Milano
Petracca: “Non c’è sostenibilità ambientale senza sostenibilità sociale”
Intervento di Paolo Petracca, ex Presidente Acli Milano e candidato per la Lista Sala al comune di Milano.
Milano sempre più verticale, sempre più attrattiva di interventi internazionali. Non manca giorno che vengano presentate analisi che presentano una città i cui costi al metro quadro si avvicinano a quelli delle grandi città europee. Milano è ripartita ma le ferite ci sono ancora. E non possiamo far finta di nulla.
La casa dopo il Lockdown si è rivelata essere il problema numero uno in città: per chi abita nei quartieri ALER ma anche per le giovani coppie, per gli studenti fuori sede, per i pensionati soli e anche per alcuni abitanti dei complessi MM. Una regola aurea per il prossimo futuro: non c’è sostenibilità ambientale senza sostenibilità sociale. Rinunciare all’una significa perdere la sfida dell’altra.
È un momento cruciale per la città: gli investimenti dall’estero, le Olimpiadi 2026 e il PNRR impongono e garantiscono una ripartenza della nostra Milano. Dobbiamo mostrarci all’altezza della gestione di questa occasione e sfruttarne le energie nel migliore dei modi. Ma la domanda fondamentale è: quale priorità davanti a questa immensa disponibilità di fondi?
La casa deve essere accessibile per tutti. Non è un vuoto slogan. Deve essere cosi. La sostenibilità ambientale, quella “green”, non può prescindere dalla sostenibilità sociale, che deve essere perseguita con mirate politiche abitative per rendere accessibile l’immobiliare a Milano. E questo valga per tutti i milanesi: il senzatetto, lo studente, il lavoratore dipendente, l’imprenditore.
La nuova ricchezza che gli investimenti creeranno non deve permettere che si allarghi lo spettro delle disuguaglianze: il progressivo arricchimento della città deve essere accompagnato da un sostegno per chi non è protagonista trainante di quel cambiamento. Una ricchezza che amplia la voragine della povertà non è una ricchezza che Milano vuole. Milano si vuole forte, progressista e sostenibile.
Questa sostenibilità sociale, tema principale della ripartenza, dobbiamo perseguirla nella condivisione di intenti e di percorsi del mondo politico con il terzo settore e il volontariato, da sempre in prima linea nell’ascolto e nell’aiuto dei milanesi più fragili. In poche parole non è – solo – lo storytelling di certi developer che deve accompagnare la crescita di Milano. Quando si parla di social housing deve essere autenticamente quello e non il vuoto richiamo di qualche sviluppatore che usa quelle parole per uno slogan buono per conquistare un titolo.
Milano è chiamata nei prossimi cinque anni a investire – tanto e bene – nell’edilizia popolare. Un’edilizia che non deve essere ghetto ma accoglienza. Integrazione. I modelli in Europa ci sono. E a poca distanza da noi. Recuperiamo la lezione della Vienna di inizio novecento. Non è un richiamo nostalgico. È realtà. Quella Vienna è ancora oggi viva, reale. Le politiche abitative a Vienna sono figlie di quella visione. Non possiamo permetterci che gli investimenti che arriveranno con Olimpiadi 2026 e PNNRR possano essere generatori di diseguaglianze. Sarebbe una colpa troppo grande per chi è chiamato ad amministrare Milano nei prossimi cinque anni. Io penso che è arrivato il momento di favorire sempre più un’autentica sostenibilità sociale.
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Foto di copertina: Milano, le case popolari della Società Edificatrice di Case per Operai, bagni e lavatoi pubblici, in via Benedetto Marcello 93, via Domenico Scarlatti 20 e via Errico Petrella 19. Furono costruite dal 1905 al 1908 su progetto di G. Valerio e Romolo Squadrelli.
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