Acqua

Paesaggi d’acqua: viaggio nella storia e nel futuro della Mesopotamia di Milano

13 Luglio 2018

La storia dell’uomo è indissolubilmente legata alla presenza dell’acqua, risorsa e bene collettivo, che ha reso possibile tutte le attività connesse all’insediamento dell’uomo. Non ci sarebbero state città e civiltà, senza l’acqua. E sicuramente, non ci sarebbe stata Milano, la cui storia millenaria di crocevia di commerci e attività produttive è direttamente legata alla sua storia territoriale di “mesopotamia”. Propriò così: la pianura Padana è una terra solcata da fiumi, e il territorio del milanese ha nei corsi d’acqua del Po, del Ticino, del Lambro i suoi ideali confini. Lo ha ricordato il professor Stefano Bocchi, ordinario di Agronomia che, il 12 Luglio scorso, nel primo incontro organizzato da MM spa e Fondazione Feltrinelli presso la storica Centrale dell’Acqua di Via Cenisio 39, recentemente inaugurata e restituita alla città come luogo di incontro a approfondimento anzitutto sui temi delle risorse idriche.

L’evento, primo di una serie di sei incontri, intitolato “Paesaggi d’acqua: territori, risorse e competenze che hanno fatto la storia di Milano” e moderato da Tommaso Perrone di Lifegate ha tratto spunto dalla pubblicazione dell’ebook Paesaggi d’acqua, Milano e dintorni  curato da Bianca Dendena della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli e firmato, oltre che da Stefano Bocchi, da Maria Antonietta Breda, architetto del Politecnico di Milano. L’ebook, che può essere scaricato liberamente, è un viaggio nello sviluppo della città di Milano a partire dalle sue risorse idriche, sapientemente sfruttate e amministrate nel corso dei secoli attraverso un’originale modulazione del territorio circostante e un disegno urbano di cui ancora si vedono le tracce.

 

Maria Antonietta Breda illustra l’nfografica realizzata da Fondazione Giangiacomo Feltrinelli in occasione dell’incontro Paesaggi d’Acqua

Ripercorrendo i contenuti dell’ebook, i due studiosi, entrambi presenti all’incontro, hanno accompagnato il pubblico alla ricerca delle radici “acquatiche” di Milano, la stessa Milano che oggi discute su come riportare alla luce i suoi navigli. Bocchi ha ricordato di come si debba alle campagne milanesi un’invenzione – ampiamente illustrata del libro – che ha cambiato la storia dell’agricoltura mondiale, cioè le marcite. “Non sappiamo con certezza a quale ordine monastico si deve l’idea, sappiamo però che dal medioevo la tecnica si è espansa e radicata tanto da occupare un terzo del territorio del sud milanese negli anni Cinquanta del secolo scorso”. Le marcite hanno consentito l’espansione esponenziale dell’agricoltura e dell’allevamento, lungo i secoli, e hanno reso l’area milanese un punto nodale della crescita industriale europea. “Perchè, quando non c’erano le macchine e a svolgere le loro funzioni meccaniche erano le bestie da soma, assicurare a tante di loro l’acqua che serviva erano, appunto, le marcite”.

Lo sguardo di Maria Antonietta Breda si è invece posato principalmente sul tessuto urbano e cittadino, e su come la “conquista” dell’acqua, il suo controllo, abbia portato Milano a moltiplicare in pochi decenni i suoi abitanti quando “all’inizio dell’Ottocento era solo una piccola città da 100 mila persone”. Prima della fine del diciannovesimo secolo la città aveva già raggiunto i 320 mila abitanti. In questa crescita di capacità attrattiva e di opportunità, il sistema di distribuzione dell’acqua ha avuto ovviamente un ruolo centrale. Nel 1888, ad esempio,  mentre a ridosso di quello che allora era l’unico centro si andava costruendo un nuovo insediamento residenziale, vicino all’Arena civica, vengono stabiliti i primi due nuovi pozzi. Perchè Milano galleggia su una grande falda di acqua e “trovarne, scavando anche poco, non è mai stato difficile”.
Uno dei passaggi chiave della modernità di Milano, poi, si registra nel 1906, e a simboleggiarlo è proprio la centrale dell’acqua che ospitava l’incontro. “In quell’anno venne inaugurata, e fu scelta l’area di Cenisio perché era considerata particolarmente favorevoile dal punto di vista geologico e particolarmente salubre”.

Oggi la Centrale dell’acqua è una casa della memoria e della cultura idrica, e tutto attorno, come ovvio, è cresciuta una città, un’arteria di scorrimento che porta verso le autostrade e poco lontano ci sono i resti di quella che fu una delle principali aree industriali della città. Tutto è cambiato e tutto scorre: quel che non cambia è il vitale bisogno che hanno le città di risorse idriche. In temi di cambiamenti climatici, ben vengano allora le occasioni di dibattito e approfondimento: di una maggiore consapevolezza diffusa abbiamo bisogno, come dell’aria e dell’acqua.

Un’immagine storica della Centrale dell’acqua di Via Cenisio
La centrale dell’acqua, oggi

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