Milano
Non sono primarie, è adesso che si sceglie il sindaco
In arrivo un nuovo inquilino sia per il Campidoglio che per Palazzo Marino, ma se a Roma il risultato è veramente incerto, a Milano può darsi che già domani si possa annunciare “Les jeux sont faits. Rien ne va plus”. Se vincerà alle primarie, Beppe Sala sarà già sindaco in pectore, non solo per merito proprio, ma per demerito di Silvio Berlusconi, l’uomo che da vent’anni condiziona la politica della città.
Montanelli diceva che il padrone del Milan e di Canale 5, anche candidando a sindaco di Milano il proprio cane, l’avrebbe fatto vincere e in negativo nel 2011 fu proprio l’insofferenza verso un Berlusconi in declino a zavorrare Letizia Moratti e attirare consensi verso Giuliano Pisapia, caro sia alla sinistra più radicale, sia a chi vedeva in lui il pacato avvocato borghese con il vezzo della politica.
Dopo cinque anni, con qualche colpo di fortuna come le tante inaugurazioni di opere decise dai predecessori, ma con all’attivo sicuramente un’amministrazione che sembra agli antipodi di quella che più che di Roma sembra di Babilonia, offrendo all’ammirazione il nuovo skyline al posto della salma itinerante di padre Pio, l’attuale giunta di Milano si appresta a passare la mano, ma non troppo.
Il centrodestra è sempre più zavorrato da un Berlusconi che ormai è garanzia di sconfitta, ma che per incoercibile narcisismo non accetta di ritirarsi e lasciare spazio a chi potrebbe vincere. Milano è troppo melting pot per avere come sindaco un Salvini che prudentemente non è sceso in campo e l’assenza di malaffare diffuso, a un quarto di secolo da Tangentopoli, spunta le armi all’esercito di Beppe Grillo, resosi ridicolo con i consiglieri comunali che si legavano agli alberi per impedire la costruzione della quinta linea di metropolitana, la sesta se si tiene conto del Passante Ferroviario.
Salvo errori marchiani o un’imprevista offensiva della Procura, a Milano sarà continuità, nonostante il mancato bis di Pisapia. Il centrosinistra può segnare un goal decisivo a porta vuota, non avrà rivali a giugno, se Sala sarà il suo candidato sindaco. Uomo di poche parole, forse di scarso appeal mediatico, è però una persona che lascia parlare i fatti, dal curriculum di alto dirigente privato, all’esperienza come uomo di fiducia del sindaco Moratti, al successo di EXPO, che pur essendo una bella fiera di paese portata alle estreme conseguenze, ha portato a Milano milioni di visitatori italiani e all’estero ha affermato un’immagine della città che è all’altezza del resto dell’Europa e lontana dalle paludi mediocri, inefficienti e corrotte comuni nel resto d’Italia.
Il vero atout di Sala è l’appoggio che potrà ottenere anche da chi preferisce il centrodestra al PD ed è esattamente quello che detestano in lui i sostenitori di Majorino e Balzani. Sala candidato vincerebbe certamente, perché il centrodestra non troverà mai nessun candidato in grado di impensierirlo. A sbarragli la strada può essere solo la sinistra-sinistra, ancorché masochisticamente divisasi su due candidati che si elidono, a conferma della maledizione di Nanni Moretti “Non vinceremo mai”.
Tuttavia i sostenitori di Sala sono mediamente meno accaniti di quelli di Majorino e Balzani, molti non essendo nemmeno del PD non andranno a votare alle primarie, non capendo che è il 7 febbraio il giorno in cui si sceglierà il sindaco della città. Chi non vuole voli pindarici, chi vuole viaggiare sui mezzi pubblici perché funzionano bene anziché perché sono gratis come sogna Balzani, chi non vuole che Milano attiri abitanti in cerca dei sussidi che desidera offrire Majorino e preferisce che continui ad attirare chi viene a trovare lavoro, come succede da decenni, domani dica la sua e vada a votare.
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