Milano

Pride Week, essere gay essere liberi essere responsabili

20 Giugno 2018

“Prima vengono i bambini e i loro diritti, prima viene il riconoscimento della liceità di ciascuno di essere quello che è, atteso che la famiglia è anzitutto una formazione sociale e che la formazione sociale intesa come famiglia, nasce da come quest’ultima valuta sul piano affettivo cosa sia una famiglia”.

Fabio Pellegatta è il Presidente di Arcigay Milano. Ha modi gentili e una formazione culturale incline all’interlocuzione. Non gira attorno ai problemi e alle provocazioni del giornalista risponde in modo limpido

Essere al Pride Week  coinvolgerà Milano in una ricca serie di manifestazioni che avranno al suo apogeo la manifestazione di Sabato 30 Giugno con concentrazione alla Stazione Centrale e la colorazione della Torre Unicredit di Milano, dei colori dell’arcobaleno.

La manifestazione, che durerà  dal 22 al 30 di Giugno, “significa partecipare ai diritti che sono in realtà parte di tutti”.  A Palazzo Marino,  Fabio Pellegatta ha presentato, insieme alla rappresentante delle famiglie arcobaleno, al Vice sindaco e assessore alla Sicurezza Anna Scavuzzo e all’Assessore alle Politiche sociali, Salute e Diritti del Comune di Milano Pierfrancesco Majorino, la settimana dell’orgoglio arcobaleno. Fabio è uomo molto tranquillo.

“Quando, un uomo che fa l’amore con un altro uomo, sarà considerato alla stessa stregua di un uomo che fa l’amore con una donna?” – gli domando.

“Non so dirtelo ovviamente, ma quello che posso dirti è che essere parte di questa manifestazione significa essere parte dell’esercizio di diritti che appartengono ad ognuno di noi e che ci riguardano in prima persona”.

E sarebbero altrimenti calpestati, se qualcuno non li difendesse.

E a chi vi accusa di essere favorevoli all’utero in affitto, ad una genitorialità che la natura vi negherebbe, cosa rispondi?

“Che prima del mio diritto alla genitorialità viene il diritto a riconoscere alcune priorità tra cui c’è sicuramente quello dell’interesse dei diritti dei bambini. Loro vengono prima.”

Non lo dice, ma si capisce. Una cosa sono i diritti dei gay. Altra cosa il diritto all’esercizio di affittare un utero per creare un bambino. Non si scambia un diritto con il pretesto ad esercitare un abuso. Sulle donne e sui minori. La genitorialità non si compra.

E anche dalle parti delle famiglie “etero” andrebbe ricordata questa cosa. Soprattutto dove la genitorialità è scambiata con il diritto di mettere un prezzo – da parte delle istituzioni – per l’esercizio dell’adozione e da parte delle famiglie – in alcune circostanze – di chiedere successivamente la restituzione di un bambino adottato quando si va incontro a qualche difficoltà. L’amore non si compra. A nessuna latitudine e qualunque sia la persona con cui scegli di andare a letto.

 

Fabio Pellegatta

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