Milano
Milano e i 5 sensi con sorpresa finale
Milano, come la conosciamo tutti, è piena di contraddizioni, del bello e del brutto. E’, però, anche una specie di insalatiera dove ogni ingrediente si mischia con gli altri e mantiene la sua identità. Non è, insomma, un centrifugato o una pappona frullata dove tutto è indistinto.
Così come i suoi sensi sono ben definiti e collegati agli altri.
Per ognuno dei cinque sensi esiste un luogo in grado di incarnarne lo spirito.
Cominciamo dal Senso di giustizia, in questa città è vissuto Cesare Beccaria, colui che ha rinnovato, in senso illuministico, il diritto e la cultura. A lui si deve l’abolizione della pena di morte, la critica aspra contro la tortura ma anche l’idea che la pena dovesse essere commisurata al reato. L’obiezione principale, del giurista, era che l’esecuzione capitale non servisse da deterrente e non poteva/doveva essere prerogativa dello stato uccidere qualcuno, tanto più in tempo di pace.
La città, già al tempo internazionale (e bonapartista), ebbe un ruolo di guida addirittura europeo visto il successo riscosso da Dei delitti e delle pene.
Il senso di giustizia ci riporta, poi, direttamente agli anni novanta, quando dal palazzo di porta Vittoria (uno dei più famosi e iconografici della città; attenzione non abbiamo detto né bello né di valore artistico) fu fatta luce sulla Milano da bere. Sulla corruzione, sui politici, sulle immagini con colore intenso, glam e luccicante. Lì, si arenò il sistema di potere che governava l’Italia e la sua ex capitale morale. Milano è ripartita anche da lì.
Luoghi: il Palazzone che, se allora ce ne fosse stata la possibilità, sarebbe stato lo sfondo di milioni di selfie. Piazza Beccaria sede dei ghisa e dove c’è la Statua di Cesare.
Il secondo, strettamente correlato al primo, è il senso di responsabilità,
Milano ha saputo sempre reagire alle avversità della storia, da Barbarossa sino agli austriaci. Per arrivare all’occupazione nazifascista, fu l’ultima grande città a essere liberata.
E fu la prima a rinascere, basti pensare all’11 maggio 1946 quando Arturo Toscanini, con l’ouverture della Gazza ladra inaugurò la riapertura della Scala, distrutta dai bombardamenti, solo un anno dopo la Liberazione.
Milano ha ridisegnato il suo tessuto, che da puramente industriale è diventato quello della moda, della tv, del design e della consulenza.
Un mondo effimero, forse, e che non tutti amano, ma che ha saputo ridare a questa città un’identità precisa. Milano non ha mai mollato e si è fatta carico, spesso da sola, di dare un futuro ai suoi abitanti. Luoghi: La Scala e le fondazioni degli stilisti (Prada, Armani etc..)
Il senso di appartenenza è fortissimo tra le due tifoserie della città, milanisti e interisti non potrebbero identificarsi gli uni senza gli altri. Il tifo a favore e quello contro (ma senza alcuna violenza come accade altrove) è lo scotto che si paga per avere in città le due squadre che, a livello internazionale, hanno vinto più di tutte le altre italiane. Milano è, inoltre, l’unica città che ha due squadre che hanno vinto la Champion’s League.
Ogni derby è un’occasione per sfottere i rivali, se le cose sono andate bene, o incassare in silenzio, se le cose vanno male. La recriminazione è permanente.
Entrambe giocano in uno stadio leggendario: San Siro, un catino immenso, un tempo sempre pieno di folla urlante, oggi un po’ meno, ma ugualmente in grado di arrivare al cuore dei tifosi. E’ qui che sono passati i più grandi di ogni tempo, gli dei del calcio. La grande Inter e i grandi Milan. E’ qui che quando i bambini entrano rimangono affascinati come Hugo Cabret. Le sue mura sono magiche e le sensazioni forti. Quando lo stadio grida tutto insieme, è impossibile rimanere impassibili. Luogo San Siro (dentro ma anche fuori, dall’alto prima dell’inizio è come un formicaio).
Il quarto è il senso di accoglienza, o meglio il senso dell’accoglienza. Milano è sempre stata la città della tolleranza. Nel 313 l’editto di Milano promulgato dall’Imperatore Costantino sancì la libertà di culto e quindi la fine della persecuzione dei cristiani. Poi ha accolto tutti, e tutti coloro che sono arrivati sono stati milanesi, come Stendhal che sulla sua tomba, a Parigi, fece scrivere (in italiano) “Milanese, scrisse, amò, visse”. Ma sono innumerevoli i personaggi che a Milano hanno trovato il modo di essere grandi, da Sant’Ambrogio a Sant’Agostino, da Verdi a Leonardo, da Einstein a Petrarca, passando per Natta e Ho chi minh e arrivare a Montale, a Quasimodo e, perché no, a Giorgio Armani. Tutte figure che hanno dato lustro alla città. Ma Milano è anche la città che fornisce migliaia di pasti ai bisognosi, la città del volontariato, La città che accoglie tutti i fuori sede senza farli sentire estranei. Non è un caso che proprio a Milano, il Cigno di Busseto, finanziò la Casa di Riposo per Musicisti, li è sepolto insieme a sua moglie. Luoghi: la Casa di riposo per Musicisti Giuseppe Verdi e il Pane quotidiano
L’ultimo è il senso della vita, e in definitiva è quello che li racchiude tutti.
Milano è la città degli ospedali, dei grandi ospedali, dei centri di ricerca, dei luoghi dove si salvano le vite. Sono tantissimi coloro che sono venuti a curarsi a Milano e quelli di Milano che possono sempre scegliere l’eccellenza per farsi curare. La Mangiagalli (rigorosamente con l’articolo e rigorosamente femminile) è l’ospedale dove è iniziata la vita di molti milanesi. Niguarda, con le sue mura bianche, è un’incredibile cittadella fatta di edifici e di parchi, con reparti di grande qualità. L’Istituto dei tumori è stato il primo centro italiano dedicato alla cura di questa malattia. In quest’ultimo, proprio per il tipo di patologie presenti, le storie che si incontrano sono tutte difficili. Molte finiscono positivamente, altre finiscono meno bene. Le seconde però stanno diminuendo.
A Milano sono tantissimi i bambini che sono tornati a sorridere grazie a posti come questo.
E poi c’è un sesto senso, il senso che ci lega a questa città, che ci abbraccia, che si svela un po’ come succede con i tre fiammiferi di Prevert (lo sappiamo è una citazione facile, ma è anche molto bella)
Tre fiammiferi accesi uno per uno nella notte
Il primo per vederti tutto il viso
Il secondo per vederti gli occhi
L’ultimo per vedere la tua bocca
E tutto il buio per ricordarmi queste cose
Mentre ti stringo fra le braccia.
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