Milano

“Nessuno tocchi Milano” vuol dire che tutti possono parlare, anche i No-Expo

3 Maggio 2015

Piccola premessa: sono pro-Expo, da sempre. Da quando un milione di anni fa Letizia Moratti iniziò a parlare di una cosa che nessuno o quasi conosceva, nella mia città, cioè Milano. In generale, sono favorevole alle grandi manifestazioni, anche a quelle più grandi di Expo. Sono pro-Olimpiadi, pro-infrastrutture, sono “sviluppista”, come si sarebbe detto una volta. Sono ovviamente contrario alle ruberie e alla corruzione, ma non credo che la tendenza atavica italiana a sgrattuggiare soldi dai grandi eventi sia invincibile, e mi piace pensare che possiamo fare cose belle, fatte bene e di cui essere orgogliosi. Sono realisticamente contento che alla fine Expo sia partito, spero vada per il meglio, mi spiace che il percorso non sia stato netto da ruberie e figuracce, e spero che i sei mesi che abbiamo davanti consentano di recuperare terreno. Mi spiace perché secondo me Milano non ha colto appieno quest’opportunità, e anche questo è un terreno su cui recuperare. Ma insomma, andiamo al punto: da pro-Exopo, da milanese contento, da sincero democratico, sono un po’ perplesso. C’è un’aria da pensiero unico, ultimamente, che inizia a soffocare, e gli ultimi eventi e lo sfregio del primo maggio la sta spaventosamente rafforzando.

Un video del Corriere della Sera documenta un dettaglio di quanto successo oggi a Milano, in occasione della manifestazione “Nessuno tocchi Milano”, che sembra confermare quest’aria un po’ spessa, un po’ fitta. Infatti, oltre a trovare molti argomenti dei No Expo fragili e inconsistenti, sono però tra quelli che ritiene che il diritto di critica sia, banalmente, inalienabile. È il fatto che 300 delinquenti abbiano devastato vetrine e fatto saltare macchine, non è una buona ragione per negare a nessuno il diritto di dire la propria. Ad esempio di dire che Expo non gli piace, e perfino di dire che ci si è tanto indignati per delle macchine distrutte, ma non per tante devastazioni morali e materiali che Milano e l’Italia hanno subito in questi anni. In quest’occasione, e su tante bacheche di Facebook di amici democratici (nel senso di Partito democratico) il clima è però diverso. Guardate voi stessi.

Ecco, mi piacerebbe molto che la mia città, una delle capitali della pratica scettica e concreta, mostrasse la sua capacità di difendere, naturalmente, Expo, chi l’ha voluto (a cominciare dalla Moratti, che invece Pisapia ignora da settimane in ogni occasione pubblica e privata), chi l’ha portata a casa. Ma allo stesso modo difendesse il diritto al dissenso di chi Expo non la voleva. Nessuno tocchi Milano vuol dire infatti, anche, nessuno tocchi la libertà del dissenso, del dubbio, della differenza di vedute. Questa è Milano, questi siamo noi. Ricordiamocene.

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