Milano
Milano non è una città per chi lavora
Martedì 7 novembre presso la sede del Consorzio Cooperative Lavoratori in via della Signora a Milano, vi è stata la conferenza stampa di presentazione del primo report dell’Osservatorio Casa Abbordabile (OCA) promosso da CCL, Delta Ecopolis in partnership con il Dipartimento di Architettura e Studi Urbani (DAStU) del Politecnico di Milano. L’Osservatorio è nato con l’obiettivo di monitorare le dinamiche di affordability (termine traducibile con “abbordabile”, cioè a disposizione di tutti non solo dei ricchi) nella città metropolitana di Milano e dare una restituzione analitica annuale grazie all’attività di ricerca condotta da DAStU, coordinata da Massimo Bricocoli (professore di Politiche Urbane e Housing e direttore DAStU) in collaborazione con il Mapping and Urban Data Lab (MaudLab) e un comitato interdisciplinare e internazionale.
Il testo è reperibile qui
OCA è stato costituito nel luglio del 2022 con la finalità di monitorare le dinamiche di accesso e la sostenibilità dei costi abitativi in riferimento alle capacità economiche nella città metropolitana di Milano.
La conclusione è impietosa già dal titolo del rapporto, Milano “non è una città per chi lavora” e lo squilibrio di costi abitativi, redditi e retribuzioni è significativo e ha dimensioni decisamente allarmanti.
Tanto per cominciare il rapporto «evidenzia una sistematica assenza di basi informative, di dati che sono generalmente disponibili in altri paesi europei e che sono considerati essenziali nell’ambito di studi urbani e di housing».
La denuncia di tale assenza pone un’ipoteca seria sui vari livelli di governo locale, regionale e nazionale. Come potranno senza mappe adeguate della situazione allestire azioni di governo adeguate alla complessità del tema?
Senza conoscenza del fenomeno e delle sue dimensioni non può esservi risposta capace di affrontare sperequazioni e disuguaglianze.
Ma dopo la questione del metodo, vengono i dolori dell’esposizione dei contenuti, supportati da numeri e tabelle, e delle conclusioni.
«L’analisi comparative delle tendenze di crescita marcata di prezzi e affitti residenziali rispetto alla sostanziale stagnazione di redditi e retribuzioni – soprattutto per le qualifiche più basse – restituisce un aumento serrato della forbice tra costi abitativi e disponibilità economica di persone e famiglie… Le retribuzioni offerte dal mercato del lavoro permettono di sostenere costi abitativi per un numero di metri quadri sostanzialmente inadeguato (irrealistico rispetto alle condizioni minime di dignità di un’abitazione oltre che all’effettiva disponibilità di tagli di alloggi presenti sul mercato)…la condizione lavorativa non è più sufficiente per abitare la città».
Milano e la sua amministrazione erano già stati scossi dalla critica articolata e documentata di Lucia Tozzi col suo libro L’invenzione di Milano. Culto della comunicazione e politiche urbane, Cronopio.
Milano è definita ed è raccontata come città dalle mille opportunità grazie a una incessante e raffinata campagna di comunicazione, che però, denuncia la Tozzi, nasconde il fatto che si tratta di una «città in cui le disuguaglianze aumentano, la giustizia educativa langue, i servizi vengono privatizzati, il lavoro è precario, l’aria pessima».
Saprà darsi una scossa?
Cosa ci attende?
Sempre OCA: «Con riferimento alla qualità abitativa e di vita, è urgente chiedersi se siamo disponibili e pronti a una città in cui i contrasti saranno più aspri, i gradi possibili di coesione sociale assai minori, le questioni di sicurezza urbana soverchianti rispetto a quelli di sicurezza sociale, la cittadinanza sempre più divisa tra chi partecipa positivamente al modello di crescita e chi invece ne soffre. Sono temi sottovalutati, sottorappresentati nel dibattito pubblico e per lo più assenti nelle agende di ricerca».
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