Milano
Politica e violenza
Vandalismi e distruzioni verificatisi ieri a Milano possono essere letti in relazione a una questione su cui ragionano gli storici della Resistenza da qualche tempo. Nel libro intitolato ‘La Resistenza perfetta’, Giovanni De Luna ha messo in evidenza come oggi risulti per molti versi incomprensibile un dato centrale della lotta antifascista, ovvero l’esercizio della violenza. È una questione su cui ho provato a richiamare l’attenzione con un contributo pubblicato qui il 25 aprile.
C’era un tempo in cui la politica era – anche – violenza, ovvero la violenza era uno strumento di lotta politica. Quel tempo, che possiamo dire nasca con la politica moderna, e quindi con la rivoluzione del 1789, si esaurisce – a grandi linee – con la fine della stagione dei movimenti e del terrorismo.
Negli ultimi quaranta anni ci è sembrato di fare un grosso passo avanti liberandoci della violenza politica, mettendola nell’angolo, relegandola a fenomeno residuale, a barbarie da condannare.
Si è detto che ‘la violenza politica è fascismo’, mettendoci così nelle condizioni di non capire il fascismo, di non capire l’antifascismo e soprattutto di non capire la politica.
Il risultato è che così facendo ci siamo persi per strada la politica, ma la violenza è rimasta. È quello che abbiamo visto ieri a Milano: violenza senza politica.
Quello che ci deve preoccupare non è la violenza in sé, ma la crisi della politica.
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