Milano
Quando si possono pubblicare le foto dei “barboni”?
Ci sono parole che, anche se pronunciate a fior di labbra, tolgono dignità.
Capita così di trasalire leggendo uno dei quiz online proposti dall’Ordine dei Giornalisti che ha deciso di lanciare una ciambella alla maggior parte dei suoi iscritti, ben lontani dal traguardo dei 60 crediti entro fine anno, con la possibilità di accumularli in tempi brevi solo online.
“Si possono pubblicare le foto dei barboni purché…”, viene chiesto all’esaminando, invitato a barrare una delle tre risposte in un test che rientra in quelli sulla ‘deontologia’.
Per il custode delle regole dell’informazione è quindi deontologico chiamare chi vive ai margini col termine ‘barbone’ e magari indicarlo come adeguato ai propri figli. L’etimologia della parola viene fatta derivare in alcuni testi dalla “barba lunga”, in altri da “birbante, malfattore”. Non c’è bisogno di aprire un dizionario né di interrogare la Crusca per sapere che in questo vocabolo si condensano l’indifferenza e il disprezzo per chi la carta di un giornale la usa spesso per proteggersi dalle intemperie. E pensare che la lettera da barrrare è proprio la terza: “Si possono pubblicare le foto dei barboni purché non siano offensive della loro dignità”.
Manuela D’Alessandro
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