Milano
Precari della Giustizia con la voglia di una busta paga decorosa
Sei, sette anni. Duemilacinquecentocinquantacinque giorni. Il peso di una precarietà che non finisce mai ha anche questi numeri. Numeri che pesano sulle spalle di lavoratori fuoriusciti da aziende private, ricollocati con contratti che più precari non si può, nella funzione pubblica, e che vivono da anni con 300 o 400 euro al mese. E che spesso nei tribunali in cui lavorano hanno piccole e grandi responsabilità: archiviare, fotocopiare, fascicolare procedimenti e documenti necessari ad accusa e difesa. Lavorano nelle cancellerie, ed il loro impegno non è solo prezioso: è determinante. Da ormai due anni chiedono che il Ministero di Giustizia dia finalmente corso a ciò che serve. Regolarizzare chi il lavoro lo vive come una perenne attesa di inquadramento, mentre le foglie ingialliscono in Autunno e rifioriscono in primavera, anno dopo anno. Oggi erano in prefettura. Sempre gli stessi. Sempre sorridenti. Perché quando senti che l’inganno ti si siede accanto, ti scosti e cerchi un sorriso di coraggio. Un modo per dire: “Vado avanti, non mi arrendo, sono ancora qui”
Siamo ancora qui
Caro Ministro Orlando
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