Milano

QuBì, programma contro la povertà infantile deve diventare patrimonio di Milano

6 Giugno 2024

QuBì – La ricetta contro la povertà infantile, è stato raccontato questa mattina presso MEET | Digital Culture Center attraverso le esperienze, le storie e le voci delle tante persone che hanno reso possibile questa iniziativa; dai presidenti degli enti finanziatori alle operatrici e agli operatori delle realtà coinvolte, dalle assistenti sociali del comune ai beneficiari delle azioni messe in campo dal programma. QuBì è stato promosso nel 2017 da Fondazione Cariplo insieme a Fondazione Peppino Vismara, Intesa Sanpaolo, Fondazione Fiera Milano, Fondazione Romeo ed Enrica Invernizzi e Fondazione Snam e realizzato in collaborazione con il comune di Milano e oltre 500 organizzazioni del terzo settore cittadino.

QuBì in questi anni, in particolare attraverso il lavoro delle reti di quartiere, ha sperimentato un modello di welfare innovativo: oggi, questo lavoro di prossimità, grazie al percorso di co-programmazione e co-progettazione che è stato realizzato dal comune di Milano con le organizzazioni non profit del territorio, diventa una politica della città.

«Il programma QuBì è un’esperienza unica di welfare di prossimità. Ha preso il via sulla base di due elementi: l’analisi dei dati e l’estrema sensibilità dell’avvocato Guzzetti sul tema della povertà infantile. Metodo e cuore: questo è QuBì», ha spiegato Giovanni Azzone, presidente di Fondazione Cariplo. «L’analisi approfondita dei dati ha messo in evidenza le peculiari necessità dei nuclei famigliari, che vivono nei quartieri di Milano; per questi, grazie al cuore e alla passione, centinaia di organizzazioni e migliaia di persone si sono impegnate per portare aiuto ad altre persone in difficoltà, in particolare migliaia di bambini. Il tutto coadiuvato dalle istituzioni locali e dal grande apporto dei partners, Intesa Sanpaolo e Fondazione Vismara, innanzitutto; ma il ringraziamento va a tantissime realtà, profit e non profit, e a coloro che in diverso modo hanno contribuito a realizzare un’iniziativa unica, nel suo genere. Già ai tempi dei suoi esordi si avvicinava molto a quello che oggi chiamiamo welfare di precisione. Ora si apre una nuova fase che guarda al futuro; ma sulla base di questa esperienza, sono certo che il programma, che ha fondamenta ormai solide, porterà nuovi frutti».

QuBì: l’avvio nel 2017 e la fotografia della povertà minorile

Il programma – fortemente voluto nel 2017 dall’allora presidente di Fondazione Cariplo Giuseppe Guzzetti – ha messo in campo quasi 27 mln di euro di risorse complessive per la realizzazione di azioni di contrasto della povertà minorile. Nel 2017, grazie alla collaborazione con il comune di Milano, è stato possibile passare dalle stime ai dati e fotografare, per la prima volta, la povertà minorile e la sua incidenza nei diversi municipi e quartieri. L’analisi realizzata consegnava l’immagine di una città in cui i contributi pubblici di sostegno al reddito avevano raggiunto 19.181 nuclei famigliari, corrispondenti a 54.493 individui. Le famiglie con minori raggiunte erano 9.433, per un totale di 19.703 bambine e bambini, ragazze e ragazzi. Ma il dato non teneva conto di quelle famiglie che non richiedevano le misure di sostegno al reddito per via della mancanza dei requisiti di accesso o perché, più semplicemente, non ne erano a conoscenza o non erano in grado di presentare domanda.
Per tale motivo, con l’obiettivo di poter raggiungere le famiglie non intercettate, era necessario lavorare a stretto contatto con la parte di città che quelle famiglie le conosceva, con operatrici e operatori, volontari e assistenti sociali che ogni giorno le incontravano nei quartieri, nei cortili, nelle sedi delle proprie organizzazioni e negli spazi di distribuzione delle derrate alimentari.

QuBì e il contrasto della povertà alimentare

Nella piena consapevolezza di un bisogno quanto mai urgente da soddisfare, QuBì dal 2017 ha iniziato a sostenere una molteplicità di interventi mirati per il contrasto alla povertà alimentare, a partire dall’attivazione, grazie all’Associazione Banco Alimentare della Lombardia, dei primi due Hub di recupero delle derrate alimentari dalla Grande Distribuzione Organizzata: hub che saranno poi presi a riferimento come modello di lavoro dalla direzione Food Policy del comune e che hanno innovato la modalità di contrasto allo spreco alimentare in città e che, al contempo, hanno permesso di inserire sempre più frutta, verdura e prodotti freschi all’interno dei pacchi alimentari, migliorando la dieta delle tante persone in fragilità economica. Il solo hub di via Borsieri recupera e distribuisce 80 tonnellate di derrate alimentari all’anno.

Inoltre, in collaborazione con Caritas Ambrosiana, sono stati attivati i primi tre Empori della Solidarietà milanesi nei quartieri di Barona, Lambrate e Niguarda e sostenute sei Botteghe della Solidarietà già presenti: presidi che hanno contribuito a soddisfare i bisogni alimentari di circa 7.000 persone ogni anno con spese mensili o quindicinali.

Il modello di intervento messo a punto da QuBì, nel corso degli ultimi sei anni, ha incentivato molte altre realtà milanesi ad attivarsi o ad ampliare il proprio lavoro di contrasto alla povertà alimentare, favorendo le sinergie tra le organizzazioni non profit e le reti di quartiere. La contaminazione e la collaborazione tra realtà è oggi una delle eredità più significative di QuBì, che ha permesso, ad esempio, l’avvio di interventi come “Milano Salvacibo” nel municipio 6 con oltre 300 volontari coinvolti nel sostegno di circa 1.000 famiglie o la creazione del lavoro di rete sulla filiera alimentare attivo oggi nel Municipio 9 in cui sono coinvolti 15 centri d’ascolto delle parrocchie.

QuBì: modello e linee di intervento

Uno degli interventi che ha maggiormente contraddistinto il Programma è stata l’attivazione di 23 reti di prossimità nei quartieri in cui era presente la maggior incidenza di povertà minorile: 500 organizzazioni coinvolte che, con la stretta collaborazione delle assistenti sociali del comune, hanno realizzato 23 progettazioni che, da gennaio 2019 a marzo 2024, hanno intercettato migliaia di famiglie fragili, rispondendo ai loro bisogni specifici e primari e attivando percorsi di miglioramento delle loro condizioni.

Le reti di quartiere hanno lavorato sia sulla povertà materiale dei minori che sull’intercettazione, l’ascolto e l’orientamento delle famiglie e sulla creazione di opportunità educative e relazionali per bambini e ragazzi: progetti che hanno accompagnato circa 53mila persone di cui 29.500 minori e che hanno visto il coinvolgimento di migliaia di operatori e volontari.

Al di là delle cifre, il valore di QuBì risiede nel lascito di un modello consolidato di welfare di prossimità per il contrasto alle povertà, possibile grazie al lavoro di rete sul territorio, alla capacità di ricomposizione delle risorse presenti (pubbliche e private) e alla creazione di risposte nuove, laddove necessario.

La rete cittadina dei doposcuola a contrasto della povertà educativa

A fronte dei 26,8 milioni di euro complessivi messi a disposizione, sono stati impegnati ad oggi poco più di 24 milioni di euro: i restanti 2,8 milioni euro saranno destinati alle linee di intervento che, avviate in questi anni di lavoro, necessitano di ulteriore sostegno. Tra queste, QuBì continuerà a sostenere per l’anno scolastico 2024/2025 il sistema dei doposcuola cittadini, in continuità con il biennio precedente: la modalità di lavoro in rete, sperimentata nei quartieri, era stata replicata sui doposcuola già per l’anno scolastico 2022/2023 per rispondere a un bisogno specifico, quello del sostegno allo studio, diventato ancora più necessario dopo i mesi di lockdown. Oggi sono attive 9 reti municipali che coinvolgono 215 doposcuola anche grazie alla condivisione di operatori, prassi e modalità di intervento e che raccolgono circa 8.000 minori, di cui l’80% si trova in condizioni di fragilità sociale ed economica.

«Il Programma QuBì è stato un’opportunità di sperimentazione e innovazione sia per le Fondazioni proponenti sia per gli enti beneficiari. Gli interventi congiunti delle Fondazioni sono serviti non solo per alleviare le difficoltà delle persone che sono state beneficiarie degli interventi, ma anche a creare reti collaborative sul territorio tra enti del terzo settore con diverse dimensioni, competenze e storie, i quali hanno reso possibile la concretizzazione delle risposte da dare alle persone in difficoltà. La straordinarietà degli obiettivi, del metodo di lavoro e del tempo storico attraversato dal progetto hanno trovato le Fondazioni e gli enti del terzo settore pronti ad esprimere uno sforzo straordinario. Un equilibrio non sempre semplice, ma reso possibile grazie allo sviluppo di una comune responsabilità nei confronti delle azioni, svolte in forma collaborativa e mai competitiva, per il raggiungimento di obiettivi condivisi», ha commentato Paolo Morerio, presidente di Fondazione Peppino Vismara.

Carlo Messina, CEO di Intesa Sanpaolo ha spiegato che la banca «ha messo competenze ed entusiasmo nel sostenere il progetto QuBì, nell’ambito di un più ampio programma di contrasto alle disuguaglianze. La povertà giovanile, a cui dedichiamo particolare attenzione, è un fenomeno doppiamente drammatico perché compromette il futuro di bambini e bambine. Averne aiutati quasi 30 mila e le loro famiglie significa aver dato loro sollievo e fiducia nel futuro: questo impegno portato avanti a fianco di Fondazione Cariplo e Fondazione Peppino Vismara porterà -sono certo- buoni frutti».

QuBì dopo QuBì

Questa mattina, oltre alla presentazione dei risultati e dei cambiamenti generati, è stato possibile ascoltare le storie di alcuni bambini e ragazzi beneficiari delle misure di sostegno attivate dal programma e comprendere quanto QuBì abbia fatto la differenza anche per gli operatori che hanno contribuito a realizzarlo.
Ma la forza di questo intervento, che ha mosso i primi passi nel 2017, è nel suo presente e in ciò che sarà nei prossimi mesi e anni: dal maggio 2024, infatti, le reti territoriali sono diventate patrimonio della città.

L’assessorato Welfare e Salute del comune di Milano, in collaborazione con altri assessorati dell’amministrazione, ha avviato nel 2023 un percorso di co-programmazione e co-progettazione sul tema del contrasto della povertà minorile con gli enti della città, da cui è emersa la volontà di mantenere molte delle modalità di lavoro sperimentate in questi anni (reti e lavoro di prossimità, collaborazione tra non profit e assistenti sociali di comunità, etc.).

QuBì è quindi oggi un intervento realmente cittadino, che coinvolge non più solo i 23 quartieri individuati anni fa, ma tutti e 9 i municipi, con un rinnovato ingaggio dell’amministrazione e delle organizzazioni di terzo settore.

«Il welfare di prossimità che stiamo costruendo in città è in forte sintonia col modello QuBì, che abbiamo sostenuto e in cui abbiamo creduto fin dall’inizio. L’obiettivo per cui abbiamo lavorato negli ultimi mesi è quello di rendere questa fruttuosa sperimentazione una “ricetta” strutturale del welfare cittadino milanese. Il metodo QuBì, che prevede una forte regia e, allo stesso tempo, un importante radicamento sul territorio, è il filo conduttore che ci accompagnerà anche nei prossimi anni per immaginare politiche sociali sempre più vicine ai cittadini e alle cittadine e risposte sempre più aderenti ai loro bisogni», ha affermato Lamberto Bertolè, assessore Welfare e Salute del comune di Milano.

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