Milano
Milano continua a piacere a chi ci abita
Giudizio positivo sulla qualità della vita nei quartieri di Milano: è stata qui misurata la percezione dei cittadini, l’opinione del milanese sul suo quartiere e sulla sua città. Un approccio “soggettivo”, che permette di comprendere meglio il sentiment della popolazione.
Da mesi, se non da anni, una parte di giornalisti, di politici di destra (soprattutto) ma anche di sinistra, si impegnano nell’arte di denigrare Milano come emblema, come prototipo di uno sviluppo negativo dell’urbanizzazione al servizio del capitale, e della cosiddetta “gentrification” e di una scadente qualità della vita. È allora il caso di comprendere più da vicino cosa ne pensano i cittadini milanesi di questa deriva “capitalistica” e quasi demoniaca del paesaggio urbano.
Un’impresa che, come viene fatto ogni anno da quasi un decennio, si può facilmente effettuare andando a chiederlo proprio a loro, ai milanesi di nascita e a quelli giunti nel capoluogo lombardo da tanti parti d’Italia, d’Europa e del resto del Mondo. Con l’aiuto di un folto gruppo di intervistatori, quasi 200 del mio corso di Comunicazione e Società alla Statale di Milano, è stato intervistato “sul campo” un campione rappresentativo di quasi 2mila individui residenti nelle 40 zone in cui è stato suddiviso il territorio della città, da via Padova al Gratosoglio, dall’Ortica fino a Trenno, passando per la Stazione Centrale, per corso Venezia e per via Ripamonti, giù giù fino al Corvetto, protagonista di tante recenti inchieste.
Un affresco capillare dei mille quartieri milanesi, in cui è stato chiesto agli abitanti, rigorosamente residenti in quei quartieri, quale fosse la loro opinione, la loro percezione sulla qualità della vita non tanto della città in generale (sarebbe stato una chiara fonte di pre-giudizio: chi conosce fino in fondo la propria città nella sua interezza?) quanto proprio del loro quartiere, del luogo più vicino in cui loro stessi vivono e che conoscono meglio.
Che cosa è emerso? Quanto sono “felici” i milanesi quando parlano del loro quartiere? Se non proprio di felicità, si può certo parlare di soddisfazione: oltre l’85 per cento degli intervistati fornisce un giudizio positivo (da sufficiente a ottimo) sulla qualità della vita del proprio luogo di residenza, un giudizio che passa dal 77% della periferia sud (da Rogoredo a Lorenteggio) per arrivare al più ovvio 93% delle aree centrali.
In tutte le 40 zone della metropoli, praticamente nessuna scende sotto il 50% dei giudizi positivi, un dato che non si era mai registrato nelle precedenti puntate, dove a turno qualche area pareva in sofferenza. Certo, analizzando i numerosi aspetti della qualità della vita in zona, alcuni appaiono problematici, ma quasi tutti questi aspetti non riguardano la vita associativa o di relazione, quanto elementi quasi di “struttura”: come la sporcizia ed il degrado dell’ambiente (intorno al solo 45% di giudizi positivi) oppure la manutenzione delle strade (l’indice di soddisfazione più basso in assoluto: 43%, in costante declino, peraltro).
Buoni, viceversa, i riscontri che più sembrano attanagliare gli storyteller degli ultimi mesi: la percezione di sicurezza nel proprio quartiere di residenza, con una domanda che rifugge da pregiudizi sovrastrutturali ma rende il vissuto della quotidianità degli individui (“Quando cammino di sera da sola/o nel mio quartiere non mi sento sicura/o”) trova valutazioni positive per oltre il 60% degli individui, mentre l’integrazione degli immigrati stranieri (ricordiamoci che a Milano sono oltre il 20% della popolazione, quindi 1 ogni 5) viene valutata positivamente dal 55% dei residenti della zona.
Certo, in entrambi i casi aspetti non pienamente risolti, sacche di difficoltà e di incertezza che esistono, ma che non fanno gridare alla paura collettiva di cui si narra in questi ultimi mesi, come se venire a Milano fosse pericoloso come prendersi un caffè a Beirut. In nessuno dei quartieri che compongono la metropoli si registrano fenomeni drammatici, che restano circoscritti a qualche episodio certamente da risolvere ma che non dipingono il vero ritratto della zona di residenza.
Infine, alcuni aspetti preoccupanti ovviamente esistono, primo fra tutti il crescente costo della vita (il 63% è di questo avviso), che costringe spesso cittadini residenti o possibili cittadini a scegliere comuni limitrofi per vivere con minor ristrettezze economiche, oppure il costante incremento dei prezzi delle case e degli affitti (situazione che tutte le grandi metropoli occidentali stanno cercando di risolvere, sfidando il mercato edilizio). Aspetti che si accompagnano peraltro alla positività legata alla crescita di internazionalizzazione della città, che “può essere un’occasione di scambio culturale e di miglioramento economico”, oppure alla elevatissima soddisfazione del funzionamento dei mezzi pubblici (89% di giudizi positivi, con un decremento di 2-3 punti percentuali causato da qualche ben noto recente malumore e disservizio).
Infine, come ogni anno, anche in questa occasione si registra una forte lamentela sul fatto che “il Comune pensa troppo alle aree centrali di Milano e poco alle periferie”, così valutato dal 70% dei milanesi. Ma proprio quest’ultimo elemento nasconde il dato forse più curioso e degno di una maggior attenzione da parte di tutti: coloro che maggiormente ritengono che il Comune faccia poco per le periferie sono gli intervistati residenti nel centro-città (per il 74%), laddove chi abita in periferia appare molto meno d’accordo (il 65% tra loro, dieci punti in meno). Come dire: in periferia esiste una maggior percezione degli sforzi della mano pubblica per migliorare la loro qualità della vita. Un dato che va in una direzione certamente confortante per il futuro della città, a patto che questa attenzione venga costantemente consolidata negli anni a venire.
Università degli Studi di Milano
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