nemici, e dopo gli ultimi peana per il “grande successo” di Expo forse è più difficile ricordarlo), fare i compromessi che servono, consumarsi le scarpe per andare lontano da quel centro che profuma di canfora di sartoria e di mobili antichi? Insomma, il supermanager ha voglia di altri anni senza staccare mai la testa dalla concentrazione che serve, e senza togliere la faccia dalla ribalta, che oggi sembra comprensibilmente una dolcissima droga, ma domani, come tutte le droghe, rischia di togliere sonno, serenità, dedizione? E salendo di un piano, per fare la stessa domanda, chiederemmo: il cittadino Giuseppe Sala sente che fare il sindaco di Milano è la sua vocazione, è la strada da percorrere adesso perché è lì che può fare il meglio, al di là della pressione ambientale che lo spinge, dell’ambizione propria e, soprattutto, delle lusinghe degli altri? Facciamo queste domande perché, da quel che vediamo in pubblico e da quel che sentiamo ascoltando la città, abbiamo un dubbio, sincero, sulla risposta vera.

Se la risposta è sì, non abbiamo altre domande: prosegua per questa via, si candidi e si giochi la sua partita. Ma se ha un dubbio, se quella stanchezza e quella pressione cui spesso fa cenno non è solo una condizione di chi dorme poco da troppo tempo ma una crepa più profonda con un ruolo pubblico e faticoso, allora si prenda la libertà di ringraziare tutti e declinare. Da cittadini e da milanesi lo ringrazieremmo in entrambi i casi: a patto che il sì o il no siano la risposta “giusta”.

 

 

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