Letteratura

Milano e i premi nobel

18 Marzo 2017

Milano è una città che è sempre stata all’avanguardia in molti campi.

Un indicatore per certificare questa affermazione è il numero di premi nobel (ma anche di palloni d’oro) che sono passati sotto il Duomo. Alcuni per qualche periodo, altri per una vita.

Camminando per la città con la testa all’insù ci imbattiamo nelle targhe che ci raccontano di grandi personaggi che hanno ottenuto questo riconoscimento, magari non di tutti, ma di molti si.

Quello senz’altro più famoso, forse l’Icona del Novecento con l’articolo determinativo, è un tedesco che ha trascorso a Milano gli anni della sua adolescenza: avete mai sentito parlare di un certo Albert Einstein, premio Nobel per la Fisica nel 1921? Arrivò da Pavia con la sua famiglia e visse in città tra il 1894 e il 1900 in via Bigli, come ricorda la bella lastra affissa sul muro della sua abitazione. Parlava in italiano, suonava divinamente Mozart e suo padre è sepolto al Cimitero Monumentale di Milano. Il resto è noto.

Nello stesso luogo è presente la tomba di un altro Nobel, nato in Sicilia ma vissuto nel capoluogo lombardo. Salvatore Quasimodo alla città distrutta dai bombardamenti del 1943 dedicò una poesia toccante, dura e molto chiara, davvero poco ermetica

Milano, agosto 1943

Invano cerchi tra la polvere,
povera mano, la città è morta.
È morta: s’è udito l’ultimo rombo
sul cuore del Naviglio. E l’usignolo
è caduto dall’antenna, alta sul convento,
dove cantava prima del tramonto.
Non scavate pozzi nei cortili:
i vivi non hanno più sete.
Non toccate i morti, così rossi, così gonfi:
lasciateli nella terra delle loro case:
la città è morta, è morta.

Conquistò il riconoscimento per la letteratura nel 1959 e fu tra gli scopritori di una giovanissima Alda Merini.

Il terzo di cui ci occupiamo è Eugenio Montale, il quale ha particolari biografici in comune sia con Quasimodo (ovviamente il fatto di essere poeta e vincitore del premio nel 1975) sia con Einstein (entrambi vissero in via Bigli, una traversa di via Manzoni). Montale abitò a Milano dal 1948, dove lavorava come critico musicale del Corriere, sino alla sua morte nel 1981. Leggendario il suo curriculum vitae per la Navicella, la pubblicazione che racchiude le notizie sui parlamentari:  “Montale Eugenio. È nato a Genova il 12 ottobre 1906 e risiede a Milano. Dottore in lettere, giornalista, scrittore, poeta, premio Nobel per la letteratura nel 1975”. Nell’era di linkedin in cui si dibatte su come scrivere il proprio profilo, dove il numero delle righe è un valore, dove lo skill è la guida assoluta, dove a contare è il numero di endorsement, dove il paradigma è il cv di Marissa Mayer di Yahoo ricoperto di like, quello di Eugenio Montale sarebbe considerato un po’troppo minimal. Ma si sa, il talento non sempre non si misura con i click.

Un’altra icona del novecento che ha vinto il Nobel è passato in giovanissima età da Milano. Le sue case sono sparse dappertutto, a Chicago, a Key West, a Cuba; a Milano trascorse solo qualche mese, soprattutto all’Ospedale in via degli Armorari dietro piazza Cordusio. In città c’è ancora una sua amica, Inge Feltrinelli, un’altra invece ci ha lasciato, Nanda Pivano. Arrivò alla stazione di Porta Garibaldi, da Parigi, nel giugno del 1918 durante la Grande Guerra per fare l’autista volontario della Croce Rossa. Le parole chiave per capire di chi stiamo parlando sono: Addio alle armi, il suo celeberrimo romanzo è quello in cui è raccontata questa sua esperienza. Ernest Hemingway fu insignito del premio nel 1954.

Finiamo la carrellata dei letterati con chi a Milano ci ha vissuto una vita, Dario Fo era nato a in provincia di Varese, si è poi trasferito per studiare a Brera. Oltre ad essere un grande drammaturgo è sempre stato  (insieme alla sua inseparabile moglie, Franca Rame) impegnato socialmente. I meno giovani si ricorderanno delle rappresentazioni alla Palazzina Liberty e degli spettacoli nelle fabbriche occupate (come Maurizio Pollini che suonava Chopin). E’ il 1997 l’anno in cui si recò a Stoccolma a ritirare il premio. Si definiva un giullare, è morto pochi mesi fa, nel giorno in cui il “menestrello” ottenne il suo Nobel. E’ uno degli autori più rappresentati al mondo ed è l’unico con cui ho scambiato qualche parola (ma proprio qualche.. in un incontro pubblico).

La relatività ha un formula famosissima, ma in fondo siamo in pochi ad averci a che fare scientificamente, mentre il polipropilene isotattico, la scoperta che lo portò al Nobel 1963,  lo maneggiamo tutti i giorni della nostra vita. Poli.. che? al massimo il Politecnico potrà dire qualcuno. Fuochino, dell’ateneo diresse il dipartimento di chimica industriale a partire dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Giulio Natta è semplicemente lo scopritore/ inventore del Moplen. La plastica, materiale rivoluzionario in tutti i sensi, è stata messa a punto nei laboratori della nostra città. Il suo nome è quasi sconosciuto eppure era un visionario, oggi i vari Jobs, Cook, Musk, Bezos, Page, Brin, Zuckerberg sono “narrati” come rivoluzionari e di lui, del Giulio, nessuno parla più.

L’ultimo della lista è chi lo ha vinto per primo, nel 1907 Ernesto Teodoro Moneta lo ottenne per la categoria Pace, è stato l’unico italiano. Moneta nacque e morì a Milano, partecipò alle 5 giornate e vide la morte con i suoi occhi, fu allora che decise di dedicarsi alla pace e intraprese l’attività di giornalista fondando e dirigendo riviste che parlavano di questo tema. A un milanese così illustre è dedicato solo un piccolo monumentino ai Giardini Pubblici di via Palestro oltre a un vialone periferico

C’è poi la questione del Pallone d’oro (una specie di Nobel per il calcio), il primo italiano che lo vinse viveva a Milano, nel 1969 è Gianni Rivera ad alzarlo nel cielo di San Siro. La motivazione fu: “In un calcio arido, perfino cattivo, con i troppi dubbi di doping e di premi elevati che deformano la verità, Rivera è il solo a dare un senso di poesia a questo sport”.

Ecco, è la poesia di Milano che forse non è sempre compresa da chi non ci vive.

 

Lavoro insieme ai figli tuoi,

oh Milano fai di me quello che vuoi...

Commenti

Devi fare login per commentare

Accedi

Gli Stati Generali è un progetto di giornalismo partecipativo

Vuoi diventare un brain?

Newsletter

Ti sei registrato con successo alla newsletter de Gli Stati Generali, controlla la tua mail per completare la registrazione.