Cooperazione
Milano città per pochi. Dagli auspici del Sindaco alla realtà dei fatti
Negli scorsi giorni il Sindaco di Milano Beppe Sala, celebrando i 10 miliardi di investimenti immobiliari arrivati su Milano “in periferia e non in centro”, ha detto che “l’auspicio che vadano verso abitazioni a prezzi più bassi, vero tallone d’Achille di questa città”.
Senza spirito polemico ma con un sincero stile collaborativo mi sento di dire che, per trasformare l’auspicio in fatto, serve una visione di quello che potremmo definire “pragmatismo sociale”. Troppo spesso, infatti, la dimensione (abusata) del “sociale” pencola tra un estremo a uso e consumo della comunicazione ESG ormai imperante, dove il social washing tocca ormai vette di creatività inimmaginabili, sino a un altro estremo radicato in convinzioni ideologiche che pensano basti scrivere norme dure e pure per risolvere i problemi. Così non si va da nessuna parte, né si incide sui processi. Pe
Il tema casa, come detto più volte in questa sede ma come ormai evidenziato anche da fonti più mainstream e spesso giubilanti la Milano che sale 4.0, è il principale fattore di replicazione delle disuguaglianze nelle metropoli contemporanee di cui Milano, a livello italiano, è scintillante avanguardia.
Per temperare tale furia non servono né gli auspici, né gli annunci, né i buoni propositi sigillati in provvedimenti dogmatici; serve un indirizzo politico che guardi al lungo periodo. Purtroppo si deve constatare che spesso quel che si vede in alcuni passaggi connessi a scelte dell’amministrazione comunale non ci pare vada in tale direzione.
Sulla costruzione di nuove case in Edilizia Residenziale Sociale si prova a ribadire qualche semplice idea:
Se è vero che il costo massimo delle case in edilizia sociale in vendita non può più reggere i 2.200 €/mq – in primis per l’esplosione dei costi di costruzione – sarebbe colpevole da parte del pubblico aderire a un incremento senza misura di tale costo. Per chi, come il sottoscritto, opera in una realtà che da cinquant’anni si sforza di fare case a costi equi in questa città, resta sostenibile un costo massimo di vendita per l’Edilizia convenzionata agevolata che sia attestato a 2.500 €/mq.
A seguire siamo convinti che il canone massimo d’affitto dell’edilizia sociale non dovrebbe superare il valore di 100 €/mq annuo. Ciò significa che un bilocale nuovo di 65 mq costerebbe – al massimo – circa 540 €/mese di affitto. Oltre non si può definire tali canoni “sociali”.
Passando alla questione della normativa urbanistica e delle norme piene di buone, anzi ottime intenzioni, ma poggianti su basi traballanti, si ribadisce quanto segnalato in ogni sede sin dal dibattito sul PGT: la scelta di suddividere la quota di ERS in 50% vendita agevolata e 50% affitto agevolato non regge la prova dei conti reali. Il minimo mix efficiente in tal senso è quello che vede il 60% in vendita agevolata ai valori di cui sopra e il 40% in affitto agevolato. Così, forse, tra 8 anni avremmo, realmente, più case in affitto a costi bassi (in aggiunta alle case popolari).
La rendita – fondiaria e immobiliare – è sempre l’insidia più forte rispetto a questi temi. Il Comune deve sempre essere vigile in ogni sua mossa, poiché se è vero che ha armi spuntate per contrastarla, dovrebbe stare molto attento a non diventare inconsapevole alimentatore della sua crescita. Purtroppo in alcuni casi succede proprio questo: proprietari di rendite fondiarie si sentono supportati nell’incrementare aspettative predatorie proprio da provvedimenti comunali.
Infine ci sentiamo di dire che i bandi C40 che escono a cadenza annuale dovrebbero diventare anche momento di verifica e riflessione sull’efficacia delle misure in atto, sfuggendo la fretta che spesso serve solo alla comunicazione e cercando invece il giusto tempo che serve al contrario per incidere a fondo sulla realtà.
Si auspica dunque che queste idee possano essere viste nella giusta prospettiva, di chi fa case senza l’obiettivo del profitto e avendo a cuore una città ricca di differenti ceti e persone. E confidiamo in un confronto basato sulla fiducia reciproca e – soprattutto – sulla fiducia in chi opera da cinquanta anni in questa città, mettendo sempre a disposizione di tutti non solo la nostra esperienza ma anche i nostri fatti; che sono poi le nostre case per i nostri soci.
Sapendo che le vere cooperative puntano all’eternità, essendo esse stesse patrimonio dei soci e degli abitanti di Milano.
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