Milano

Milano, i suoi quartieri e l’elevata soddisfazione per la qualità della vita

13 Dicembre 2022

La nuova indagine sulla qualità della vita a Milano, giunta ormai alla sua settima edizione, dal 2016 ad oggi, ed effettuata annualmente dai miei studenti di Comunicazione e Società della Statale meneghina, ribadisce l’ottimo giudizio che i cittadini hanno della propria città. Se possibile, e nonostante le tristi vicende pandemiche del recente passato, un giudizio perfino migliore del periodo pre-Covid. Perché, se aumenta ancora la quota degli intervistati che giudica positivamente la qualità della vita della zona in cui risiede (87%), alcune delle ombre che ne minavano la piena soddisfazione appaiono oggi in deciso regresso.

In particolare, la percezione sia della sicurezza che dell’integrazione degli immigrati nel tessuto cittadino vede, per entrambi i temi, un significativo incremento di oltre dieci punti percentuali rispetto al passato. Il problema della sicurezza in città ottiene quasi il 70% di valutazioni positive, mentre quello dell’integrazione, pur rimanendo in parziale sofferenza, vede i giudizi positivi incrementarsi nettamente, dal 42% di quattro-cinque anni fa all’attuale 55%.

Che il “sistema Milano” funzioni egregiamente lo si comprende soprattutto andando a verificare quali siano le tematiche che ottengono i risultati peggiori, in termini di soddisfazione della popolazione residente, tematiche che, per quanto importanti, non sono certo fondamentali per un quadro complessivo sulla qualità della vita milanese. I giudizi meno lusinghieri riguardano infatti: la mancanza di adeguati stimoli e iniziative culturali, soprattutto nelle periferie; la mancanza di luoghi idonei per lo svago ed il tempo libero, ancora nell’area più periferica; la manutenzione del manto stradale. Questi tre elementi sono gli unici che ottengono – sia pur di poco – un maggior numero di giudizi negativi, nell’ordine del 55%, rispetto al 45% di valutazione positive.

Se queste sono le principali negatività nel pensiero dei meneghini, non è troppo illogico arrivare alla conclusione che gli abitanti del capoluogo lombardo pensino alla propria città come un piccolo paradiso in terra, dove tutto (o quasi) funziona bene, o molto bene. Quali sono le eccellenze, dunque?

Accanto alle occasioni occupazionali, che non destano se non limitate preoccupazioni, è il giudizio sulla qualità dei trasporti e dei collegamenti con i mezzi pubblici, da una parte, e la capillarità della dotazione di offerta commerciale, dall’altra, che rasentano la perfezione, con una quantità di valutazioni positive superiori al 90%. Leggermente distaccati, in questa speciale classifica, i giudizi sul verde pubblico, sui luoghi di associazione e di attività sportiva, sul “buon vicinato” e sulle interazioni con il proprio territorio, una sorta di città in 15 minuti, oltreché come si è detto la diffusa percezione di sicurezza e di positiva integrazione che offre la città anche in ciascuno dei differenti quartieri della metropoli.

Quest’ultimo elemento è certo il più sorprendente, considerando il fatto che Milano è, tra le grandi città italiane, quella maggiormente “invasa” da cittadini provenienti da ogni parte del mondo. La quota di residenti stranieri, ormai milanesi d’adozione, è ormai superiore al 20%, più del doppio della media italiana, pari quindi ad un quinto della popolazione complessiva, molto più che a Roma, ferma al 12%, o a Napoli, intorno al 5%.
Stranieri che hanno saputo integrarsi talmente bene che è proprio il loro il giudizio più entusiasta per quanto riguarda la qualità della vita nei propri quartieri di residenza (valutazioni positive vicine al 90%) e per tutti gli elementi qui considerati.

Non è un caso che si parli dei quartieri di residenza, perché la ricerca ha questa inedita particolarità, che la rende quasi unica nel panorama delle indagini, quella cioè di raccogliere le oltre 1500 interviste agli abitanti di ciascuna delle 40 micro-zone in cui è stato suddiviso il territorio meneghino. Non si parla quindi della città in generale, ma dell’esperienza che ognuno ha della propria quotidianità, del proprio vissuto giornaliero.

Inoltre, la formulazione delle domande cerca di evitare risposte “ideologiche” e atteggiamenti pre-costituiti, attraverso la richiesta di opinioni e percezioni legate principalmente, di nuovo, al vissuto quotidiano degli intervistati. Quindi nessuna domanda su concetti con un elevato livello di astrazione (come ad esempio: “La sicurezza è un problema per i milanesi?”), bensì la vita quotidiana del cittadino, contestualizzandola (“Quando di sera cammino da sola/o nel mio quartiere mi sento al sicuro”) con l’obiettivo di ricreare le sensazioni più reali della sua normale quotidianità.
Sia pure in leggero calo rispetto al passato, rimane infine ancora buona la valutazione dell’operato del sindaco Beppe Sala che, al suo secondo mandato, viene ben giudicato anche da una fetta importante dell’elettorato di opposizione, oltre il 20% degli elettori di centro-destra e oltre il 30% dei 5 stelle, accanto alla positiva valutazione dei molti astensionisti delle ultime consultazioni cittadine e all’ottimo giudizio di chi l’ha votato. Se viene abbastanza ben giudicata (da quasi il 60%) l’instaurazione dell’area B, il tema che ancora rimane in sofferenza e che la giunta meneghina ancora non ha risolto, è la percezione di una sorta di mancata attenzione alla situazione delle periferie, che non a caso fanno registrare indici di soddisfazione comunque positivi ma tendenzialmente meno elevati, di poco superiori al 50%, soprattutto nell’area sud-sudest (dal Gallaratese a Rogoredo e Ponte Lambro).

Con questa eccezione, importante sia pur limitata, rimane il fatto indiscusso che il “sistema Milano” pare ancora ben funzionare e che soltanto una minima quota, inferiore al 10% degli intervistati, tra i suoi abitanti, pensa di andarsene da questo luogo “benedetto”.

Università degli Studi di Milano

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Foto di Carlo Mari

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