Benessere
#MilanoCambiaRitmo? La resilienza alla prova dei fatti
La velocità con cui tutto è successo è la causa dello spiazzamento che ha colto Milano, proprio mentre la sua corsa è al massimo della velocità. Ognuno ha reagito come ha saputo e potuto al nuovo stato di cose dettato dall’emergenza virus: chi negando la realtà, chi cercando nuove strategie, qualcuno facendosi cogliere dal panico. Come sempre, complessivamente Milano si è adattata senza isterie ai sacrifici imposti: e sono tanti soprattutto per i più fragili, fisicamente, socialmente, economicamente. Per questo l’impegno per mitigare l’impatto diseguale dell’emergenza sulle diverse categorie sociali deve essere massimo.
Nella sfera della circolazione dei messaggi, le reazioni più diverse hanno accolto il video #milanononsiferma. Io, per esempio, ho scelto di non condividerlo sui miei canali social. Comprendo il desiderio di costruire una reazione collettiva, che è alla base di quel messaggio. Credo però che dovremmo rendere costruttivo questo desiderio di non arrendersi, provando ad andare più in profondità nel domandarci cosa significhi, qui e ora, non fermarsi. Nessuno ha desiderato essere tra i fuochi di un’epidemia di portata globale, anche se è il rovescio della medaglia di essere città iperconnessa e planetaria, perché così l’abbiamo voluta e la desideriamo. Oggi sappiamo anche – una volta di più – che la chiusura non può essere la soluzione, mentre può esserlo la cooperazione.
E dunque?
Siamo qui, e la forza della città si misurerà nella sua capacità di adattamento, che molti chiamerebbero resilienza; eccola alla prova dei fatti la resilienza che ha riempito pagine di articoli, titoli di convegni, post sui social. Non fermarsi significa cambiare ritmo. Accettare la realtà, disegnare strategie più lunghe, occuparsi di relazioni meno fugaci; meno quantità e più qualità. Da anni mi batto – con qualche risultato – per l’utilizzo del lavoro agile dentro e fuori il Comune di Milano, e la rapidità con cui abbiamo abilitato centinaia di lavoratori e lavoratrici a svolgere la propria attività a distanza è stata una piccola soddisfazione. Il numero di certificati e pratiche scaricati online si è impennato negli ultimi dieci giorni. Saranno senza dubbio risultati di lungo termine. Allo stesso modo, non avevo dubbi che di fronte al bisogno i dipendenti pubblici non avrebbero fatto mancare il loro apporto nello svolgimento delle attività essenziali per garantire i servizi ai cittadini, anche in presenza se necessario. E se questo vale per i dipendenti comunali, ancora più prezioso è il contributo degli operatori della sanità pubblica, sulla quale da qui in avanti dovrebbe aprirsi una riflessione profonda. E sono certa che questo avverrà come effetto positivo di un evento negativo.
Il colpo inferto alle attività economiche è grave, e dovremo impiegare queste settimane a organizzare a tutti i livelli, non solo nelle istituzioni, le azioni necessarie per contenere la crisi e organizzare il rilancio con strategie di lungo periodo. È il tempo della ricerca e della pianificazione di investimenti futuri. Non saremo i soli a doverci porre questo problema poiché la crisi non risparmierà gli altri paesi europei. Eppure, come altri miei colleghi di giunta, in questi giorni sto ricevendo decine di messaggi da parte di imprenditori, professionisti, semplici cittadini che chiedono come poter dare una mano e un contributo in questo momento complesso per la città. Così è nata, da parte dell’amministrazione, l’idea di mettere a disposizione un indirizzo mail dove far convergere tutte le disponibilità a rendersi utili: milanoaiuta@comune.milano.it.
Anche la scelta di rinviare, e non cancellare, il Salone del Mobile è un atto di responsabilità e di fiducia verso la città. Così come la capacità di adattamento e di coordinamento di tutti gli operatori del cosiddetto “Fuorsialone” che hanno riposizionato in 24 ore i propri eventi nelle nuove date. Valorizzando l’esperienza fatta in questi anni in tema di partecipazione e di economie collaborative, troveremo velocemente il modo di organizzare queste energie e non disperderle, anche tramite piattaforme digitali, come stanno facendo alcuni operatori della musica e dello spettacolo. E quando sarà possibile, apprezzeremo ancora di più la bellezza e il valore di trovarci fisicamente vicini.
Sono diventata assessora nel 2011, a seguito della crisi economica partita negli Stati Uniti e deflagrata in tutto il mondo, e già in quella occasione la nuova amministrazione cittadina si trovò a mettere in campo misure “anti crisi” a sostegno dei più deboli, dei licenziati, dei cassaintegrati, costruendo allo stesso tempo la fiducia e le condizioni per la nuova fase, ragionando a medio-lungo termine. Oggi non possiamo farcela da soli: Milano l’italiana ha bisogno del Paese e il Paese ha bisogno dell’Europa. Mentre ci riorganizziamo con un passo diverso, l’obiettivo è sostenere i più fragili: cittadini, lavoratori e imprese. Facciamo tesoro degli insegnamenti di questa esperienza.
In un mondo tutto nuovo, cerchiamo un modo nuovo di stare al mondo. Pianifichiamo il futuro, perché è cambiato per sempre. Oggi essere forti significa essere meno veloci ma più profondi; più cooperativi per restare competitivi. Non lo abbiamo scelto, ma Milano, come tutti noi, sarà forte se sarà resiliente, cambiando ritmo. Per un po’.
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