Milano

Quelli che scoprono ora i profughi in stazione centrale

11 Giugno 2015

Fa sorridere amaramente lo stupore con cui si scopre ora che nel mezzanino della stazione centrale ci sono i profughi. Proprio loro, gli scappati da un guerra, quelli che glielo leggi in faccia che cosa gli è successo, che cosa si sono lasciati alle spalle.

Quali traumi hanno subito, quali umiliazioni. Perché di dirtelo, forse non ne hanno mica voglia. Molte volte hanno i figli con sé.

Non vi è mai capitato in questi mesi di vedere bimbi giocare sulle scale mobili che sono rimaste intatte dalla ristrutturazione della stazione che ha trasformato il tutto in un grande centro commerciale? Non vi siete mai chiesti perché lo stavano facendo sotto gli occhi attenti di un paio di poliziotti che umanamente assecondavano quel desiderio di un po’ di svago?

Scorro le agenzie giornalistiche. Scopro che toh, ci voleva un tweet di Matteo Salvini sulla scabbia dei profughi perché la Asl decidesse di mettere finalmente un presidio sanitario in stazione. Fino ad oggi c’erano solo un paio di medici volontari che si arrangiavano come potevano. Ed è stato così da ottobre 2013.

Fino ad oggi forse si pensava che sui barconi si viaggiasse come in prima classe, puliti e curati.

Fa arrabbiare la litigiosità politica di casa nostra, che invece di prendersela tra loro, farebbero meglio a dire con voce unanime che il vero scandalo è un’Europa che chiude gli occhi, che non vuole vedere la necessità di aprire un corridoio umanitario per far arrivare queste persone in Svezia, in Germania senza doversi mettere in mano ai passeur anche per l’ultimo tratto di questo esodo. Soldi, danno soldi a questa gentaglia che non ha pietà nel lucrare sulle loro tragedie.

Ieri sera, raccontano gli operatori di Casa Suraya, la struttura di accoglienza messa in piedi da Caritas per le famiglie, una anziana signora eritrea ha tentato di passare il Brennero per raggiungere il resto della sua famiglia che ce l’ha fatta. Questa mattina è tornata indietro. Disperata.

Dei 62mila in transito da Milano lo scorso anno solo 207 sono rimasti da noi. Gli altri sono andati in nord Europa. Noi siamo la porta per il loro futuro.

Andateci in stazione centrale prendete le scale mobili e salite al mezzanino. La vergogna non è che nell’anno di Expo Milano debba offrire questo spettacolo al mondo. La vergogna è che non è spettacolo ma è una realtà. In cui non si tratta di nutrire il pianeta. Ma di farlo vivere con umanità, quando un pezzo di mondo si rifiuta di morire sotto le bombe insensate della guerra civile.

 

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