Milano
Milano si racconta agli angoli delle strade
“Le strade milanesi non avevano un nome scritto. Solo nel 1785, durante la dominazione austriaca, la toponomastica cittadina fu sancita su ordine del ministro plenipotenziario della Lombardia, il conte Wilzeck. Impose insegne, numeri civici, lampioni a olio all’angolo delle vie. Milano è città antica, che risale ai Liguri e ai Celti e che già nel 43 a.C. venne inclusa nello stato romano.Le sue vie hanno talora nomi che si perdono nel tempo, lungo i secoli, risalendo a ritroso attraverso il periodo dei Visconti e degli Sforza fino al Medioevo, ai Longobardi e all’epoca romana.” (Il canto delle sirene)
“Nel corso dei decenni la città si espanse, le dominazioni cambiarono passando dai francesi per tornare agli spagnoli, ma solo dal 1861 con la costituzione del Regno d’Italia, il Comune di Milano, decide di dare impulso straordinario alla trasformazione edilizia della città…” e, con essa, anche “la toponomastica subì un definitivo cambiamento: innanzitutto si decise che le vie avessero una propria numerazione civica, partendo dal Duomo, con i numeri pari sul lato destro e i dispari su quello sinistro, abbandonando così il vecchio sistema della numerazione progressiva.”
Delle tantissime vie milanesi alcune derivano il proprio nome da fatti o da immagini strettamente legati alla storia di Milano. Sono infatti note le Vie dei Mestieri (quasi tutte intorno allo storico fulcro dell’attività politica e commerciale della città), Via Armorari (gli armaioli), Via Spadari, Via Orefici, Via Speronari, Via Mercanti, Via Cappellari (una volta Via dei Berrettari), e note anche le vie che portano il nome di antiche famiglie appartenenti alla nobiltà milanese come Via Arcimboldi, Via Meravigli, Via Mapelli, Via Orombelli, Via Bigli e tantissime altre, oppure conosciamo strade intitolate a personaggi famosi come Via Ciro Menotti, Piazza Cardinal Ferrari, Via……..,o nomi di piazze che richiamano avvenimenti importanti come Piazza delle Repubblica, Piazza V giornate, Piazza 6 Febbraio, Via della Liberazione e via discorrendo…
Ma ci sono tante vie che hanno nomi strani e che, soprattutto ai bambini, suscitano particolare curiosità! Non so voi, ma il mio primogenito, da quando ha imparato a leggere bene, non fa altro, quando siamo in giro, che leggere insegne, targhe e affissioni chiedendomi chi è, perché e cosa vuol dire…
Così, con il libro di toponomastica alla mano, ho deciso di approfondire un po’ qualche nome strano che, da sola, non avrei magari saputo spiegargli, se non andando ad intuizione….Ma non sempre l’avrei imbroccata giusta! Sarebbe stato un attimo, poi, improvvisare che Via Caminadella si chiama così perché è corta intendendo con caminadella “una piccola camminata”, quando , in realtà, la storia ci dice tutt’altro…
Sita nel cuore romano di Milano, deve il suo nome ai camini in muratura di un palazzotto visconteo (distrutto nei bombardamenti), vera eccezione in quell’epoca, quando dai tetti di paglia fuoruscivano rudimentali camini di fango.
Non avrei mai saputo spiegare ad esempio l’antagonismo apparente tra Via dei Fiori Chiari e il suo proseguimento, oltre la Pinacoteca, Via dei Fiori Oscuri…Beh, l’ho scoperto…nel primo tratto esisteva un collegio per fanciulle e nel tratto successivo, invece, un “bordello” ovvero una “casa chiusa”, certamente non frequentato allo stesso modo!
In Via Altaguardia pare che ci fosse una postazione sopraelevata per il controllo delle acque che ivi confluivano.
Che Via Bagutta, ad esempio, identificasse la via dei “bevitori”, io non lo sapevo… “baga” infatti, in dialetto, sta ad indicare l’otre di vino e , con il termine “bagà” si intende chi beve di gusto!
Di Via Bagnera io conoscevo solo la storia del serial killer Antonio Boggia, ma non ero a conoscenza che il nome indicava la presenza di un bagno pubblico in epoca romana…
E Piazza Cordusio? Pensate che l’etimologia deriva dal latino “Curia ducis” e quindi stava ad indicare il luogo dove, durante la dominazione longobarda, si svolgeva l’amministrazione della giustizia.
Non lontano, Via Moneta, a pochi metri da Piazza Affari, sede della Borsa, sembra associarsi alla presenza dell’antica zecca romana.
Sapevo invece che Via degli Omenoni derivasse da quegli otto giganti posti sul portone delle breve stradina, ma non sapevo che Via Rugabella provenisse da un francesismo: “Rue belle”. Si racconta infatti che Luigi XII, passando di lì in visita, la definì in tal modo!
Via Bergamini, accanto alla meravigliosa Università Statale, ricorda il tempo in cui era la via dei venditori di formaggi. Poiché quasi tutti i venditori provenivano dalle valli bergamasche è facile intuirne la derivazione del nome. Poco lontano da qui c’è la chiesa di San Bernardino alle Ossa all’interno della stessa è conservata una tavola cinquecentesca di San Lucio protettore dei fabbricanti di formaggio, la chiesa era anche sede della confraternita dei produttori di formaggio.
Per alcune vie poi ci sono varie opinioni, per esempio per Via Brisa esiste una tesi che farebbero derivare il nome dal latino dove, con il termine “brisa”, si intende la “vinaccia” e questa teoria, data la vicinanza con le vigne di Leonardo, potrebbe non essere lontana dalla verità, ma, altri ancora, sostengono che “brisa” derivi dal quartiere degli immigrati bresciani, detti Brixii, che si stabilirono qui in epoca romana….E comunque non va dimenticato anche che “brisa”, in dialetto milanese, significa “brezza” “arietta”,”venticello”….
Anche per il Carrobbio la derivazione sembra dubbia: c’è chi dice che derivi da quadrivium (incontro di 4 vie), mentre secondo altri, viene dal termine carrivium (via per i carri). In effetti la via che portava al Ticino era detta carraria, tant’è che, in epoca romana, qui vi era una delle porte della città dalla quale, certamente, si accedeva ad una strada larga e agevole, per il passaggio dei carri .
Per Piazzetta Pattari ci sono giudizi discordi: c’è chi fa derivare questo nome dal luogo delle riunioni di un gruppo di zelanti cattolici detti Patarini, che si impegnarono con un giuramento a combattere in tutti i modi gli abusi di potere della società ecclesiastica nella seconda metà dell’XI secolo, ma c’è chi lo collega al luogo in cui si radunavano i rigattieri (patàro, patteè).
Certa invece è l’ipotesi accreditata per Piazza della Vetra. Un tempo qui scorreva il Naviglio e, con esso, le sue rogge e i fossati, tra i quali, appunto, quello della Vedra o Vepra dove i conciatori tenevano a bagno le pelli, caratterizzando tutto il quartiere con un odore terribile fino a rendere mal frequentata tutta la zona. Questa piazza, infatti, è tristemente famosa perché fu il luogo in cui venivano giustiziati sui roghi tutti quelli che venivano accusati di tramare contro la Chiesa e di essere addirittura delle streghe o stregoni!
Noto a tutti credo il motivo per cui esiste Via Laghetto. In questa zona infatti, nel 1388 Gian Galeazzo Visconti, fece creare una sorta di piccola darsena con lo scopo di far attraccare i barconi carichi di mercanzie varie tra le quali il marmo di Candoglia per la costruzione del Duomo. Cinquecento anni dopo, l’Imperatore d’Austria Francesco Giuseppe, lo fece interrare perché le esalazioni dell’’acqua e le zanzare molestavano i malati del vicino ospedale.
Acqua anche in Via Ponte Vetero, tra a mezza strada tra il Castello e Brera, che deve il suo nome a uno dei più vecchi ponti di Milano. Questa zona era infatti fino a San Marco, una piccola Venezia.
Ancora acqua lungo la Cerchia dei Navigli, in Via Molino delle Armi dove, pare, ci fosse un antico mulino adibito ad arrotare le armi bianche, industria molto fiorente nell’epoca delle Signorie.(spade, sciabole, coltelli…)
Sempre in pieno centro, a due passi dal Duomo, Via del Verziere. Anticamente, con questo nome, si identificava il giardino o viridarium dell’arcivescovo di Milano, e, in seguito, divenne sede di mercato, popolato di baracche e tende che si erano trasferite dalla vicina Piazza Fontana nel 1779, quando si decise di riqualificare la zona direttamente a contatto con la Piazza del Duomo di Milano…
E non lontana da qui, si trova anche Via Orti, il cui nome, dato alla via nel 1865, si deve alla presenza di orti che la costeggiavano e che rifornivano di verdure il vicino mercato del Verziere.
Dalla voce lombarda ciòss, che significa “chiuso” nel significato di “campo chiuso da siepe o muro”, oppure dal milanese ciusset, con cui si voleva indicare una via stretta e brutta, prende il nome la deliziosa Via Chiossetto di fronte al Palazzo di Giustizia.
Un’altra voce dialettale ha dato il nome a Via Foppette: in questa zona passava il canale Lambretto che, straripando durante le piogge primaverili, formava dei pantani con dei piccoli fossi e avvallamenti chiamati “foppe” o “foppette”… E, sempre per rimanere in tema, a Milano abbiamo anche Via Pantano la cui denominazione sembra provenga, anche qui, da un luogo fangoso che si estendeva nel brolo, vasto appezzamento a giardino e boschivo che insisteva in questo quartiere.
Ecco una zona carina come il suo nome, la Maggiolina…E c’è anche la via, Via Maggiolina. Il nome deriva da un’ antica cascina già esistente nel ‘600. Secondo molti la cascina era così chiamata per la coltivazione delle fragole la cui raccolta avveniva nel mese di maggio – nel dialetto milanese le fragole sono chiamate magiuster.
E ce ne sono ancora tante da raccontare e da immaginare.
Mi riprometto, in ultimo, di andare a vedere con la mente un grande albero, che oggi non c’è più, nello slargo (in corrispondenza di Via dei Piatti) di Via Olmetto. Un olmo, appunto, che cresceva nel Palazzo Imperiale costruito da Massimiano nel III secolo.
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