Milano

milano privata / privatistica / privatizzata

11 Dicembre 2020

Il Beppe a febbraio aveva garantito: il dané continuerà a girare indisturbato, il Modello non si sarebbe fermato. Chiaro il Mayor non poteva esplicitarlo, e infatti nei suoi quotidiani facebook videos ben se n’è guardato, ma lo sapevamo comunque tutti quanti, che nella Milano h24 se ci fermiamo siamo perduti, peccato che nemmeno 4 settimane dopo anche il Sindaco iperottimista si è arreso: ci siamo fermati, e ci siamo perduti (intanto il Beppe si è ricandidato). Certo lo smarrimento è durato giusto il tempo di un Volare sul balcone, un’altra ordinazione su deliveroo (i 2 euro di mancia al rider), litigare feroci con amici e sconosciuti nella sterminata social polemica runner sì / runner no, sterminata sì ma anticipatrice, già in quei fiumi di parole si faceva intravedere la meneghina via maestra alla pandemica emergenza, l’ipotesi privatissima, solipsistica, se tutto crolla allora non resta che aggrapparmi alla MIA corsa, quotidiana, importante, necessaria. E non sarebbe potuto essere altrimenti. Nella città egoriferita non si rimane troppo con le mani in mano, a star fermo nei pensieri rischi appunto che ti ci perdi, ed ecco già a marzo farsi strada l’intuizione che sarà poi dominante nella seconda ondata di settembre-ottobre, l’idea che in fondo in fondo questo covid non sia che un’altra questione da gestire, un altro problema da risolvere, e che naturalmente, anche in questo caso, la migliore delle soluzioni non possa essere che mia, unica, individuale.

Nell’autunnale ricorsivo ricorso privato al tampone privato presso struttura poliambulatoriale a proprietà privata il Milanese trae sì le conseguenze di un sistema sanitario collassato, travolto dalla pandemia dopo essere stato fiaccato da decenni di elogio ideologico e perseguimento indefesso della privatizzazione della cura, ma non è solo questo, magari fosse solo questo, il tampone è privato perché, in fondo, sotto sotto, il tampone lo si vuole privato, il sistema è privatizzato perché, forse nemmeno troppo in fondo, piace di più così, l’opportunità vince sugli svantaggi. Nella città ansiosa e assediata il tampone non è più semplice supporto alla diagnosi, prescritto da un esperto (medico di base, sanità pubblica) e pagato dalla fiscalità generale, UGUALE PER TUTTI a parità di condizione patologica, ma diventa lo strumento che il singolo utilizza per poter continuare a svolgere in buona coscienza alcune attività, affidare ancora ai nonni il ritiro dei bambini da scuola, anche solo evitare di litigarci perché non vedono i nipoti. Il tampone convenzionato sandonato / santago assurge veloce a dispositivo che il datore di lavoro utilizza per far sì che i dipendenti continuino a lavorare in sicurezza e per avere la sicurezza che continuino a lavorare, diventa rapido la necessaria autocertificazione che il libero professionista culturale deve mostrare al committente, lo strumento con cui dimostrare che si è sani, puliti, funzionanti, con il paradosso che nel pieno della crisi pandemica è più facile ottenere un tampone se hai 30-40 anni e lavori per una multinazionale che se ne hai 70 e mille fattori di rischio o sempre 30-40 ma nessun datore di lavoro convenzionato e pagante. Ecco allora che nella Città Diseguale il tampone che io mi posso o non posso pagare diventa ulteriore occasione per distinguer-e(-si) separar-e(-si) segregare(-si), non più un metodo di analisi identico per tutti e, di fatto, gratuito per il singolo perché il suo costo è coperto dalla comunità per ogni suo componente, ma l’elemento privatistico e oneroso che consente, a chi se lo può permettere, di scavare un ulteriore solco con chi gli sta intorno, il resto della città, io lavoro e tu no, io posso vedere mamma e papà e tu no che sei un poveraccio.

Il tampone lo si fa perché si deve, certo, ma soprattutto perché si può. Se puoi, paghi 80 euro il molecolare e qualche euro meno l’antigenico, non è altrettanto sicuro ma il risultato immediato, giusto in tempo per il weekend, se perfino la sanità privata ti fa aspettare troppo, allora lo ordini on line, lo spediscono da UK, a casa da solo ti infili il bastoncino nel naso, ti pungi il dito indice fino a farlo sanguinare, sempre meglio questo che andare all’ATS, okay il drive-thru ma insomma, capace poi che il covid te lo prendi lì, mentre aspetti in fila INSIEME A TUTTI GLI ALTRI. E se hai la sfortuna di essere positivo, sempre se puoi, per soli 450 euro ti compri un accompagnamento telefonico completo al santago, tanto si sa che il mio mmg non risponde, vai a capire se il tuo mmg non risponde perché oberato o perché sotto sotto sa che tanto c’è sempre il santago, il sandona, l’umanissima humanitas, vai a capire se la sanità è privatizzata perché quella pubblica è saltata o perché la cura è diventata, da tempo, una faccenda privata, la somma dei ghe pensi mi individuali e individualistici che si fa sistema accreditato che persegue le prestazioni meglio remunerate, lusingato dalle operazioni di fundraising della coppia successivamente ambroginata, dai titoli di giornali per aver salvato berlusconi e briatori, costantemente lisciato da una politica che non vede l’ora di entrare in quei cda dorati, l’ex Presidentissimo Maroni docet.

Massacrati da mesi di pandemia, rapidamente declassati da eroi a menagrami a in fondo fanno solo il loro lavoro, gli operatori del pubblico prima annaspano poi si irritano, la tentazione finale è quella del disinteresse. Ecco allora le barricate dei medici di base sui tamponi negli studi (scenderanno in piazza i condomini!), le proteste per non aver ricevuto i vaccini antinfluenzali e, contemporaneamente, il dimostrarsi refrattari alla loro somministrazione. Si rivendica il ruolo e allo stesso tempo ci si deresponsabilizza rispetto al compito, non sono io che devo, è l’ATS, la Regione, il Ministero, peccato che il Milanese non ha tempo per queste cose, tra una polemica e l’altra il Milanese si è già tamponato, mascherinato, portato la vecchia madre a farsi il vaccino influenzale a Monza, peccato che nel frattempo il milanese HA GIA’ BYPASSATO il proprio medico, così come ha bypassato il pediatra, l’asilo nido dei propri figli, il Milanese se ne frega dei livelli di governo e competenza, se ne frega delle istituzioni.

I bravi genitori cittadini a inizio anno scolastico hanno firmato un Patto di reciproca responsabilità voluto sempre dal Mayor di fresca riproposizione elettorale, un documento ben scritto, ineccepibile, sottoscritto da famiglia e agenzia educante, peccato che non vi sia traccia del terzo necessario firmatario, l’Azienda Sanitaria ovviamente, peccato che Regione dica che tu genitore per la riammissione dal pediatra debba andare, questo scrivi nell’autocertificazione, e quindi tu genitore o dichiari il falso oppure dimmi che pediatra hai e ti dirò quanti tamponi a tuo figlio farai. Di fronte all’ennesima analisi iper prudenziale e anche un po’ invasiva il genitore prova a protestare, prima con l’educatore che non ha allontanato altri bambini precedentemente raffreddati (ma se allontaniamo tutti i piccoli con un raffreddore chiudiamo domani), poi con il/la pediatra (anche il raffreddore è un sintomo, non posso escludere, tampone certo, se vuole le dico dove andare). Le istituzioni si fanno muro di gomma, si deresponsabilizzano e il genitore milanese, nel suo piccolo, risponde ancora una volta nell’unico modo che conosce, quello privato privatistico privatizzato, ritira il bambino dal nido, lo tiene a casa con la tata o lo mette in una struttura privata che lì con il raffreddore non si entra, molla il pediatra pubblico e se ne cerca uno di libera scelta, uno che sì sono 150 euro a visita, ma almeno non prescrive sempre e comunque il tampone, di fronte all’istituzione che retrocede il bravo cittadino milanese ANTICIPA E SALUTA, più che retrocedere fugge in avanti, caro Sindaco hai voglia chiedere ai tuoi dipendenti di lavorare in presenza (salvo poi ritirare tutto), ancora qualche mese ancora e rischi che di cittadini nei Servizi non ne sia rimasto più uno, che ci rimangano solo quelli che la scelta privata non se la possono permettere, e allora hai voglia mantenere gli asili nido, hai voglia tenere in piedi la Città Modello, hai voglia le Olimpiadi, ti resta solo una caterva di disuguaglianza e hai voglia trasformarla tutta in sviluppo, adesso basta che torno a litigare con il pediatra, tu guarda suona stranamente libero, vuoi vedere che non lo chiama più nessuno.

Commenti

Devi fare login per commentare

Accedi

Gli Stati Generali è un progetto di giornalismo partecipativo

Vuoi diventare un brain?

Newsletter

Ti sei registrato con successo alla newsletter de Gli Stati Generali, controlla la tua mail per completare la registrazione.