Beni comuni

Qualcuno non è qualcosa che si cancella con un colpo di spugna

17 Maggio 2015

Il buon Serra, dopo averci detto che in tutti questi anni ha votato sempre per chi riteneva vincente, nella sua amaca quotidiana accusa di cinismo chi pone legittimi e motivati dubbi, nei confronti della sindrome da Cif e Mastro Lindo che ha colpito alcuni milanesi. Partendo dalla tesi assolutamente indimostrabile che ” prendersi cura di qualcuno è anticonformista”, Serra decanta l’encomiabile epidemia di pennellesse e spugne brandite , secondo lui, a furor di popolo. Non capendo che le perplessità di molti non riguardano il gesto –  anche per noi è meglio un muro pulito rispetto a una parete sporca – ma l’oggetto, le ragioni, il fine e  il metodo di questa frenesia.

L’oggetto: qui il primo scoglio. Prendersi cura di qualcosa è ben diverso dal dedicarsi a qualcuno. Questa, gentile  Serra è una differenza che molti di noi ritengono ancora sostanziale. Una differenza  tra conformisti e rivoluzionari,  una discriminante che separa la pula dal riso. E mi scusi se anteporre lo scritto al foglio, il pensiero al supporto, lo scrittore alla pagina rimane per alcuni di noi una differenza sostanziale.

Le ragioni: il tutto è stato scatenato da due ore di follia urbana, neanche tanto catastrofica, che ha avuto la colpa ( cosciente e ricercata) di attaccare i simboli della proprietà privata. Le banche e le automobili. Non il palazzo del Comune, non le scuole ( che sono già fatiscenti di loro) non il palazzo del governo, non le stazioni, gli ospedali, le case popolari e così via, ma la Bmw posteggiata sotto casa e la sede della Banca di fronte, nel tranquillo centro milanese. Da qui il secondo dubbio: ma dove erano costoro quando questi beni, questi beni comuni venivano quotidianamente attaccati dall’incuria quotidiana, progressiva, inesorabile che li ha portati nella condizione in cui li troviamo ogni giorno? E dove sono quando il posteggio selvaggio fa scempio di aiuole e marciapiedi, l’incuria fa cadere a pezzi i palazzi pubblici, i quartieri popolari diventano luoghi infrequentabili e pericolosi, gli spazi culturali chiudono uno dopo l’altro, la speculazione mangia e assorbe tutto? Perché anche nella scelta del Qualcosa, rinunciato a dedicarsi a Qualcuno, si può discriminare e avere priorità diverse.

Il Fine: lo ammetto, si parla di sensazione. E non è una bella sensazione, perché è quella che ci fa pensare che le spugne e le pennellesse non siano utilizzate per pulire ma per cancellare. Gomme in mano a chi pensa di poter giudicare cosa vada tenuto e cosa vada eliminato dalla vista dei molti. Fin dall’antica Roma i muri dei palazzi sono stati il foglio del pensiero e del dissenso. Fastidioso, impertinente, anche pericoloso, ma la reale cartina tornasole di un periodo, di un pensare e urlare comune che non trovava espressione nei canali deputati. Ma non per questo meno importante per poter capire e assecondare le richieste di una cittadinanza, di una classe, di una generazione. Qui l’impressione è che tutto ciò serva , così come si fa all’arrivo di un papa o di un presidente, a nascondere, eliminare, sottacere il dissenso  per non disturbare il navigatore. E da qui ad altre cancellazioni il passo può, non dico che sia, ma può, essere breve.

Il Metodo: qui la preoccupazione sale quando si prende ad esempio il caso di  via Cesariano . Quello che lascia basiti non è l’errore. Si, è vero, un minimo di intelligenza, una mediocre sensibilità  e una vista normale erano sufficienti per capire che quei disegni non erano Tag senza senso o scritte offensive della dignità femminile. Ma capita di essere distratti e di fare una sciocchezza. La fortuna è quando qualcuno ce lo fa notare e ci ferma in tempo, prima di aver terminato l’opera di distruzione programmata. La sfiga è quando, sotto i fumi del Cif, crediamo di essere stati unti dal Signore delle Pulizie e rifiutiamo di riflettere, incominciando a citare autorizzazioni di vario genere e grado che ci obbligherebbero a proseguire senza se e senza ma. Vuol dire che siamo diventati arroganti, e l’arroganza è l’anticamera di guai ben peggiori, soprattutto per chi , come alcuni di noi, crede nella condivisione delle azioni e degli intendimenti. Ecco, di soldati più realisti del re ne abbiamo avuto prove in vari periodi storici. La divisa molte volte da alla testa e anche un arma ci fa sentire potenti e invincibili. Ma pensare che questo effetto lo possano fare una tutina da spermatozoo e una ramazza ci giustifica a una leggera agitazione? Quindi, gentile Serra, forse sarebbe il caso di lasciar perdere le frasi ad effetto che chiedono “l’Ambrogino per i Black Bloc” , descrivono un’azione a “furor di popolo”, la sconfitta in pochi giorni di un ” atteggiamento egemonico che è appunto il cinismo”. Perché chi ha dubbi non è cinico ma è  qualcuno che spesso si è preso cura delle persone e delle cose ben prima che quattro imbecilli dovessero ricordargli che squilibri, brutture, sofferenza e ingiustizie ci sono tutti i giorni e in tutti i luoghi. Un vestito pulito non riconosce un diritto, e non ci prende cura di qualcuno mettendolo in una tinozza e profumandolo perché infastiditi dal suo olezzo.

 

Qui l’Amaca di Michele Serra  https://www.facebook.com/AmacaMicheleSerraRepubblica

Qui il video di via Cesariano  http://video.repubblica.it/edizione/milano/milano-i-volontari-cancellano-l-opera-di-pao-e-linda-il-comune-chiede-scusa/201132/200184

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