Ambiente
Nuove frontiere per gestire il verde (in una Milano sempre più green)
Il Comune di Milano sta provando ad innovare in maniera significativa le modalità di gestire il verde pubblico affiancando al modello tradizionale (il grande appalto di gestione globale) modalità differenti di aperture verso i cittadini, le associazione e le imprese.
E’ una scelta coerente con la storia della città, che ha visto nascere dall’iniziativa associativa grandi parchi urbani come il Parco Nord, il Bosco in Città e il Parco delle Cave.
E’ una evoluzione di questa strategia la scelta di affidare al Centro di Forestazione Urbana di Italia Nostra il Parco di Porto di Mare, con l’obiettivo di sottrarlo allo spaccio e di renderlo frequentabile, lo è anche il coinvolgimento progressivo degli agricoltori nella gestione del verde periurbano.
Anche laddove la gestione resta in capo al Comune di Milano con l’appalto di Global Service le modalità di collaborazione con cittadini ed associazioni sono continue e crescenti. Se si va ai Giardini Pubblici si vede come l’attivismo dell’associazione Agiamo (che sta appunto per Associazione Giardini Montanelli) è riconosciuto anche nei cartelli presenti in ingresso al parco. Agiamo collabora col Comune sia con le proprie azioni di volontariato sia aiutando i vari attori del parco in una corretta manutenzione con pronte segnalazioni. Sistemi analoghi crescono anche altrove, basti pensare all’esperienza del Parco Segantini, ed hanno un nuovo focus in particolare nella collaborazione legata alle aree cani. Da quelle del Parco Sempione fino a Solari e a breve anche in P.le Susa sempre di più sono le associazioni di proprietari di cani che si rimboccano le maniche per migliorare lo spazio frequentato da loro quotidianamente.
Al tempo stesso proseguono e si stabilizzano le attività nei giardini condivisi, che sono particolarmente importanti per il Comune perché rappresentano un modo di gestire aree spesso non ancora formalmente destinate a verde, a volte anche critiche.
La novità degli ultimi giorni è la scelta di aprire ai privati la possibilità di gestire i nuovi parchi pubblici. Pensiamo che la collaborazione pubblico / privato che sperimentiamo già oggi in tanti campi possa consentire di migliorare di molto l’offerta di verde della nostra città, una volta considerata grigia ma che ora sta scoprendo la sua anima green.
Solo quest’anno è stata aperta una nuova parte del Parco di City Life e del Parco del Quartiere Adriano, nei prossimi mesi arriveranno il Parco delle Magnolie a Bicocca e l’attesissima Biblioteca degli Alberi progettata dall’architetta olandese Petra Bleisse che completerà il quartiere di Porta Nuova.
Fanno parte di una strategia che in futuro vedrà nascere 7 nuovi parchi nei 7 scali ferroviari dismessi (a Farini ci sarà il terzo parco più grande della città) e che vedrà interventi di qualità anche lontano dal centro come il parco a Santa Giulia e quello disegnato da Michel Desvigne per Sei Milano, il nuovo intervento in zona Bisceglie che vuole integrarsi con i parchi esistenti della cintura ovest.
Questo incremento di verde è sicuramente un grande investimento per l’ambiente e la qualità della vita dei milanesi, ma come è prevedibile comporta delle spese di gestione che potrebbero incidere negativamente per il bilancio del Comune.
Milano oggi spende per la manutenzione del verde circa 18 milioni di euro per 18 milioni di aree verdi manutenute dal Comune in città. Questi nuovi parchi hanno spesso costi di gestione tra i 4 e i 10 euro al metro quadro e quindi, volendo tenere alta l’asticella della progettazione di qualità in centro come in periferia, bisogna andare a percorrere strade nuove.
Analizzando altri casi internazionali risulta evidente some sia molto difficile pensare che un parco, gestito bene, possa finire in pareggio. Esistono però delle leve (la sponsorizzazione dello stesso, il canone dei chioschi e degli eventi che si svolgono nel parco) che possono ridurre la distanza tra entrate ed uscite giustificando un investimento di privati motivati dal voler garantire un parco di alta qualità nella zona dove hanno svolto un intervento urbanistico o da un ritorno di immagine alternativo ad altre campagne di comunicazione o ancora da un tema legato alla responsabilità sociale di impresa.
Per questo il Consiglio comunale ha modificato la norma relativa all’occupazione suolo pubblico che consente di andare in questa direzione.
Il Comune non rinuncia in alcun modo alle sue prerogative. Gli orari del parco, la sua piena accessibilità, l’approvazione del programma di eventi restano pienamente competenze dell’Amministrazione. Il privato che vorrà gestire dei parchi lo potrà fare tramite gare di sponsorizzazione, sarà monitorato sulla qualità della manutenzione esattamente come avviene oggi quando il parco in fase di avvio resta in carico ai privati, potrà introitare i guadagni da una programmazione di eventi e iniziative che verosimilmente farà in maniera più efficiente del Comune.
Ritengo che sia una operazione vincente per l’Amministrazione che incrementa il verde ma non le spese, per le tante aziende che vogliono investire sul verde, per gli operatori che realizzano interventi urbanistici e che non vedranno più i parchi come una concessione obbligata al pubblico ma come un elemento qualificante del progetto. Soprattutto è un intervento in linea con la nuova Milano che vuole continuare a crescere ma che chiede anche verde e qualità della vita e lo fa, come al solito, pensando che non sia una sfida da lasciare solo al pubblico, ma una sfida collettiva che riguardi anche il sistema imprenditoriale.
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