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Milano Fashion Week: sfila l’ Uomo, la sua storia, il fascino e la libertà

19 Giugno 2023


Con la sfilata di Zegna, si chiude la settimana della moda italiana per le presentazioni fisiche. Domani, invece, spazio agli show digitali. L’attesissimo ritorno di Valentino, i quasi quarant’anni di carriera di Dolce & Gabbana ed il corso degli eventi riscritti indosso agli abiti di Re Giorgio Armani

 

 

Milano –  Quella che sta per chiudersi, si presta ad essere ricordato come il tributo all’universo maschile per antonomasia, ovvero la celebrazione dell’Uomo, della sua storia, del suo fascino e della sua libertà. Sulla Milano fashion week maschile primavera-estate 2024, cala il sipario, con l’ultima delle sfilate in programma fisicamente, quella di Zegna, per lasciare poi domani lo spazio alle creazioni presentate in modalità digitale.

Giorni appena trascorsi, che hanno visto la città meneghina vestirsi di luce, sole, eleganza e bellezza, intorno al concetto di Uomo, con le sue contraddizioni e con gli slanci di migliorarne immagine e stile.

Non ha deluso, e d’altronde, come poteva, il magistrale ritorno di Pierpaolo Piccioli, direttore creativo della maison Valentino, che è tornato a sfilare tra i viali dell’Università Statale di Milano, permettendo ai presenti, tra cui molti giovani, di osservare e dialogare sulle sfaccettature del fare moda come rappresentazione sociale, lasciando i colori come il bianco, il nero, il rosso, ad illuminare lo spettacolo, con maxi volumi di tessuto leggero, utilizzati per camice, giacche e soprabiti, sopra a bermuda e cravatte lineari e conformati perfettamente sulla figura di chi li indossa.

Ancora, per i quasi 40 anni di onoratissima carriera, Domenico Dolce e Stefano Gabbana, omaggiano il loro pubblico,  con un uomo completamente intriso della sua essenza virile, pur impreziosito da alcuni segni distintivi dello stile D&G, come la coppola, il pizzo, le canottiere ed un ammaliante sfondo nero.

Quello di concentrarsi sullo stile è un percorso che abbiamo iniziato da un anno, perché sui social siamo tempestati di immagini che sono una il contrario dell’altra e ciò crea una gran confusione e insicurezza. Abbiamo nuove icone ogni giorno, ma domani ci ricorderemo di loro? Questo sociale cancella le personalità, l’identità, il gusto e l’io, diventiamo tutti ‘uno, nessuno e centomila’ ma ognuno di noi ha la sua storia, cultura, identità e provenienza, qualcosa da raccontare. Le famiglie ci hanno insegnato il galateo e il rispetto, che oggi non c’è più: un rispetto che prima di tutto va dato a se stessi: ognuno trovi la dignità per rispettare la sua persona e trovi il suo gusto. In questo mondo dove “un giorno sei giallo. un giorno sei blu, ma chi sei tu? Ci siamo detti: ma noi uno stile ce l’abbiamo, e per questo abbiamo ripreso i nostri codici, a partire dalla sartorialità, che è eterna, perché una bella giacca o un pantalone ben tagliato non passano mai di moda”, commentano i due stilisti.

 

Da Miuccia Prada, invece, è la camicia ad essere protagonista, nella sua estrema semplicità, ridona una immagine nuova al taglio sartoriale, in particolar modo di colore bianco, volendo simboleggiare un quadro bianco su cui affrescare il proprio essere. Le spalle sono importanti, morbide, le scollature sono profonde, la lunghezza delle maniche è over, la vita viene messa ben in evidenza, ed i pantaloni possono essere o bermuda o lunghi con pinces, fondendosi poi con una giacca a tutti gli effetti. Insomma tutto fluttua in totale apertura senza vincoli di sorta.

Da Zegna, con uno show tra il Teatro alla Scala e il Duomo, i volumi sono fluidi ed ibridi. Giacche con colletti alla coreana, cappotti duster, top che diventano giacche, bomber-camicia. Tutto si compone di lino, inteso come “il cashmere dell’estate“. Pantaloni ampi, con linee irregolari. Un brand quello di Zegna che ambisce ai 2 miliardi di fatturato entro il 2025, dopo aver chiuso l’anno con 1,5 miliardi di ricavi.

GIORGIO ARMANI: è il re della moda che riscrive la storia di un Uomo, la sua eleganza, all’insegna della libertà

 

Da Emporio Armani si sperimenta senza deturpare il valore imprescindibile di classe ed eleganza che da sempre accompagna la linea giovane di Giorgio che afferma: “Coerenza significa capacità di cambiare rimanendo fedeli a se stessi. In questa prova si sente l’eco di un vago esotismo a me caro, il gusto per le forme che fluiscono sul corpo, ma l’espressione è nuova: dinamica, sintetica, contemporanea“.

Fantasie geometriche e a intreccio per un clima contemporaneo dalla scia sobria ed indelebile. Doppiopetto fluido, leggerissimo, con foulard annodato al posto della cravatta, pantaloni morbidi con pinces, trench di lino o garza, blazer con gilet, pigiama di seta a micro simboli, bluse piene di plissè, giacche con sfondo intrecciato ed ai piedi, impalpabili espadrillas.

Sulla passerella di Giorgio Armani , compare una grande matita con il suo nome per “ricordare che il mio lavoro è fatto da me, da una matita, un foglio bianco e poi c’è anche la testa che funziona”, spiega sorridendo, il Re della moda made in Italy.
E così la firma autografa di Giorgio Armani, guida in modo continuo l’intera collezione primavera estate 2024, nella storica sede di Via Borgonuovo. Abiti flessuosi, cedevoli, destrutturati. Tutto contribuisce a far sentire a casa l’Uomo che decide di affidare il suo look alla matita dello stilista piacentino. Tutto si allunga, si addolcisce, i filati sono intrecciati e tipicamente estivi, ed ogni stampa geometrica viene impiegata sapientemente per donare il rigore necessario alla pulizia della silouhette. Blu, sabbia, coloniale, e nuances naturali e neutre, condiscono le creazioni con freschezza e comodità.

Insomma, un uomo che scrive e riscrive la sua storia, ritratta proprio da quella matita gigante che aleggia alle spalle della passerella. E si sa, il tratto della matita, può essere cancellato e ripreso molte volte, proprio come le sbavature e gli errori che capitano nel corso del nostro disegno di vita personale. La riflessione, il gusto per la vita, per l’aspetto sostanziale e non esclusivamente e formalmente effimero delle cose quotidiane, il ristorare la mente, sono i filoni emotivi su cui punta l’intera collezione, ed anche i modelli in sala, sembrano voler trasmettere una certa calma, con il loro incedere flemmaticamente scivolato. Una lotta a viso aperto all’ansia di vivere ed ai suoi molteplici mali che ci attanagliano. Come non ricordare l’atteggiamento e lo stile di Richard Gere in American Gigolo, con le sue giacche Armani di lino e seta, tassativamente doppiopetto e pure sbottonate. Un invito spassionato ed estremamente persuasivo alla calma, alla libertà ed all’assenza di costrizioni.

Giorgio Armani, forse come nessuno, con la sua matita, può permettersi di cadenzare lo scorrere delle stagioni ed il loro movimento circolare, conferendogli una tenera nostalgia che profuma di umanità.

 

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