Milano
Pane Quotidiano: da 125 anni distribuiamo cibo alle persone in difficoltà
Chi abita a Milano, almeno una volta sarà passato da Viale Toscana e avrà visto una lunga fila di persone sul marciapiede, però forse non tutti sanno che lì, fra il parco Ravizza e l’ex Centrale del Latte, sorge la sede di Pane Quotidiano, una Onlus che ha come obiettivo la distribuzione di generi alimentari alle persone in difficoltà. La distribuzione è ovviamente gratuita e avviene una volta al giorno. C’è anche una seconda sede, più decentrata, in Viale Monza, entrambe funzionano grazie al contributo dei volontari, che ogni giorno, 6 giorni alla settimana, mettono a disposizione il loro tempo, per garantire un pasto completo alle persone che si mettono in fila, fin dalle primissime ore della mattina. Luigi Rossi è il Vice Presidente e ci racconta nel dettaglio come funziona Pane Quotidiano.
Pane quotidiano nasce a Milano nel 1898. Più di 120 anni di attività. Facciamo un’analisi degli ultimi 10/15 anni. Come è cambiata la vostra attività e soprattutto come sono cambiate le persone che si rivolgono a voi?
Quest’anno pane quotidiano compie 125 anni, è un’associazione laica, senza alcuna appartenenza politica, opera a Milano nelle due sedi di viale Toscana 28 e viale Monza 235. Nei miei vent’anni a pane quotidiano ho visto un’escalation, ricordo che nel 2002 avevamo circa mille passaggi al giorno, oggi siamo a 3.500-4.000 persone che giornalmente passano da noi. Pane Quotidiano si pone l’obbiettivo di somministrare una razione alimentare che possa colmare il fabbisogno giornaliero di una persona. Cerchiamo di distribuire normalmente nella nostra razione tipo 350/400 grammi di pane, un litro di latte, due yogurt, pasta al sugo, salumi,(non sempre) formaggi, frutta verdura e dolce, cerchiamo di fornire una razione alimentare completa. Tutte le derrate alimentari che noi offriamo ci vengono donate dalle aziende produttrici. Il nostro motto recita: “fratello e sorella, nessuno qui ti domanderà chi sei, né perché hai bisogno, né quali sono le tue opinioni”. Noi non vogliamo prevaricare la dignità di coloro i quali si mettono regolarmente in fila per ricevere una razione alimentare. Per venire da noi non serve nessun tipo di autorizzazione, nessuna tessera di riconoscimento, chiunque si mette in fila, può beneficiare di una razione alimentare. Alla domanda se tutte queste persone hanno veramente bisogno, rispondo sempre che se una persona è disposta a farsi un’ora di fila al freddo o al caldo del mese di Luglio è una persona che va in ogni caso aiutata. Il target delle persone oggi è cambiato, sono aumentati i cittadini italiani, ricordo che all’inizio la maggior parte delle persone era rappresentata da cittadini extra comunitari, oggi aiutiamo almeno un 35% di Italiani, in maggioranza anziani che non riescono ad arrivare a fine mese con la sola pensione. Tra i nostri ospiti oggi anche molti cittadini Ucraini che a causa del conflitto sono espatriati a Milano. L’utenza nell’ultimo anno è aumentata del 15%. Gli alimenti che compongono la razione che distribuiamo vengono messi in appositi sacchetti, non si tratta di un insieme pre-confezionato, siamo attenti alle esigenze alimentari di etnie diverse, una persona di religione mussulmana difficilmente mangerà una porzione di prosciutto che rischierebbe quindi di essere sprecata se inserita in un pacco pre confezionato e uguale per tutti.
Se dovesse raccontare Pane Quotidiano in numeri?
Il valore commerciale della nostra razione si aggira intorno ai 18 euro, nel 2022 abbiamo avuto 1.200.000 passaggi, significa che abbiamo distribuito a valore circa 22.000.000 di euro, una cifra importante per un solo anno. Persone anziane con una bassa pensione che devono subire gli alti costi di una città come Milano trovano un valido contributo in Pane Quotidiano; se in un mese vengono a trovarci venti volte, possono contare su un contributo mensile a valore di circa 360 euro. Ricordo per chiarezza che il valore di 18 euro che corrisponde ad una razione alimentare, soddisfa il bisogno di un’intera giornata e a volte anche parte del giorno successivo, infatti mediamente i nostri ospiti vengono a trovarci circa una ventina di volte in un mese. Capite bene che per una persona che percepisce 700 euro di pensione il nostro contributo di 360 euro è determinante, può fare la differenza tra vivere, sopravvivere o non vivere. Vengono da noi anche persone anziane con casa di proprietà con alte spese condominiali oltre ai costi correnti di acqua, gas e riscaldamento, oppure persone che pagano affitti purtroppo non sempre economici in una città come Milano. Ecco, cerchiamo a coloro che ne fanno richiesta, di diminuire il disagio rappresentato dalla esigua differenza tra entrate e uscite fornendo un aiuto tangibile, concreto in modo che possano condurre una vita dignitosa. Pane Quotidiano rappresenta un contributo economico rilevante: le persone possono non pensare più al costo della spesa, non è una cosa di poco conto. Distribuiamo anche l’acqua, non gli alcolici anche se qualcuno ce li dona, perché rappresentano il superfluo, i dolci invece sì perché rappresentano comunque un alimento.
Ci spiega come ricevete le donazioni?
Sono le aziende produttrici con le quali intratteniamo rapporti pluriennali vista la vetustà di Pane Quotidiano a donarci le eccedenze. Mi piace pensare che una parte di eccedenze vengano prodotte appositamente, per aiutare noi o altre associazioni. Si tratta spesso di società multinazionali la cui ragione sociale è a molti sconosciuta; più noti sono i brand che ne fanno parte, faccio l’esempio di Bolton spa che distribuisce il tonno Rio Mare oppure Mondelez. È grazie a loro e ai nostri volontari che Pane Quotidiano può esistere e continuare la propria opera solidaristica. Il cibo che arriva è naturalmente tutto confezionato dove possibile mono porzionato; noi non apriamo mai le confezioni, tranne qualche raro caso tipo le grandi confezioni di pasta da 50kg. Assolutamente mai gli alimenti freschi. Non siamo strutturati né con il personale né con idonei strumenti igienico sanitari, per noi è importante ricevere la merce “dura”, così la chiamiamo, per intendere ad esempio la scatoletta di tonno facile da distribuire e con una lunga data di scadenza. Più complicata è la gestione della frutta.
Quanti sono i vostri volontari?
Circa duecento a piè di lista, con una presenza costante di 60-70 volontari al giorno. C’è chi garantisce la presenza al sabato o nel weekend come chi viene due giorni alla settimana. Questa intercambiabilità ci permette di garantire la presenza di 60-70 persone al giorno nelle due sedi. Abbiamo solo 7 dipendenti, cerchiamo di contenere i costi al minimo, tre autotrasportatori per il ritiro degli alimenti, una persona in segreteria una in amministrazione e due in magazzino. Il costo totale della struttura di Pane Quotidiano si si aggira circa a 800.000 euro l’anno, un costo molto basso rispetto ai numeri movimentati dall’associazione.
Quanto ha inciso la pandemia sulla vostra attività?
La pandemia ha inciso parecchio, come ricorderete tra le diverse ordinanze c’era quella di evitare assembramenti, ci si chiedeva quindi se fosse prioritario il problema sanitario o il fatto di dar da mangiare a chi non l’aveva, questo era il grande dilemma. Siamo riusciti a reinventarci in 24 ore, facendo rete con altre associazioni che ci hanno aiutato a distribuire i pacchi di cibo a domicilio. Pane Quotidiano è rimasta chiusa per circa un mese e mezzo e con queste associazioni tra cui Protezione Civile e Croce Rossa, abbiamo cerato di offrire ugualmente il servizio a domicilio. La copertura certamente è stata più limitata ma dovevamo fare i conti con il problema sanitario. Quando abbiamo riaperto abbiamo cercato di velocizzare la distribuzione preparando già noi un sacchetto, un sorta di take away, gli ospiti non entravano neppure, la distribuzione avveniva sulla strada. Oggi invece l’ospite entra e ritira il suo cibo in cinque postazioni diverse.
I cosiddetti nuovi poveri chi sono? E quanto questo dipende da un modello economico e di stile di vita che Milano rincorre negli ultimi anni, ma che appare sempre più poco sostenibile per i suoi abitanti?
Milano è sempre più una capitale europea, non ci si deve stupire che molte persone vengano da Pane Quotidiano, la stessa situazione di indigenza la si può trovare a Londra , Parigi, New York anzi probabilmente ci sono disagi ancora più accentuati rispetto alla nostra città. I prezzi elevati di Milano e le differenze sociali sono figli del successo che la stessa città ha avuto. La povertà è un fenomeno che esiste non dobbiamo meravigliarci ma prenderne atto. Attenzione, l’utente di Pane Quotidiano oggi, è anche quello della porta accanto. Da noi non vengono i clochard, vengono le persone che non ce la fanno ad arrivare alla fine del mese con le proprie risorse. Come fa un senza tetto a cucinare gli alimenti che offriamo? Da noi arrivano persone normalissime, vi invito a visitare la nostra sede di viale Toscana per rendervene conto. Il target è cambiato, ci sono meno extracomunitari in percentuale non numericamente, sono aumentati gli italiani, poche famiglie, molte le persone anziane sole. Non so cosa ci aspetterà da qui ai prossimi anni, la nostra prima preoccupazione è quella di reperire più alimenti e quindi coinvolgere più fornitori.
Ci sono persone o famiglie con le quali si instaura un rapporto che va al di là della consegna del cibo?
Sì certamente, a volte arrivano persone che hanno anche altre esigenze. C’è un aspetto particolare che spesso trapela ed è la solitudine, soprattutto nelle persone anziane. Qualcuna di loro mi confida: “sai a volte provavo vergogna a venire a Pane Quotidiano, ma poi anche facendomi un’ora di fila o più, ho scoperto che è bello fare due chiacchiere con chi è in coda insieme a me.” C’è un aspetto che ancora oggi dopo 20 anni mi colpisce e mi provoca dolore: è la rassegnazione. A volte vedo in alcune persone uno sguardo rassegnato, percepisco la loro sensazione di non riuscire più a superare il loro stato di sconforto oramai cronico. È grave quando questo capita a persone di soli 40 anni.
Voi fate un lavoro ineccepibile e la vostra attività permette di soddisfare un bisogno primario, ma come bisognerebbe intervenire in una logica a lungo termine, per evitare che i vostri numeri aumentino sempre di più?
Per rispondere a questa domanda, bisognerebbe sconfinare nella politica e noi per definizione non parliamo di politica, non abbiamo nessuna connotazione partitica, siamo un’associazione laica. Posso solo dire che noi siamo coloro i quali cercano di contrastarne gli effetti, ma non sta a noi trovare le cause, questo è compito dei partiti politici. Uso sempre la metafora del fiume che straripa: noi siamo solamente quelli che mettono i sacchetti di sabbia per evitare che il fiume straripi ancora di più di quello che sta tracimando. Non è nostro compito pensare il perché è successo, a questo ci deve pensare qualcun altro.
Avete mai vissuto situazioni in cui è mancato il cibo per gli ospiti?
Fortunatamente no, o meglio è successo che ci sono stati giorni in cui è stata distribuita poca roba, pane latte, magari tre kiwi e nulla di più perché era solo quello avevamo. Quasi mai andiamo in stress da quantità, a volte può variare la varietà degli alimenti. Oggi apriamo alle 7:45 perché a quell’ora c’è già gente in fila; prima aprivamo alle 9:00, abbiamo anticipato per evitare eccessivi assembramenti. La distribuzione termina intorno alle 11:00 ma in ogni caso non prima di aver consegnato l’ultimo pasto.
Non avete mai pensato di fare rete con altre associazioni che si occupano anche di integrazione per tentare di risolvere il problema della rassegnazione delle persone più giovani?
Ci abbiamo provato, abbiamo creato una sorta di centro di ascolto, ma gli utenti lo utilizzavano per problemi pratici tipo l’interruzione della fornitura delle utenze perché non erano state pagate le bollette, cose così insomma. Non ha funzionato. Allora ci siamo detti: facciamo solo una cosa ma cerchiamo di farla bene.
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