Milano
#Milano2030 E’ trasformare radicalmente i capolinea metro
In queste settimane la città sta discutendo di #Milano2030 attraverso la proposta di nuovo Piano del Governo del Territorio che abbiamo presentato come Giunta Sala.
Tra gli obiettivi che ci poniamo c’è quello di produrre un reale cambiamento nei luoghi dei capolinea della metropolitana.
E’ una politica che, da Parigi a Londra, tante altre città stanno affrontando.
I luoghi della mobilità infatti, se progettati inizialmente come soli elementi della rete di trasporto, oggi possono essere ripensati ed integrati ai quartieri limitrofi.
Gobba, Lampugnano, San Donato, Bisceglie, ecc.. son luoghi pensati oggi solo per le esigenze di trasporto per i pendolari. C’è la metro, il parcheggio di interscambio, lo spazio per la fermata dei bus, spesso un piccolo bar. L’essenziale per quello che serviva un tempo, ma purtroppo oggi vengono vissuti come luoghi anonimi e insicuri, di passaggio e non di stazionamento.
E’ d’altronde quello che capitava fino a 15 anni fa anche nelle grandi stazioni del treno, trasformate poi in centri commerciali. La sfida che ci poniamo è quindi capire se questi luoghi possono essere trasformati e se il cambiamento può essere più urbano rispetto a un tema prettamente commerciale.
Nell’idea del Comune c’è che queste aree, in larga parte pubbliche e comunali, possano essere trasformate attraverso la collaborazione di investitori privati nell’ambito di un progetto e di una gara pubblica che metta insieme gli obiettivi di interesse pubblico (uno spazio fruibile e sicuro che interagisca con i quartieri limitrofi e sia al servizio dei pendolari) con le necessità di chi investirà nell’area.
Stiamo parlando ovviamente di zone ben servite dal trasporto pubblico, che quindi potrebbero essere l’ideale per poli direzionali (magari con accesso diretto alla metro), luoghi di entertainment, strutture ricettive e direzionali, ovviamente anche iniziative commerciali.
Da un punto di vista urbanistico significa che su quelle aree è possibile trasferire diritti edificatori da altre parti della città superando anche l’indice massimo consentito nei nuovi interventi. In sostanza la qualità del progetto e il valore pubblico di ammodernare questi luoghi consente di superare alcune regole dell’urbanistica. Tra gli elementi di valore c’è, a mio giudizio, anche cercare di intercettare consistenti investimenti privati affinché vadano a localizzarsi in ambiti periferici e non solo nei soliti quartieri dove son ricaduti gli ultimi grandi interventi.
La stessa logica è riservata ad alcune stazioni dei treni, in particolare Garibaldi e Bovisa. La stazione di Garibaldi oggi è un’interruzione tra Porta Nuova e lo scalo Farini (che ospiterà il terzo parco più grande di Milano). Il suo ampio fascio ferroviario separa ancora i quartieri e abbiamo visto in tante parti del mondo come la loro copertura, la loro trasformazione può invece rappresentare un fiore all’occhiello in una città. Potenzialmente #Milano2030 può creare un grande itinerario verde e pedonale che, partendo dalla Bovisa, attraversando lo scalo Farini, gli interventi sui binari di Garibaldi, Porta Nuova, ci consenta di arrivare a piedi fino alla Darsena e ai Navigli attraversando il centro della città.
Anche in questo caso di fronte all’obiettivo di coprire i binari è possibile spostare qui diritti volumetrici nella misura necessaria a finanziare l’intervento e a creare le necessarie connessioni tra i quartieri citati.
Quello che stiamo ipotizzando ha una prospettiva da Città Metropolitana, non solo perché cambiare i capilinea della metro significa rivolgersi ai tanti pendolari che dalla provincia entrano in città. Ma anche perché questo processo è ad esempio alla base degli interventi di Cinisello Monza Bettola (dove anche grazie a una grande struttura commerciale lì si incontreranno i prolungamenti di M1 ed M5) e lo deve essere quello di Segrate Westfield, dove è indispensabile trovare le risorse per le connessioni di trasporto pubblico con M4 e Linate. Ma potenzialmente può essere una strada anche per riqualificare le tante stazioni di M2 fuori Milano che hanno esattamente le stesse criticità dei capolinea urbani e dove nei prossimi anni intanto ci sarà un primo investimento per superare le barriere architettoniche grazie ai finanziamenti dei Governi Renzi e Gentiloni.
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