Milano
Sala al Foglio sul Salva-Milano: “Una prassi iniziata con Pisapia, per dieci anni nessuno ha detto beh”
Il sindaco di Milano, Beppe Sala, ha scritto un intervento pubblicato su Il Foglio in cui difende le politiche urbanistiche del Comune e spiega le ragioni alla base della norma definita Salva-Milano
Il sindaco di Milano, Beppe Sala, ha scritto un intervento pubblicato su Il Foglio in cui difende le politiche urbanistiche del Comune e spiega le ragioni alla base della norma nota come “Salva-Milano”, approvata un mese fa alla Camera, ma che ancora deve passare il vaglio del Senato e la cui approvazione definitiva non sembra scontata. L’intervento del sindaco è sicuramente una risposta alle recenti critiche sollevate da parte del mondo accademico , ma anche un’analisi critica dalle interpretazioni della Procura sulla gestione degli interventi edilizi e sulla monetizzazione degli standard urbanistici, che ha poi portato alla necessità di interventi legislativi che sbloccassero la situazione.
La visione del Comune secondo Sala: riqualificare, non cementificare
Nel suo intervento su Il Foglio, Sala precisa che Milano “non ha bisogno di poter essere salvata, ma di un intervento normativo chiaro” per semplificare e incentivare i processi di ristrutturazione edilizia. Rivendica l’approccio dell’amministrazione, che da anni punta a “limitare il consumo di suolo non edificato e a promuovere il recupero degli edifici degradati esistenti”. Questa politica ha portato alla demolizione di immobili inutilizzati e alla loro bonifica per favorire “la ricostruzione di edifici ad alta efficienza energetica con destinazione residenziale o terziaria”. Sala sottolinea come l’intervento normativo della Regione Lombardia abbia ampliato tali possibilità, semplificando le procedure per incentivare la rigenerazione urbana. Particolarmente significativo è il passaggio in cui l’attuale sindaco spiega che le prassi e le azioni contestate siano radicate a Milano “da oltre dieci anni”, cioè quando la città era guidata da Giuliano Pisapia.
Le critiche della Procura
Sala affronta poi le contestazioni mosse dalla Procura, che hanno portato poi al Salva-Milano, spiegando che alcune accuse riguardano questioni interpretative e giuridiche legate agli interventi di ristrutturazione. “Secondo la Procura, l’intervento edilizio si può considerare di ristrutturazione solo se si assicura una continuità ‘strutturale e funzionale’ con l’edificio demolito”, afferma Sala, evidenziando come questo approccio sia spesso impraticabile nei casi in cui un edificio sia irrecuperabile. Più concretamente, il sindaco spiega: “C’è un fabbricato industriale abbandonato, con suolo quindi già consumato e spesso inquinato, che funziona come una struttura in orizzontale. Qualcuno lo compra e chiede di demolirlo, bonificare il terreno e realizzarvi residenze, normalmente in verticale”. L’obiettivo, spiega Sala, è garantire uno sviluppo urbano sostenibile senza consumare nuovo suolo. Il Sindaco sottolinea come la Procura non stia indagando nessuno per reati di Corruzione nè Concussione, cioè di come non ci sia neanche l’ipotesi che i membri della amministrazione o i funzionari si siano indebitamente arricchiti per favorire i costruttori, ma anche che la giustizia penale è intervenuta solo dopo che i tribunali amministrativi avevano dato sempre ragione al Comune di fronte ai reclami di cittadini e comitati.
La questione della monetizzazione e le conseguenze del blocco edilizio
Un altro punto centrale è la monetizzazione degli standard urbanistici, che il sindaco difende come uno strumento legale e utile per incentivare la riqualificazione. “In alcuni casi il Comune, invece di farsi dare un’area per i servizi, richiede un contributo economico per investire in politiche pubbliche”, spiega, respingendo l’accusa di favorire interessi privati. Sala denuncia inoltre i rischi economici legati alle polemiche: “La città di Milano ha subito un fortissimo rallentamento edilizio, con una drastica diminuzione degli introiti per il Comune, pari a circa 140 milioni di euro in meno rispetto al periodo del 2023”. Questo, aggiunge, ha comportato il fermo di molti cantieri e la perdita di oltre 3.000 posti di lavoro nel settore delle costruzioni.
Concludendo, Sala lancia un appello al Parlamento e al Governo affinché si faccia chiarezza normativa per sbloccare l’iniziativa pubblica e privata, sottolineando che oggi è necessario agire per superare le incertezze interpretative che soffocano lo sviluppo urbano. “Abbiamo adottato formule che permettessero di snellire i procedimenti, senza che nessuno contestasse il nostro operato” mentre oggi “siamo agli appelli pubblici”, scrive.
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