Milano

Primarie Milano: cosa ci insegna l’applausometro dell’Elfo

8 Febbraio 2016

Ora che le primarie sono passate e hanno incoronato il loro vincitore, si può provare a lasciar perdere i freddi numeri e a cimentarsi in un difficile esercizio: la misurazione delle emozioni. Per la precisione, delle emozioni che si sono avvertite ieri sera, durante la festa-premiazione al teatro Elfo Puccini di corso Buenos Aires, dove i militanti del Partito Democratico milanese si sono dati appuntamento per celebrare le cosiddette “primarie più belle d’Italia (o del mondo?)”.

Il palco, in effetti, si è fatto sentire eccome. Restituendo un po’ di calore a una competizione che è stata vissuta fin troppo attraverso calcoli e strategie politiche. Calcoli che svanivano nel nulla mentre l’esito (scontato) delle primarie veniva ufficializzato lasciando spazio, appunto, alle emozioni. E mentre i vari candidati più Pisapia sfilavano sul palco.

Ecco, proprio la reazione riservata a Pisapia ha colpito parecchio gli osservatori presenti, pur tutti consapevoli di come in questi ultimi mesi l’affetto incondizionato per “il miglior sindaco di Milano degli ultimi vent’anni” si sia tramutato in fastidio per come il suddetto ha gestito il suo ruolo. E mentre l’ex amico Giuliano saliva sul palco che un tempo gli avrebbe riservato un tripudio, non solo non si è avvertita traccia di tutto quell’affetto, ma si sono ascoltati applausi freddi e anche qualche chiaro, distinto “buuu”. Brutto mondo la politica, dove sbagliare un passo (o forse due) significa vedersi rivoltare contro quelli che fino a poco fa ti trattavano come fossi il loro nume tutelare.

Per dire, è stata più calorosa la reazione riservata ad Antonio Iannetta di quella ricevuta da Pisapia. Tanti applausi, parecchie risa e atmosfera goliardica mentre il candidato più out-sider che ci si potesse immaginare ringraziava i suoi volontari (e attorno si sentivano le voci: “Ma quali volontari?”) e i 300 elettori (che, va detto, sono comunque almeno pari al totale degli elettori alle primarie milanesi del M5S) che gli hanno accordato il loro voto. Situazione surreale, poi, mentre Iannetta provava a cimentarsi in un classico discorso da sconfitto-con-onore e attorno a lui crescevano, distinte, le risate. Risate di simpatia, quelle che si riservano alla mascotte. E va bene così, in fondo, per Iannetta. Non ha disturbato nessuno, si è conquistato la simpatia un po’ patetica (nel senso letterale del termine) di tutti.

Chi invece ha fatto davvero ruggire la sala non è stato né il vincitore Sala né la seconda arrivata Balzani. È stato Majorino. È innegabile che l’applausometro abbia toccato il suo massimo mentre lui saliva sul palco seguito da applausi fragorosi e da un lungo e forte “Majo, Majo”. Il calore è stato indubbiamente maggiore di quello che ha accompagnato Francesca Balzani (reazione freddina, tutto sommato, nonostante gli sforzi di alcune signore in platea che si spellavano le mani nel tentativo di far crescere il mancato boato).

Ma la reazione non è stata da standing ovation (che infatti non c’è stata) nemmeno per Beppe Sala, nemmeno per il vincitore. Che pure si è prodigato subito dopo l’annuncio ufficiale della sua vittoria in una corsetta sul palco per sbracciarsi in segno di vittoria. Mostrando un look giovanile e uno spirito da politico della nuova generazione. Forse nel tentativo di trasmettere anche alla platea ciò che di lui hanno raccontato coloro i quali si sono trovati a stretto contatto: la spontaneità e la sicurezza di un personaggio meno ingessato di come appare da lontano. Fatto sta che, nemmeno lui, il vincitore, il manager che dovrà essere il degno erede del non più così tanto amato Pisapia, ha fatto venire giù la platea dell’Elfo Puccini.

Perché tutto questo? Perché una reazione degnamente calorosa è stata riservata al solo Majorino, mentre partivano i fischi per Pisapia, e Balzani e Sala dovevano accontentarsi del minimo indispensabile? Forse, perché Majorino è l’unico che ha conquistato i suoi elettori, che lo hanno scelto convintamente perché credevano in lui, che ci hanno visto una carica forte; mentre – forse – in troppi hanno votato Sala o Balzani perché mossi solo da freddi calcoli in un senso o nell’altro. Un modo di votare tanto legittimo quanto incapace di suscitare le emozioni della politica.

Ecco, forse quanto registrato ieri notte dall’applausometro dell’Elfo ci racconta come, in primarie dominate da manager, fredde strategie politiche e qualche pugnalata alle spalle, ci sia ancora un po’ di spazio per quella che dovrebbe essere la vera leva che muove la politica: la passione.

@signorelli82

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