Milano
Milano è ancora un laboratorio politico? Un’analisi delle elezioni
Milano è da sempre considerato un laboratorio politico in cui si anticipano tendenze nazionali. Nelle ultime elezioni amministrative però il capoluogo meneghino è sembrato in controtendenza rispetto al resto del paese. In quanto ad alleanze politiche e candidati in gioco, infatti, queste elezioni possono essere considerate come il caso ‘tradizionale’ a differenza di quanto successo nelle altre grandi città italiane, con un voto dei cittadini che si è espresso al netto di scandali, giunte da punire, mancate coalizioni o candidati dallo scarso appeal. Nel contesto di un sostanziale tripolarismo nello scenario politico nazionale, Milano rappresenta quindi un’eccezione o un esempio di dinamiche che possono affermarsi in futuro?
Per rispondere a questa domanda abbiamo applicato due tecniche di analisi dei dati molto differenti:
- Un’analisi dei flussi elettorali (metodo di Goodman applicato alle sezioni) per valutare le scelte degli elettori fra primo e secondo turno
- Un’analisi di text mining dei programmi elettorali per capire come i tempi e i linguaggi dei candidati arrivati al ballottaggio siano stati in grado di attirare gli elettori esclusi dal ballottaggio (e in particolare i grillini).
I flussi elettorali dal primo turno al ballottaggio
L’analisi dei flussi elettorali dal primo turno al ballottaggio ci consente di fare luce sulle dinamiche di voto sottese alle elezioni amministrative milanesi.
Tabella 1. Flussi elettorali: dal primo turno al ballottaggio
Una regola aurea delle competizioni amministrative a doppio turno prevede che in caso di due candidati appaiati il successo sia determinato in primo luogo dalla capacità di rimobilitare i propri elettori al ballottaggio. Nel caso di Milano non sembra essere valsa. Parisi è stato molto più efficace di Sala riportando quasi tutti i suoi elettori a votare per lui al ballottaggio (il 96% contro il 92%). Sala ha quindi perso l’8% di voti nel giro di due settimane. Circa il 3% di chi aveva votato mr. Expo al primo turno ha disertato le urne al ballottaggio, mentre il 5% ha votato il suo avversario. Circa 11mila persone hanno quindi tradito il centrosinistra in favore di Parisi. Chi sono? Difficile dirlo ma probabilmente si tratta di elettori che hanno scelto al primo turno candidati consiglieri (o liste) a loro più vicini e che hanno poi utilizzato il ballottaggio per dare un segnale politico forte di malcontento verso il partito e il premier.
Come ha fatto Sala a vincere? In primis ha ammortizzato le perdite recuperando il sostegno degli elettori di Rizzo (quasi il 90% ha votato al ballottaggio il candidato del centro sinistra) e di Cappato (60%).
Il secondo elemento da sottolineare è l’ottima performance fra elettori (6%) astenuti al primo turno: oltre 28 mila elettori sono stati motivati a tornare al voto e scegliere Sala forse perché spaventati dall’idea di consegnare la città a Parisi.
Il dato politico più interessante, però, è che il Movimento 5 stelle è stato di fatto ininfluente nel generare l’esito finale delle elezioni. Gran parte dei circa 54mila elettori che avevano scelto Corrado al primo turno ha deciso di disertare le urne (8 elettori su 10), 1 elettore su 10 ha deciso di votare Beppe Sala e 1 su 10 Stefano Parisi. La teoria di uno scambio di voti fra Salvini e 5 stelle su Roma e Milano è di fatto smentita dai dati.
Perché i grillini hanno disertato le urne e non hanno deciso le sorti di questa elezione? Hanno valutato le proposte programmatiche dei due competitor e agito di conseguenza? Per verificare questa ipotesi abbiamo effettuato un’analisi della vicinanza semantica tra i programmi di Sala e Parisi e li abbiamo messi in relazione con quello proposto da Corrado.
Le parole-chiave dei programmi
Attraverso tecniche di analisi automatica del testo abbiamo estratto le 200 parole più frequenti nei programmi elettorali presentati da Beppe Sala, Stefano Parisi e Gianluca Corrado – al netto dei verbi e delle ‘stop words’ (preposizioni, congiunzioni, avverbi etc. che non hanno un valore discriminante ai fini analitici) – e ricostruito la rete delle parole-chiave più significative per indagare differenze e tratti in comune. Le frequenze di queste parole chiave sono state relativizzate dividendole per il numero totale di parole contenute nei rispettivi programmi.
Grafico 1. Network delle parole più usate nei programmi elettorali dei candidati milanesi
Nota bene: La dimensione delle parole riflette la frequenza con la quale ricorrono in totale, mentre lo spessore del legame tra il candidato e una parole indica la frequenza con la quale ricorre nel suo programma. Le parole comuni a tutti sono indicate nel colore del programma in cui percentualmente ricorrono di più.
Il risultato di questa procedura è il network sovrastante che illustra quali, tra le parole più usate, sono presenti in tutti i programmi (cluster centrale, multicolore), in almeno due programmi (i tre cluster bicolore) o nel programma di un solo candidato (rosso per Sala, azzurro per Parisi e giallo per Corrado).
L’osservazione delle parole più ricorrenti, per quanto parziale, ci offre un’idea di una contrapposizione tra due discorsi: nel programma di Sala compaiono con maggiore frequenza parole che richiamano un linguaggio valoriale che insiste sulla sfera del sociale (“welfare”, “bisogni”, “accessibilità”). I termini più ricorrenti nel cluster di Parisi sono invece riconducibili a un linguaggio più concreto, tecnico e pragmatico (“risorse”, “crescita”). I programmi dei due manager si incontrano e si equivalgono su un terreno che è congeniale a entrambi (cluster rosso-azzurro) quello del mondo delle aziende, sull’enfasi data a parole quali “imprese”, “innovazione” e “investimenti”.
La presenza di due aree discorsive distinte viene evidenziata ancor di più se si confrontano le parole che differenziano maggiormente i programmi dei candidati. È interessante notare come le forme verbali discriminino tra i programmi di Sala (rosso), dove emerge l’enfasi del proseguimento dell’esperienza della giunta Pisapia (“continuare”, “proseguire”), e quello di Parisi (azzurro) in cui i tempi verbali pongono l’accento sulla concretezza (“raggiungeremo”, “lavoriamo”, vogliamo”).
Grafico 2. Analisi delle parole che distinguono maggiormente i candidati
Rispetto a questo quadro il Movimento 5 stelle ha assunto un posizionamento trasversale. Se ci soffermiamo sui cluster di parole in comune con i programmi di Sala e di Parisi ritroviamo da un lato (cluster giallo-rosso del grafico 1), termini che fanno riferimento a un’idea di politica “buona”, collettivistica, un po’ astratta (“cittadinanza”, “patrimonio”, “comunità”, “salute”, “diritti”, “politiche”, “progetto”); dall’altro lato le parole in comune tra Corrado e Parisi (cluster giallo-blu) appartengono per la maggior parte a un’idea di politica concreta, verificabile e trasparente con parole chiave come “trasparenza”, “controllo”, “costi”, “organizzazione”, “riduzione”, “legge”, “rifiuti”, “edilizia”.
Il posizionamento dei 5 stelle meneghini è del tutto paragonabile a quello tenuto a Torino e Roma dove sono state utilizzate parole d’ordine sia di sinistra che di destra, ma a Milano non ha pagato in termini elettorali. Per quale motivo? A nostro avviso in presenza di coalizioni riconoscibili e candidati forti lo spazio dei 5 stelle si riduce (come successo anche ad esempio a Trieste e Bologna) e la loro capacità di attrazione derivata dalla trasversalità del suo linguaggio si riduce sensibilmente.
Se proiettiamo queste analisi sullo scenario nazionale possiamo concludere che il Movimento 5 Stelle trova la sua forza nella debolezza degli schieramenti avversari e soprattutto del centro destra. Se alle prossime elezioni politiche i due schieramenti saranno in grado di presentarsi forti e con candidati credibili, come successo a Milano, allora lo spazio elettorale per Grillo & co. potrebbe ridursi molto, in caso contrario il Movimento si trova nella posizione strategica migliore per vincere le elezioni politiche e candidarsi a guidare il paese.
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